Milano
Affitti brevi a Milano, il report dei gestori: "Solo l’1,8% delle case coinvolte, non cannibalizziamo il mercato e generiamo 2 miliardi di indotto"
Un report di Aigab ridimensiona il peso degli affitti brevi: a Milano poco meno di 15mila immobili coinvolti, molti dei quali solo saltuariamente. Intanto il settore genera quasi 2 miliardi di indotto

Milano, la città più veloce in cui vendere casa
Un nuovo report di Aigab, citato dal Corriere della Sera, smonta l’idea che gli affitti brevi stiano soffocando il mercato delle locazioni tradizionali a Milano. Nel luglio 2025 gli annunci online erano 14.916, pari all’1,8% delle abitazioni e al 13,6% di quelle sfitte. Solo la metà è utilizzata stabilmente tutto l’anno. Secondo l’associazione, il settore porta benefici economici enormi: 473 milioni di prenotazioni e quasi 2 miliardi di indotto negli ultimi 12 anni.
Milano, pochi affitti brevi sul totale delle abitazioni
Secondo i dati Aigab (Associazione italiana gestori affitti brevi), elaborati su fonti Istat, AirDna e Inside Airbnb, a Milano gli appartamenti destinati agli affitti brevi sono molti meno di quanto si pensi. A luglio 2025 gli annunci online erano 14.916, appena l’1,8% delle 809.990 abitazioni del capoluogo lombardo e il 13,6% di quelle sfitte. In confronto, gli appartamenti affittati con contratto 4+4 erano 183.227, pari al 22,6% del totale.
“Solo 6-7mila case usate tutto l’anno”
Come spiega al Corriere della Sera Marco Celani, ad di Italianway e presidente Aigab, “solo il 43% delle case di Milano è attivo stabilmente durante l’anno. Oltre un terzo compare sulle piattaforme per meno del 30% delle notti”. In sostanza, dei quasi 15mila annunci, soltanto 6-7mila immobili vengono utilizzati in modo continuativo. Le stime di Inside Airbnb confermano: gli appartamenti disponibili tutto l’anno sono 7.041, cioè lo 0,9% delle abitazioni complessive.
Un volano per l’economia milanese
Nonostante i numeri ridimensionati, il peso economico degli affitti brevi resta importante. Dal 2012 al 2024 a Milano il settore ha generato 473 milioni di euro di prenotazioni, che diventano 1,89 miliardi considerando l’indotto. Le spese si distribuiscono tra ristorazione (570 milioni), shopping (513 milioni), trasporti (474 milioni), cultura (167 milioni) e agenzie di viaggio (56 milioni). Il 74% di questa ricchezza resta in città, con 294 milioni di euro di Iva, 54 milioni di cedolare secca e le entrate derivanti dall’imposta di soggiorno.
Cosa sono gli affitti brevi
Per l’Agenzia delle Entrate i “contratti di locazione breve” sono quelli di durata non superiore a 30 giorni, stipulati da persone fisiche al di fuori dell’attività d’impresa. Possono includere, oltre all’alloggio, servizi accessori come biancheria, pulizia, utenze e wi-fi, che incidono sul prezzo finale.
Il Codice identificativo nazionale
Dal 2025 per ogni affitto breve è obbligatorio il Codice identificativo nazionale (Cin), che certifica la regolarità delle strutture. Secondo il Ministero del Turismo, su 691.961 contratti registrati in Italia, circa l’87% è già in regola con il Cin. A gennaio 2025, quasi il 79% delle strutture risultava censito nel database ufficiale, con aggiornamenti consultabili online in tempo reale.