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Medicina
Fondazione Johnson&Johnson lancia Health4U: "Servono più medici e infermieri"

Health4U: l'intervista di affaritaliani.it a Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Fondazione Johnson&Johnson

 

Fondazione Johnson&Johnson lancia Health4U: un programma di formazione e orientamento alle carriere universitarie e al mondo del lavoro, con un focus sui temi della salute, del benessere e delle scienze della vita, promosso in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale. 

In un Paese messo a durissima prova dal Covid, si stima che nei prossimi dieci anni mancheranno oltre 120.000 tra medici e infermieri e la Sanità richiederà nuove figure lavorative. Il Data Scientist, l’AI Engineer, il Gamification Designer sono solo alcune delle nuove figure di cui avrà bisogno il sistema salute nel prossimo futuro. Anche i ruoli più tradizionali richiedono interventi prospettici: in loro assenza mancheranno infatti 22.000 medici di medicina generale, oltre 47.000 medici del SSN e 53.000 infermieri.

L’iniziativa Health4U, che coinvolgerà oltre 10.000 giovani su tutto il territorio nazionale, è rivolta agli studenti italiani delle scuole secondarie di secondo grado, per guidarli alla scoperta dei cambiamenti che stanno trasformando il settore sanitario, dalle nuove professioni alle applicazioni delle tecnologie abilitanti. 

Alberto Mantovani, Direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas e Professore emerito dell’Humanitas University, nel corso della presentazione dell'iniziativa ha sottolineato come la tecnologia sta cambiando il lavoro nella sanità: “Le professioni sanitarie costituiscono una 'cintura di sicurezza' per la comunità nel suo insieme, dall’Intelligenza Artificiale all’Ingegneria. La sfida sarà di coniugare la tecnologia con la dimensione umana della Medicina”.

Tonino Aceti, portavoce della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) e Presidente SalutEquità, ha sottolineato la necessità di dare centralità alla figura dell’infermiere: "La professione infermieristica è la professione del presente e del futuro, costantemente sintonizzata con l’evoluzione dei bisogni delle comunità, capace di agire e coniugare insieme parole magiche per i diritti dei pazienti e per il nostro Servizio Sanitario Nazionale come ad esempio relazione, umanizzazione, competenza, innovazione, integrazione e prossimità. Qualità che la pandemia ha reso chiare a tutti, sulle quali lo Stato sta investendo in termini di stanziamenti e con l’istituzione di figure innovative come quella dell’Infermiere di famiglia e di comunità. E’ stata l’unica laurea tra le sanitarie che nel 2020 ha visto aumentare le domande di quasi l’8% e secondo i dati a un anno dalla laurea in tempi pre-Covid già l’80% era in servizio. Nel SSN ne mancano comunque 53.000 e questa è certamente un’emergenza sulla quale è necessario intervenire velocemente, come pure sulla maggiore valorizzazione delle competenze infermieristiche cliniche e tecnologiche, acquisite attraverso un percorso universitario rigoroso, in continua evoluzione, con uno sguardo sempre maggiore alle specializzazioni".

“Mai come quest’anno parlare di competenze per la salute pubblica è particolarmente importante e significativo”, ha dichiarato Mirta Michilli, Direttore Generale della Fondazione Mondo Digitale. “Quello che stiamo imparando dalla crisi sanitaria non deve andare disperso a emergenza conclusa, ma va trasformato in risorsa comune, a tutti i livelli: strutturali, organizzativi, economici, umani e soprattutto formativi. La collaborazione con Fondazione Johnson&Johnson per Health4U ci dà l’opportunità di accompagnare i giovani a scoprire come la tecnologia sta cambiando profondamente le professioni sanitarie. Siamo convinti che scelte di studi ponderate nascono soprattutto dalla conoscenza, ed è questo l’obiettivo che il progetto si pone: dare ai ragazzi informazioni su realtà professionali che altrimenti resterebbero a loro sconosciute, in modo da metterli nelle condizioni di identificare con consapevolezza i loro reali interessi e indirizzare studio, ricerca e passione per migliorare la qualità della vita di tutti”.

La Fondazione Johnson&Johnson è stata costituita nel dicembre 2000 dalle aziende del Gruppo Johnson&Johnson in Italia nei tre settori in cui opera, Farmaceutico (Janssen), Consumer (Johnson&Johnson) e Medicale (Johnson&Johnson Medical). A presiederla è Massimo Scaccabarozzi, che spiega così ad affaritaliani.it gli obiettivi dell'iniziativa: “La pandemia ha fatto venire tutte le problematiche relative alla carenza di personale sanitario. Come evidenziato dalle ricerche di McKinsey e dai dati Ocse, l'Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di personale medico over 55 anni, il che non è una cosa negativa, ma lo diventerà tra dieci anni, quando molti di essi saranno in pensione, se non ci sarà un adeguato ricambio”. 

La carenza di infermieri è ormai cronica. Grazie anche all'innovazione in campo medico, siamo uno dei Paesi più longevi e questo ci pone di fronte al problema di gestire sia un'età media sempre più avanzata, sia le cronicità. Le associazioni di medici e di infermieri da anni pongono il problema della mancanza di personale da impiegare nell'assistenza, questione che ora emerge in maniera lampante. Si stima che nei prossimi 10 anni mancheranno oltre 120.000 tra medici e infermieri. Cerchiamo quindi di dare il nostro contributo rivolgendoci soprattutto ai ragazzi che debbono fare una scelta, alla fine del loro percorso di scuola superiore. Speriamo che tale scelta possa essere consapevole e che riescano ad appassionarsi a quello che è un mondo affascinante: questo mestiere, nonostante tutte le difficoltà che esso comporta, consiste in una cosa nobilissima, ovvero regalare la vita alle persone”.

“Vogliamo promuovere questa consapevolezza in maniera ottimistica, in un momento nel quale prevale il pessimismo”, prosegue Massimo Scaccabarozzi. “Spesso si leggono notizie negative: i medici impiegano tanti anni ad emergere, sono sottopagati, c'è molto precariato... Noi, invece, vogliamo dare un messaggio positivo nel fare appassionare i giovani, mettendo a loro disposizione esperti delle associazioni professionali e delle associazioni di malati, così da far nascere in loro quell'empatia che possa essere utile a loro, ma soprattutto al Paese”. 

Per aumentare l'attrattività della professione e trattenere in Italia i giovani di talento bisogna invertire un trend preoccupante: “All'estero c'è un maggiore riconoscimento delle professioni mediche, nonché dei tempi più rapidi perché una persona possa emergere. In Italia chi esce dall'università impiega molti anni prima di avere un ruolo, mentre in altri Paesi si fa molto prima anche ad arrivare a retribuzioni adeguate. Gli infermieri ci dicono spesso che per loro è più facile trovare impieghi ben retribuiti all'estero, piuttosto che in Italia, a causa della burocrazia eccessiva. Non dobbiamo sprecare le occasioni che ci vengono date dal Next Generation EU. In questo però ci rimettiamo alle istituzioni: il nostro piccolo progetto serve solo a instillare nei ragazzi la voglia di cimentarsi in un settore che, per quanto ci riguarda, è davvero meraviglioso, perchè consiste nel regalare la vita alle persone”. 

Cosa dovrebbe fare la pubblica amministrazione per promuovere questo desiderio, accanto a iniziative meritorie come quella di Fondazione Johnson & Johnson? "Bisogna innanzitutto uscire dalla logica dei continui tagli al servizio sanitario nazionale, che ha caratterizzato gli ultimi anni. La sanità è stata usata come 'bancomat' per recuperare i soldi laddove servivano. La pandemia di Covid-19 ci ha messo in ginocchio, portando alla luce – soprattutto nella prima fase – tutte le inefficienze della front-line della medicina territoriale. L'approccio va ridisegnato completamente, con nuovi investimenti e ricompensando i tagli del passato. Non starei quindi a sottilizzare troppo tra Recovery Fund e MES, ma porterei a case le risorse per avere veramente un SSN più efficiente, per non trovarci a ragionare in uno scenario nel quale i posti letto siano meno di quelli necessari. Chi ha gestito il Paese nell'ultimo anno si è trovato di fronte a una problematica inedita e quindi gravosa, però ora c'è una possibilità straordinaria: quella di avere veramente dei grossi investimenti attraverso il piano Next Generation EU, così da adeguare finalmente la sanità alle necessità del Paese”.

“L'empatia nei confronti della scienza, e in particolare della medicina, può tradursi in un impiego nella ricerca, nell'industria o nella vicinanza al letto del malato in quanto infermieri o medici. Stiamo attraversando un cambiamento radicale soprattutto nell'industria. Ad esempio, la ricerca di molecole ormai avviene attraverso l'uso dell'intelligenza artificiale. Mi sono trovato spesso in contesti dove si parlava di ricerca e con me intorno al tavolo c'erano ingegneri e informatici, che ovviamente hanno bisogno anche delle competenze mediche, ma tutto parte dall'empatia verso il settore della sanità che deve nascere nei ragazzi. Oltretutto è un settore che, sia in ambito privato che pubblico, richiederà professioni nuove o comunque diverse”, conclude Massimo Scaccabarozzi

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