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Medicina
Scompenso cardiaco porta alla morte, ma arriva il farmaco che allunga la vita

SCOMPENSO CARDIACO, TERAPIA ALLUNGA LA VITA

 

Scompenso cardiaco: il killer numero uno, ma arriva un farmaco che allunga la vita. Il cuore si sfianca e fatica a pompare sangue ai tessuti, o ad accoglierlo come dovrebbe. Lo scompenso cardiaco è il capolinea di molte malattie del nostro organo-motore: il 'killer dei killer', che in Italia colpisce oltre 1 milione di persone destinate a crescere inesorabilmente con l'invecchiamento della popolazione. 

Se si esclude il parto, lo scompenso cardiaco è la prima causa di ricovero con circa 190 mila ospedalizzazioni all'anno. Un nuovo farmaco per lo scompenso cardiaco, disponibile dalla primavera scorsa anche nel nostro Paese, abbatte la mortalità cardiovascolare del 20% allungando la vita dei malati di un anno e 3 mesi in media. 

"Sembra poco, invece in medicina è un grande risultato specie in pazienti così gravi". Basato sull'associazione sacubitril/valsartan, è il capostipite di una nuova famiglia di medicinali - gli Arni - ed "è il farmaco che aspettavamo da 15 anni". Lo spiega Michele Senni, direttore dell'Unità strutturale complessa di Cardiologia 1-scompenso e trapianti di cuore all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, intervistato dall'AdnKronos Salute in occasione dell'evento formativo 'Esperienze a confronto 2017. Updates and best practice in Hf' che si è svolto a Pero, Milano. Lo specialista ha coordinato per l'Italia lo studio 'Paradigm-Hf', pubblicato nell'agosto 2014 sul 'Nejm' ed entrato nella storia della cardiologia come il più grande mai condotto sull'insufficienza cardiaca e "il primo a dimostrare la possibilità di ridurre la mortalità per scompenso cardiaco - sottolinea l'esperto - a 15 anni di distanza dagli ultimi due trial che ci erano riusciti e che riguardavano beta-bloccanti e antialdosteronici". Protagonista della svolta proprio il mix sacubitril/valsartan, indicato per ora contro lo scompenso cardiaco cronico di tipo sistolico. Quello, cioè, che compromette la funzione di pompa del cuore. 

 

SCOMPENSO CARDIACO, TERAPIA: NUOVO FARMACO ALLUNGA LA VITA

 

La terapia per lo scompenso cardiaco agisce con un doppio meccanismo inedito: alla vasodilatazione e al calo pressorio prodotti dal valsartan (un inibitore del recettore di tipo 1 dell'angiotensina II) si unisce l'effetto del sacubitril, inibitore di un enzima, la neprilisina, che degrada alcuni ormoni fabbricati dal muscolo cardiaco per ridurre la pressione arteriosa e favorire l'eliminazione del sodio attraverso le urine. In altre parole, il trattamento '2 in 1' aiuta il cuore nella sua duplice funzione, quella di pompa e quella di 'ghiandola', inaugurando "un nuovo paradigma: se prima si agiva solo inibendo il sistema simpatico con i beta-bloccanti e il sistema renina-angiotensina con Ace-inibitori, sartani e antialdosteronici, adesso si va anche a potenziare il sistema neuro-ormonale dei peptidi natriuretici. Da un'inibizione neuro-ormonale si passa a una modulazione neuro-ormonale", precisa Senni. Personalmente convinto che "questo farmaco, ora indicato nel 30-40% dei pazienti con scompenso caerdiaco, nel giro di 2-3 anni andrà a sostituire completamente gli Ace-inibitori e i sartani". Uno dei vantaggi più concreti per i malati - "pazienti anziani spesso con più patologie, che arrivano ad assumere quotidianamente fino a 20-25 pillole", evidenzia lo specialista - è che sacubitril/valsartan permette l'assunzione di una compressa due volte al giorno: nei pazienti con insufficienza cardiaca sistolica rappresenta infatti un'alternativa agli Ace-inibitori, la classe dell'enalapril usato come principio attivo di controllo nello studio Paradigm-Hf. Dal trial, condotto su oltre 8.400 malati, "non emerge soltanto un aumento della sopravvivenza - ricorda Senni - ma anche una migliore qualità della vita in termini di riduzione delle riospedalizzazioni", con un -21% di ricoveri per scompenso cardiaco.

 

SCOMPENSO CARDIACO PRIMO KILLER: NUOVA TERAPIA ALLUNGA LA VITA 

 

Questo impatta tantissimo sulla sopravvivenza - fa notare l'esperto - Basti pensare che per un paziente con scompenso cardiaco subire un'ospedalizzazione significa avere un'aspettativa di vita di 2,4 anni, mentre con 2 ospedalizzazioni la prognosi si dimezza a 1,2 anni". Inoltre "il paziente si sente meglio perché diventa più attivo, più dinamico. I suoi parenti si accorgono che cambia, anche nell'umore e nella prontezza cognitiva, perché in questi malati c'è un decadimento causato dal fatto che il cuore non pompa abbastanza sangue al cervello. Proprio su questo fronte è in corso uno studio ad hoc". 

I benefici descritti "non sono apparsi chiari solamente nel trial clinico - puntualizza il medico - ma anche nella vita reale, su pazienti non selezionati". E mentre tutte le analisi dei risultati di Pardigm-Hf continuano a dare conferme sull'efficacia di sacubitril/valsartan contro enalapril - il cardiologo parla di "una chiara vittoria" in ogni sottogruppo di pazienti, anche nella prevenzione e nel controllo del diabete che colpisce il 35-40% dei malati con scompenso cardiaco - la ricerca continua, in particolare per cercare risposte oggi assenti sia contro lo scompenso cardiaco acuto sia contro la forma diastolica: "Riguarda il 50% dei pazienti con insufficienza cardiaca ed è in crescita, a differenza della sistolica", dice Senni che in Italia sta guidando lo studio 'Paragon' sul sacubitril/valsartan nello scompenso diastolico. "Se darà esiti positivi, sarà ancora più rivoluzionario". E "dopo questi grandi risultati - conclude - il futuro sarà tornare al cuore. Con terapie che agiscano sull'interstizio, sui mitocondri (le centrali energetiche cellulari), sul microcircolo e sul metabolismo dell'organo"

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