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Medicina
Tumori, nuove cure con immunoterapia e farmaci epigenetici

Tumori, nuove cure: un studio italiano sta testando l'efficacia di due farmaci immunoterapici abbinati a uno epigenetico

Parte dal Centro di Immuno-Oncologia dell’ospedale Santa Maria alle Scotte, il primo studio al mondo, lo studio NIBIT-ML1, che combina immunoterapia e farmaci epigenetici per superare la resistenza all’immunoterapia e migliorare la risposta alle terapie anticancro. Si tratta di un trial clinico sviluppato da Fondazione NIBIT con il contributo di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, per testare l’efficacia e la sicurezza di una nuova combinazione di farmaci in quei pazienti con melanoma o tumore al polmone che non rispondono all’immunoterapia.

Tumori, nuove cure: sperimentazione all'avanguardia all'ospedale Santa Maria alle Scotte

Il 7 novembre è stata effettuata la prima somministrazione al Centro di Immuno-Oncologia dell’ospedale Santa Maria alle Scotte, diretto dal Michele Maio, professore ordinario di Oncologia all’Università di Siena e presidente della Fondazione NIBIT. "Lo studio - spiega il oordinatore della sperimentazione - valuterà l’efficacia e la sicurezza della tripla combinazione di due farmaci immunoterapici (ipilimumab e nivolumab) con una nuova formulazione orale di un farmaco epigenetico (ASTX727) rispetto alla sola combinazione di ipilimumab e nivolumab, in pazienti affetti da melanoma e tumore polmonare non a piccole cellule, localmente avanzato o metastatico, resistenti ad un precedente trattamento con anti-PD-1/PDL-1. Uno studio possibile grazie anche al finanziamento nell’ambito del progetto 5x1000 di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, in collaborazione con diversi centri di ricerca italiani (INT Milano, IST Genova, Università di Firenze, Napoli e Sassari)".

Nell’ultimo decennio l’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento di molti tumori. "Alcune neoplasie che in passato non lasciavano alcuna speranza – aggiunge il professor Maio - oggi possono essere affrontate con maggiore successo. Melanoma, tumore del polmone e tumore del rene sono solo alcuni esempi. Nonostante i grandi progressi compiuti, rimane ancora una quota consistente, circa il 50%, di pazienti che non rispondono efficacemente ai trattamenti. Oggi - prosegue Maio - la ricerca in oncologia si sta concentrando nel tentativo di aumentare il numero di pazienti che possono trarre beneficio da questi trattamenti. Una strategia è quella di migliorare la sequenza con cui somministrare i diversi immunoterapici, l'altra prevede la somministrazione dell'immunoterapia abbinata a molecole in grado di modificare le caratteristiche della malattia con l'obiettivo di rendere maggiormente visibile il tumore al sistema immunitario".

Tumori, nuove cure: aumentare l'efficacia dell'immunoterapia con l'aggiunta di un farmaco epigenetico

Lo studio NIBIT-ML1 arruolerà oltre 100 pazienti e rappresenta l’ultimo passo di una lunga storia di ricerca. "Il nostro obiettivo - spiega Anna Maria Di Giacomo, professore associato di Oncologia Medica presso l’Università di Siena, responsabile del programma di sperimentazioni cliniche di Fase I/II del CIO e coordinatrice dello studio - sarà quello di valutare l’efficacia della combinazione di due farmaci immunoterapici (ipilimumab e nivolumab) in associazione ad un nuovo farmaco demetilante nei pazienti con melanoma metastatico o tumore del polmone che hanno fallito una precedente terapia con anticorpi diretti contro PD-1/PD-L1, già disponibili nella pratica quotidiana. La novità di questo approccio – prosegue Di Giacomo - è la somministrazione di un farmaco epigenetico -ASTX727- capace di determinare modificazioni nel DNA delle cellule tumorali per poterne modularne l’espressione genica. Le modifiche generate dal questo farmaco fanno sì che le cellule tumorali esprimano, sulla loro superficie, molecole che hanno un ruolo fondamentale nell'interazione tra tumore e sistema immunitario. Così facendo – conclude Di Giacomo - come già dimostrato in precedenti studi ad opera della Fondazione NIBIT, il tumore risulta maggiormente visibile alle cellule di difesa immunitaria. In questo modo si creano le condizioni ottimali per fare in modo che gli immunoterapici possano avere maggiore efficacia".

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