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Carroponte, Arci deve risarcire oltre 200mila euro al Comune di Sesto
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Carroponte, Arci deve risarcire oltre 200mila euro al Comune di Sesto

Il Tribunale di Monza ha condannato Arci a risarcire il Comune di Sesto San Giovanni per oltre 226mila euro, oltre a 9.450 euro per le spese processuali, in merito alle bollette non pagate per la gestione del Carroponte. Le ricostruzioni dell’associazione, effettuate a posteriori, sono state giudicate inattendibili.

Di Stefano: "Dopo Anpi e Fondazione Arca, vittoria anche contro Arci"

“Dopo aver vinto le cause con Anpi e Fondazione Arca – commenta il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano – ecco anche la vittoria in tribunale con Arci, che guarda caso godeva di un trattamento di favore da parte delle precedenti amministrazioni. Non appena insediati, avevamo scoperto che per la gestione del Carroponte Arci pagava solo 10.000 euro all’anno e che le bollette relative all’energia elettrica venivano anticipate dal Comune e mai richieste alla stessa Arci. Abbiamo messo la parola fine a quel sistema, disponendo regolare bando e assegnando l’appalto in virtù della miglior offerta (Hub Music Factory nel 2018 per 165.000 euro). Abbiamo garantito il rispetto delle regole e la trasparenza delle procedure: mentre la sinistra faceva regali con i soldi dei cittadini, noi abbiamo deciso di stroncare uno scandalo che la città non meritava. Questione di priorità diverse…"

Di Stefano: "La sinistra si è servita del Comune per i propri tornaconto personali"

"Questa vicenda - continua il sindaco Di Stefano - rappresenta l’ennesima dimostrazione di come la sinistra si sia servita del Comune di Sesto San Giovanni solo ed esclusivamente per i propri tornaconti personali. Non a caso abbiamo ereditato un ente sull’orlo del fallimento, con 26 milioni di buco di bilancio e 14 milioni non pagati ai fornitori. Con grande coraggio e responsabilità, abbiamo risanato i conti in tempi record e abbiamo anche denunciato e smantellato il sistema dell’affittopoli sestese con annesse truffe ai danni del Comune. Per cinque anni ci hanno attaccato e insultato accusandoci di raccontare bugie ma ottenendo in cambio solo condanne da parte dei tribunali. Chissà - conclude Di Stefano - se dopo questa sentenza i soliti professionisti della disinformazione avranno ancora il coraggio di parlare di fake news…”.

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