Milano
Caso Pirellino, Catella: “La più grande fregatura della mia carriera”
L’imprenditore di Coima racconta il fallimento del progetto sull’ex Pirellino e le tensioni con il Comune. Ora è ai domiciliari per corruzione

Manfredi Catella definisce il progetto di riqualificazione del Pirellino la “più grande fregatura” subita in carriera. Dopo l’acquisto da 193 milioni, vincoli urbanistici, lungaggini burocratiche e tensioni con il Comune hanno bloccato tutto. Ora l’imprenditore è ai domiciliari per presunta corruzione nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano.
Caso Pirellino, Catella: “La più grande fregatura della mia carriera”. Sotto accusa vincoli e trattative saltate
Manfredi Catella, fondatore e CEO di Coima Sgr, non ha usato mezzi termini: “Il Pirellino è stata la più grande fregatura che io abbia mai subito”. È quanto ha dichiarato nel suo interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, nell’ambito dell’inchiesta milanese sull’urbanistica che lo vede ora ai domiciliari con l’accusa di corruzione.
Un progetto arenato e un investimento da 193 milioni
L’edificio ex sede della Regione Lombardia, acquistato da Coima per 193 milioni di euro, doveva diventare uno dei simboli della nuova Milano, con la firma degli studi Diller Scofidio + Renfro e Stefano Boeri Architetti. Ma le cose sono andate diversamente. Dopo l'acquisto, il Comune ha imposto un vincolo che obbligava a destinare il 40% del progetto all’edilizia residenziale sociale. A questo si è aggiunta la cancellazione della "Torre Botanica", perché la variante urbanistica richiesta avrebbe richiesto almeno un altro anno.
Catella ha raccontato che, dopo una lunga trattativa con Palazzo Marino, il confronto si è arenato. “Il tempo è finito”, scriveva in una chat. Non un ultimatum, precisa lui, ma il segno che la mediazione era al capolinea. “A un certo punto non se ne può più, andiamo per vie giudiziali”.
Rapporti con il Comune e accuse di corruzione
Nell’interrogatorio, Catella difende la correttezza dei rapporti con i rappresentanti del Comune, in particolare con l’assessore Giancarlo Tancredi e il direttore generale Alberto Malangone: “È normale che un promotore immobiliare mantenga un dialogo costante con chi rappresenta l’amministrazione pubblica”.
Ma per la Procura, quella “relazione” sarebbe andata oltre: al centro delle accuse ci sono consulenze sospette, come quelle da 138 mila euro pagate, secondo l’accusa, per influenzare le decisioni della Commissione Paesaggio. Per il gip, però, solo 28 mila euro sarebbero dimostrabili.
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Indagine ancora aperta: si valuta l’appello
I magistrati stanno valutando se presentare appello contro l’ordinanza che ha escluso il reato di induzione indebita. Oltre a Catella, l’inchiesta coinvolge altre figure chiave, tra cui l’ex assessore Tancredi, il presidente della Commissione Paesaggio Marinoni e lo stesso sindaco Giuseppe Sala, al momento solo iscritto nel registro degli indagati. Intanto, le udienze al Riesame potrebbero cambiare gli equilibri dell’indagine.
“Una società seria non sceglie professionisti per convenienze”
Catella respinge ogni accusa e sottolinea l’affidabilità del gruppo Coima: “È impossibile che una società come la nostra, con responsabilità verso Cassa Depositi e Prestiti e Intesa Sanpaolo, scelga i consulenti per la loro posizione nella Commissione”. Quanto alle consulenze oggetto dell’indagine, ribadisce: “Erano piccoli contratti su via Messina, spalmati su due anni”.