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Medicina
Il "Pnrr del diabete", tra infrastrutture e innovazione

Diabete, incardinare il nuovo modello di gestione della malattia nel Pnrr

Potenziamento di centri multiprofessionali, integrazione con la medicina generale e telemedicina per un’assistenza di prossimità: queste le direttrici individuate dall’Associazione medici diabetologi (Amd) e dalla Società italiana di diabetologia (Sid) ed esposte in audizione di fronte alla XII Commissione Igiene e Sanità del Senato, convocata su iniziativa della presidente senatrice Annamaria Parente. È sulla base di questi obiettivi che, secondo le società scientifiche rappresentative della diabetologia italiana, è necessario incardinare il nuovo modello di gestione del diabete all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Questo il primo passo del percorso intrapreso dall’Associazione medici diabetologi (Amd) e dalla Società italiana di diabetologia (Sid) che, alla luce delle opportunità e degli indirizzi offerti dal Pnrr, i due organismi aspirano a lavorare in sinergia con le istituzioni per promuovere un modello funzionale e condiviso di gestione del diabete, malattia cronica ad altissima prevalenza e impatto sociale, e migliorare la qualità di cura e di vita dei pazienti. Il diabete colpisce quasi il 6% della popolazione italiana, generando costi pari a 9,93 miliardi di euro all’anno per il Ssn. A tal fine, le Società scientifiche hanno prodotto un position paper in sette punti nel quale hanno raccolto i propri auspici per l’assistenza diabetologica che sortirà dall’impiego delle risorse del Pnrr.

Potenziare e razionalizzare la rete diabetologica

Le prime linee d’intervento riguardano la razionalizzazione della rete diabetologica che necessita di un potenziamento e una ottimizzazione dei centri multi-professionali ospedalieri o territoriali, articolando 350-400 centri ciascuno dei quali possa assistere 15mila persone. Le seconde linee d’intervento sottolineano l’importanza dell’integrazione - a più livelli - dei professionisti sanitari, delle strutture sanitarie e dell’implementazione della telemedicina, per una vera assistenza di prossimità in grado di portare l’assistenza al malato cronico fuori dall’ospedale trasferendo così la cura il più vicino possibile al paziente.

“Oggi, a più di due anni dall’inizio della pandemia, siamo di fronte a una ripresa e a un nuovo cambiamento e le sfide legate alla gestione del diabete - e delle cronicità in generale - non potranno che giocarsi sul territorio”, commenta Graziano Di Cianni, presidente Amd. “Le risorse del Pnrr rappresentano l’opportunità per rafforzare e ottimizzare la medicina di prossimità, ma l’obiettivo della diabetologia, che abbiamo cercato di sintetizzare nel position paper, è quello di potenziare ed efficientare l’attuale modello di gestione, senza rinunciare all’approccio multiprofessionale, garantito dall’assistenza specialistica del team diabetologico, e all’allargamento dell’accesso alla diagnosi e ai percorsi di cura omogeneo su tutto il territorio nazionale senza distinzioni a livello delle singole regioni, che può essere assicurato soltanto da un’architettura “a rete” del modello di presa in carico, all’interno della quale la Medicina generale è sempre più inclusa e operativa”.

L’iniziativa congiunta Amd-Sid verrà inoltre portata all’attenzione durante il simposio congiunto su “Evoluzione dell’assistenza diabetologica in relazione al Pnrr”, nell’ambito dei lavori dell’XI convegno nazionale di Fondazione Amd, in programma a Roma.

Diabete, affrontare la cronicità con l'interazione tra strutture multi-professionali

“Portare la cronicità fuori dall’ospedale, avvicinare l’assistenza all’assistito e sfruttare al meglio le infrastrutture telematiche sono gli indirizzi principali del Pnrr relativi alle malattie croniche, delle quali il diabete è esempio paradigmatico”, sottolinea Agostino Consoli, presidente Sid. “Le proposte di Amd e Sid vanno in questa direzione. Si propone infatti di organizzare tutti coloro che prestano assistenza al diabete in un numero adeguato di importanti strutture multi-professionali, prevedendo che il personale incardinato in queste strutture possa e debba anche, secondo una opportuna turnazione ed organizzazione, prestare assistenza  presso le Case della comunità, gli ospedali di Comunità e le Rsa. Il tutto favorito dall’utilizzo delle infrastrutture informatiche, che vanno implementate e potenziate, integrando i processi per migliorare la qualità dell’assistenza”.

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    diabetesanità




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