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Cap pronta per le Olimpiadi. Russo: ”Dove c’è ghiaccio c’è acqua e…”
Alessandro Russo

Cap pronta per le Olimpiadi. Russo: ”Dove c’è ghiaccio c’è acqua e…”

Alessandro Russo è il presidente di Gruppo CAP la società che gestisce tutto il ciclo della depurazione, la distribuzione dell'acqua ed è main sponsor dell'Idroscalo, fuori dalle mura di Milano. In tutta la città metropolitana e non solo. Affaritaliani.it Milano l'ha intervistato per capire come sarà la grande Milano del 2025.
 
Presidente Russo, iniziamo dall'acqua. Cap è una delle più grandi monoutility d'italia. I conti come vanno?
Da alcuni anni a questa parte sono molto positivi. E' una azienda che ha una redditività superiore al 40 per cento. Ogni anno ha un avanzo di gestione che viene puntualmente reinvestito. Abbiamo impostato il nostro modo di agire sulla nostra capacità di generare investimenti e non solo di offrire un servizio. Ormai il servizio lo diamo come requisito minimo: l'acqua arriva 365 giorni su 365, 24 ore su 24.
 
Da altre parti d'Italia non è così.
No, assolutamente. E' frequente da altre parti che ci siano interruzioni. Da noi non succede mai. Cap arriva a investire quasi 50 euro ad abitante contro una media di 33 delle altre grandi aziende. Con una tariffa che è tra le più basse d'Italia. 
 
Quanti di questi investimenti sono stati originati da infrazioni europee?

Le infrazioni sono state superate con i 134 milioni di euro investiti sulla depurazione in 66 comuni. Rimangono delle infrazioni minori, con tempi di risoluzione più lunghi. Siamo insomma in una fase di ordinaria gestione, senza rischi di multe. Ma devo dire che riusciamo anche ad anticipare...
 
In che senso?

Facciamo un esempio: la nuova direttiva acque prevede il Water Safety Plan entro il 2020. Noi siamo la prima azienda in Italia ad avere adottato il WSP per il territorio servito e saremo i primi a essere conformi alla normativa.
 
Uno dei temi della politica è il green. Voi siete all'avanguardia in questo campo.
Noi abbiamo approvato il piano di sostenibilità 2033. Molto molto ambizioso. Una delle sfide ad esempio è ridurre del 40% le emissioni di C02 entro il 2033 e compensare quelle residue. Poi c'è la sfida di ridurre il consumo di acqua potabile per fini non potabili. Il piano è ambizioso partendo da un assunto metodologico: ho chiesto a tutti di fingere per un attimo che il ciclo dell’acqua non sia circolare per definizione. Se ci si pensa, il ciclo dell'acqua è naturalmente circolare.
 
Vero.
Ecco, però questo potrebbe indurre a sedersi. Invece noi abbiamo preso ogni sezione di questo ciclo e l'abbiamo analizzata e abbiamo costruito piani di economia circolare per ogni singola sezione. E' come se ci fosse un grande cerchio, e a questo grande cerchio si attaccassero tanti anelli. Per esempio il nostro depuratore non si limita a restituire al fiume l'acqua pulita, ma prende i fanghi e con quelli prova a produrre energia. I fornitori che lavorano nei cantieri non sono esenti. Abbiamo sperimentato il primo cantiere totalmente realizzato in materiale riciclato, asfalto compreso. I nostri fornitori hanno punti in più nelle gare se adottano piani di economia circolare.
 
Qual è il suo sogno?
Il mio sogno è abolire nel 2025 la direzione sostenibilità. Perché non ce ne deve essere più bisogno.
 
Cap Holding ha soci pubblici. Molti. Questo vuol dire essere più lontani dalla politica?
Il fatto di non avere il socio di riferimento fa sì che si sia meno dipendenti dalla proprietà. Ma il nostro sforzo è quello di interrogare i soci perché diano linee di indirizzo. Io penso che Cap ha una mission che è quella di promuovere una messa a fattor comune delle volontà dei sindaci. 
 
Facciamo un punto sulla questione gestore unico. A che punto siamo?
Di passi avanti ce ne sono stati. Sia la città metropolitana, sia l’ATO che il sindaco Sala ci stanno chiedendo di approfondire questo tema, che fino a qualche anno fa i soci ci chiedevano di non approfondire. Sono operazioni che hanno una valenza storica che hanno bisogno di processi di studio molto complicati. Il compito delle aziende è eseguire, il compito dei proprietari è indirizzare.
 
Parliamo dell'idroscalo. E' forse il progetto più visibile e affascinanti di Cap Holding. Adesso che cosa succede?
Adesso è nata l’Istituzione, della quale fa parte anche Regione Lombardia. Il presidente è Paolo Taveggia, ex direttore generale del Milan degli anni 90. Noi abbiamo un impegno sull'idroscalo che proseguirà anche con la stagione a venire. Questa che si è conclusa è stata la stagione migliore. L'anno prossimo puntiamo a mettere le ciliegine sulla torta e nel frattempo i proprietari dell'Idroscalo potranno avere il tempo di ragionare su come proseguire nel rilancio di questo luogo magico.
 
La nuova sede?
Possiamo annunciare che subito dopo Sant'Ambrogio metteremo la prima pietra. Abbiamo il permesso a costruire, gli scavi sono pronti. In un anno di cantiere ci sarà la nuova sede. Dopo capiremo il modo migliore di fare il trasloco.
 
Poi c'è il progetto di Sesto, che è il più grande di tutti.

Sì si tratta di Biopiattaforma una progetto di economia circolare molto avanzato. Sono state depositate le perizie, poi il progetto esecutivo. Se i consigli comunali delibereranno è il primo termovalorizzatore dei fanghi in Italia. 
 
A Cap piace lo sport. Per le Olimpiadi fare qualcosa?
Dove c'è ghiaccio c'è acqua e dove c'è acqua c'è Cap. Insieme ad MM abbiamo fatto tutte le casette dell'acqua di Expo. Penso che siamo maturi per fare qualcosa di più che un progetto comunicativo. Vorremmo dare un supporto sulle infrastrutture.
 
Ultima domanda: la grande Milano del 2025. Un paio di aggettivi.
Nel 2025 mi immagino una città fresca. Nel senso che è evidente dai piani urbanistici dell'assessore Maran che i modelli di impresa cambieranno. Mi immagino una Milano più attrattiva delle nuove generazioni, dunque più fresca. Ma anche vorrei una Milano trasparente: può diventare modello di rapporto con il cittadino nel quale è sempre più facile parlare con le istituzioni.

fabio.massa@affaritaliani.it

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