Diffamazione on line, un banchiere piega Google
Davide vince (una volta tanto). Daniel Hegglin è un banchiere svizzero con alle spalle una lunga carriera a Hong Kong e Londra. A partire dal 2011, è stato oggetto di una campagna diffamatoria via web. Un utente misterioso lo ha accusato di essere un criminale, un naziasta fan di Hitler, un membro del Ku Klux Klan.
Heggling segnala a Google, veicolo dei contenuti pubblicati, le accuse. Big G assicura che rimuoverà il link. Ma il banchiere non si accontenta e trascina Google in tribunale, anche perché nel frattempo quelle accuse false sono state pubblicate su oltre 4 mila siti. L'udienza preliminare si svolge a luglio. L'inizio del processo era stato fissato per lunedì 24 novembre. Ma, a poche ore dall'inizio del processo, Hegglin e Google hanno annunciato di aver raggiunto un accordo. La versione ufficiale, riferita dall'avvocato del banchiere, recita: "Il mio cliente ha ricevuto sufficienti rassicurazioni sugli sforzi che porteranno alla rimozione dei contenuti".
Vista la caparbietà di Hegglin e l'ampio portafoglio di Google, è difficile credere a un accordo che non abbia coinvolto anche un pagamento in moneta sonante. Resta comunque un precedente. Chi si sente diffamato potrà fare causa al motore di ricerca? Mountain Views sottolinea che "non può essere responsabile per i contenuti veicolati dal motore di ricerca". L'accordo sarebbe quindi un'eccezione difficilmente replicabile: "Quello di Henning è un caso eccezionale di molestie".