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Milano
Dalla parte dei negazionisti: sono delle capre, ma vanno capiti

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I negazionisti dobbiamo capirli. Cioè, precisiamo. I negazionisti sono delle capre, e pure pericolosi perché destabilizzano uno sforzo collettivo normato dal sapere scientifico. Io non sopporto i negazionisti quanto non sopporto i terrapiattisti e gli antivaccinisti. Però. Sì, c'è un però. Perché se decine di migliaia di persone in giro per il mondo pensano che il Covid sia una invenzione delle case farmaceutiche o dei governi, che la terra sia piatta e che i vaccini non servono a nulla, dobbiamo farci qualche domanda. Io non penso che sia semplicemente la quantità media di ignoranti e cretini che la società ha sempre avuto, quella che oggi sentiamo strillare sui social. Penso che ci sia molta gente confusa. L'altro giorno mi sono fermato a pensarci su, e mi sono convinto di una cosa, che magari è sbagliata, ma che mi fa dire oggi che i negazionisti dobbiamo capirli.

Prima cosa: non tutti hanno lo stesso grado di cultura, di approfondimento, anche solo di semplice conoscenza. Paradossalmente un tempo le persone con meno cultura avevano più deferenza nei confronti di chi aveva un grado di istruzione superiore. Oggi non più. Perché? E qui viene il secondo motivo per cui i negazionisti dobbiamo capirli. Chi ha maggiore istruzione si è nel tempo delegittimato. Un tempo "se lo diceva la tv", allora era sicuramente vero. Poi, per anni, la tv ha detto cazzate. E ora "se lo dice la tv" è come "se lo dice Facebook". Ovvero, non ha più autorevolezza particolare, via via che l'abbiamo persa noi giornalisti per colpa nostra. La delegittimazione di cui parlo spesso ha colpito per primi i politici. Un tempo c'erano gli idoli: Craxi, Andreotti, Berlusconi. Oggi viviamo in un'indistinta melassa, dove si passa da geni a pirla in una settimana. Non esiste la fedeltà al leader perché non esiste il leader. Perché il leader ha dimostrato di non esserlo. E allora, se non esiste una leadership, chiunque può scegliersi il leader che preferisce, e spesso sono ciarlatani. Infine: un tempo c'erano gli scienziati. Se l'ha detto il dottore l'ha detto il dottore. E si fa. Poi però i dottori hanno iniziato a litigare come veline impazzite. E così ognuno si può scegliere il virologo che vuole, un po' come le scarpe. Alla fine però visto che ognuno fa quel che vuole, in un Paese già anarchico come l'Italia, la questione è che ognuno crede in quello che vuole credere. Dunque, se vivo in una situazione difficile, di povertà e ignoranza, e sono spaventato di fronte a un virus infame, che cosa faccio? Voglio rimuoverlo, come quel marito che non vuole credere che la moglie sia morta. Lo rimuovo, lo nego. Ma questa non è una colpa del negazionista. O meglio non solo sua. Ma nostra. Sicuramente nostra, che pure poi li irridiamo, diamo loro delle capre pericolose, e li sfottiamo su Facebook. E invece sono figli anche nostri e della nostra incapacità ad essere convincenti.

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