Soldi dalla Svizzera a Beverly Hills. Bergamo, ex assessore nei guai
Nuovi guai giudiziari per l’ex assessore al Personale del Comune di Bergamo Marcello Moro: il pubblico ministero Giancarlo Mancusi ha disposto d’urgenza il sequestro preventivo di un conto corrente da un milione e 103 mila euro, acceso presso la Pbk Private Bank di Lugano, in Svizzera, ritenuto riconducibile a Moro e gestito per suo mandato da una società fiduciaria milanese.
Martedì mattina i militari della Guardia di Finanza hanno notificato il provvedimento di sequestro e acquisito la documentazione relativa a quel conto, ora bloccato, come racconta L'Eco di Bergamo. Un deposito bancario di cui nulla si sapeva fino a pochi giorni fa, sebbene le Fiamme Gialle, nel corso delle indagini per corruzione a carico dell’ex esponente di Forza Italia, avessero compiuto sul suo conto anche accertamenti di natura bancaria. Il conto in Svizzera, infatti risulta intestato alla società fiduciaria: Moro non compare. Ma gli inquirenti hanno appreso che la società milanese gestiva il denaro per conto dell’ex assessore, in base a un mandato fiduciario.
La scoperta è di pochi giorni fa e risale, precisamente, a martedì 4 novembre. Il giorno prima Marcello Moro, con uno scritto di suo pugno, avrebbe dato disposizione alla società fiduciaria di spostare 300 mila euro dal conto svizzero a una banca di Beverly Hills, in California, pare per l’avviamento di una nuova attività imprenditoriale. Proprio questa disposizione ha fatto emergere l’esistenza del conto.
Inoltre, mercoledì Moro è stato rinviato a giudizio con l'accusa di corruzione, mentre l'imprenditore Pierluca Locatelli è stato condannato a sei mesi con il rito abbreviato per corruzione impropria. Il caso riguarda una presunta tangente che Locatelli avrebbe versato a Moro per i lavori a Sant'Agostino, complesso edilizio di Bergamo. Il pm aveva chiesto per l'imprenditore bergamasco (accusato di corruzione e finanziamento illecito dei partiti) il massimo della pena, quattro anni. Invece Locatelli se l'è cavata con 6 mesi, perché è stato riconosciuto che il reato di corruzione non è stato commesso per atti contrari ai doveri d'ufficio, che erano conformi. Moro è stato invece rinviato a giudizio per corruzione, perché avrebbe intascato 50mila euro per sbloccare il pagamento dei lavori a Sant'Agostino.