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Milano
Apple Store, tributo a Milano e all’Italia. Dal passato al futuro. Intervista
Crediti Foto Nick Zonna

L’inaugurazione dell’Apple Store, nel cuore di Milano. Un’opera dai tratti raffinati. La fontana e la pietra a chilometro zero per rendere onore all’Italia e alla città. La scelta di costruire il negozio in Piazza del Liberty, tenendo vivo il legame con il passato di quel luogo. Il racconto dell’architetto che ci ha lavorato.

di Luca Losito

L’Apple Store ha già cambiato faccia a piazza del Liberty e un po’ anche a Milano. Il portale con la fontana che omaggia l’Italia e l’uso della pietra grigia milanese come tributo alla città. Quello che era diventato un luogo di transito ritrova nuova luce e torna a essere un punto di ritrovo. Anche grazie agli eventi che saranno organizzati, come il cineforum all’aperto già partito e con altre date in programma. L’idea di chi ci ha lavorato e l’ha costruito è quella di tenere vivo e stretto il legame con il passato, lì dove c’era il cinema Apollo e la gente era abituata a riunirsi per guardare le proiezioni. In esclusiva ha illustrato il senso della costruzione Luis Matania, architetto della londinese Foster and Partners che ha ideato la struttura.    

Come nasce l’idea di questo progetto e qual è il significato del portale bagnato dalla fontana?

“L’idea era che quando qualcuno cammina in Corso Vittorio Emanuele debba vedere già qualcosa, la piazza era un po’ nascosta e la posizione del portale è strategica per mettere in evidenza il negozio stesso. Poi, volevamo fare non solo un portale di vetro ma qualcosa di italiano e così ci è venuta in mente la fontana, in modo che i passanti siano stimolati non solo dalla vista della struttura ma anche dal sentire il rumore dell’acqua. Questo affascina e fa entrare gente nella piazza. Poi abbiamo usato sia nell’interno dello store che all’esterno la Beola Grigia, che è una pietra locale a cui abbiamo voluto dare grande importanza”.

Come mai avete scelto Piazza del Liberty per costruire e perché avete aggiunto l’anfiteatro fuori?

“Non era ovvia la scelta di un luogo come questo, era più scontato aprire un negozio in Corso Vittorio Emanuele o in strade più importanti. Noi invece abbiamo creato un posto civico, una piazza nuova, è un concetto differente. In qualche modo forse abbiamo aiutato a collegare meglio le strade circostanti. Quindi abbiamo scelto questo posto, vicino al centro, pur non risultando ovvio. Poi abbiamo creato l’auditorium per far diventare questo un luogo di sosta e non solo di passaggio come era prima del nostro intervento. Qui ci si può fermare anche solo per mangiare. Volevamo riprendere ciò che era in passato, le sale del cinema che c’erano giù dove ora c’è il negozio, le abbiamo spostate in superficie. Ci saranno molti eventi, come la settimana del cinema all’aperto, con i film proiettati direttamente sul portale”.

Qual è quindi il concetto della costruzione nel suo intero?

“L’idea era di portare la piazza dentro lo store. Un po’ come fa il cubo dell’Apple Store di New York. Abbiamo scelto questa pietra tipica milanese, grigia, usata in tanti altri luoghi in Lombardia, rivestendo sia l’esterno della piazza e sia portandola giù dentro il negozio. Abbiamo voluto quindi creare un effetto che potesse far percepire l’interno un po’ come l’esterno. Non vogliamo si avverta troppo il distacco tra dentro e fuori. Per accrescere questa sensazione abbiamo realizzato la scala utilizzando l’acciaio inox lucido, che sembra sparire e fa risaltare ancor più la pietra. Per il resto, abbiamo usato lo spazio che c’era prima, non abbiamo scavato di più. La cosa più difficile forse è stato il lavoro fatto sulla piazza, per fare l’auditorium”.

 

 

 

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