Un abbraccio di 10 secondi allunga la vita
Argina gli effetti negativi dello stress, riduce la possibilità di sviluppare un problema cardiaco, potenzia il sistema immunitario rendendolo più forte nel prevenire e combattere le infezioni. Una nuova medicina? Sì, ma non in pillole. Sono gli effetti di un abbraccio.
Perché allora non diffondere questo rimedio naturale al malumore con un'app? Ci ha pensato Stefy Bau, startupper italo-americana e creatrice di Hug Me Application. L'obiettivo è semplice: mettere in contatto persone (anche sconosciuti) per farle abbracciare. Basta scaricare l'app cercare, tramite la geolocalizzazione, una persona da abbraccaire.
Quella delle app che trendono a trasformare l'interazione digitale in faccia a faccia è una tendenza forte. Sempre più spesso le persone trascorrono la maggior parte della propria giornata utilizzando dispositivi tecnologici; la naturale conseguenza è che, spesso, ci si dimentica di interagire con gli altri. Hug me App si pone l’obiettivo di riportare il piacere di un gesto semplice come quello di un abbraccio da uno schermo digitale tra le braccia delle persone e diffondere l’energia positiva che si crea abbracciandosi. Secondo uno studio di Ian Armstrong (Università di Linkoping) e Lena Forsell (Università di Stoccolma), bastano dieci secondi di abbraccio per abbassare la pressione sanguigna e gli ormoni legati allo stress come il cortisolo e, contemporaneamente, far aumentare il livello di ormoni del benessere come l’ossitocina.
“A chi non è capitato di avvertire improvvisamente la necessità di essere abbracciati, ma di non avere nessuno pronto a farlo in quel momento? – dichiara Stefy Bau, ideatrice di Hug Me App - Hug Me App è nata proprio per questo. L’idea mi è venuta durante un viaggio di lavoro: avevo ricevuto una bella notizia, ma ero da sola e tutti quelli che mi stavano intorno avevano la testa china sul proprio smartphone! Risultato? Non ho potuto condividere la mia gioia con nessuno e ho iniziato a pensare come invertire una rotta di tendenza: la tecnologia deve unire, non dividere” conclude Stefy Bau.