Allarme OMS: “Fumatori a rischio Alzheimer, probabilità sale del 45%”
di Paola Serristori
I fumatori hanno il 45% in più di probabilità di ammalarsi della più grave, e tuttora non curabile, forma di demenza: il morbo di Alzheimer. Da Ginevra l'Organizzazione mondiale della Sanità ha diffuso i nuovi dati sull'emergenza Alzheimer, un'epidemia silenziosa che sottrae alla vita cognitiva normale individui ultrasessantacinquenni, facendoli regredire in uno stato quasi infantile, incapaci di riconoscere luoghi e persone, di trovare le parole per comporre una semplice frase, di accudire se stessi.

Gli scienziati di tutto il mondo sono d'accordo che l'esordio della malattia avviene quindici-venti anni prima che compaiano i sintomi. Dunque, cambiare abitudini a metà vita è tardi. La causa è ancora sconosciuta, sono stati identificati solo alcuni fattori che rientrano nello schema che scatena il decadimento. Sui meccanismi fisiologici che provocano la morte dei neuroni sono in corso importanti programmi di ricerca transnazionale, coordinati da università americane, su coloro che ereditano la predisposizione genetica ad ammalarsi. In Italia, all'IRCCS San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia è stato avviato lo studio su dodici famiglie.
C'è enorme attenzione sull'Alzheimer da parte dei governi dei Paesi più avanzati, Usa in testa, e questo si spiega anche in termini di costi economici che, in assenza di cure, le società dovrebbero affrontare per tutti i malati. Mentre si sta per aprire a Copenhagen la più importante conferenza internazionale sull'Alzheimer, AAIC 2014, organizzata da Alzheimer's Association, in cui verranno presentate le conclusioni dei recenti lavori scientifici davanti ad una platea di di migliaia di esperti provenienti da oltre 60 Paesi, l'OMS, in collaborazione con Alzheimer's Disease International (ADI), federazione di 84 associazioni che nel mondo rappresentano ed assistono i malati di Alzheimer ed i loro familiari, rende noto che il 14% di casi mondiali di Alzheimer è collegato al fumo. Per avere un'idea delle dimensioni, basti pensare che la stima dei malati di demenza nel mondo è di 44 milioni e che solo negli Usa i casi di Alzheimer sono oltre cinque milioni. Più la persona fuma, maggiore è il rischio. Il messaggio di una famosa campagna anti-tabagismo, “Chi fuma avvelena anche te: digli di smettere”, è vero: l'esposizione al fumo di nicotina (fumo passivo) provoca lo stesso effetto della dipendenza, secondo queste ultime ricerche su fumo e demenza.
“Attualmente non esiste cura per la demenza, gli inteventi sulla salute pubblica – spiega il Direttore del Dipartimento Mental Health and Substance Abuse Shekhar Saxena at World Health Organisation - devono essere incentrati sulla prevenzione, attraverso la modifica dello stile di vita e dei rischi conseguenti, così come il fumo di nicotina, e questo può portare ad una diminuzione dei casi di demenza negli anni a venire”. Il tabacco è già considerato tra le cause di cardiopatie, diabete, cancro, malattie croniche dei polmoni. “Il tabacco uccide circa sei milioni di persone all'anno nel mondo”, ha dichiarato il Direttore del Dipartimento Prevention of Non-communicable Diseases, Douglas Bettcher – e chiediamo ai governi di rafforzare le misure contro il fumo negli ambienti”. Lo scienziato Serge Gauthier, che presiede il consiglio scientifico di ADI, ha sottolineato come gli studi mostrino che smettere di fumare più tardi nel corso della vità non eviti le conseguenze dannose, "perciò si dovrebbero incoraggiare e supportare i fumatori a liberarsi dalla dipendenza il prima possibile”.
Marc Wortmann, Direttore Esecutivo di ADI, aggiunge: “Ogni anno ci sono 7.7 nuovi casi di demenza. Nel 2010 il costo globale è stato calcolato in 604 miliardi di dollari, che rappresenta l'1% del prodotto interno lordo”.
Ad AAIC 2014 sono attese, tra le altre, le presentazioni di studi sui benefici riscontrati nei gruppi di volontari dell'attività fisica, della dieta equilibrata (zuccheri, grassi, sale possono diventare pericolosi: diabete, obesità, ipertensione sono concause di demenza), degli stimoli intellettuali, del sonno regolare. Saranno diffusi i risultati di studi sui primi indicatori biologici della malattia, ed in particolare le novità riguarderanno l'esame dell'occhio, oltre ai progressi delle conoscenze attraverso Neuroimaging delle modifiche che avvengono nel cervello (deposizione di amiloide, diminuzione del metabolismo del glucosio, atrofia) negli studi con volontari che, per cause genetiche, hanno la certezza di ammalarsi. La Conferenza sarà anche il momento di confronto tra le condizioni dell'emergenza Alzheimer nei diversi Paesi.