Delitto di Garlasco, c'è una via di fuga mai considerata? L'ipotesi emerge dalla consulenza dei Ris - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 15:48

Delitto di Garlasco, c'è una via di fuga mai considerata? L'ipotesi emerge dalla consulenza dei Ris

Nella relazione di 300 pagine depositata a Pavia emerge l’ipotesi di un percorso alternativo dietro la villetta. Dubbi su tempi, tracce ematiche e arma del delitto

Di Giorgio d'Enrico

La nuova consulenza dei Ris di Cagliari sul delitto di Garlasco apre scenari inediti: grazie a un sopralluogo con il drone è stata individuata una possibile via di fuga dietro la villetta di Chiara Poggi, mai considerata nelle indagini precedenti. La relazione di 300 pagine include anche un supporto informatico e un profilo psicologico su Andrea Sempio. Restano aperti i dubbi sui tempi del delitto, sull’arma mai trovata e sulle tracce ematiche.

Garlasco, la relazione dei Ris e il sopralluogo col drone

Una relazione di 300 pagine, depositata dal tenente colonnello Andrea Berti, che contiene un accertamento informatico e un sopralluogo col drone. La consulenza del Ris di Cagliari sulla scena del delitto di Garlasco fornisce nuovi ed inediti elementi. Uno di questi? Dietro la villetta di via Pascoli, dove il 13 agosto 2007 venne uccisa Chiara Poggi, c’è un’area agricola che avrebbe potuto costituire una via di fuga alternativa, mai presa in considerazione durante le prime indagini. Se ne è parlato durante l'ultima  puntata di Ore14Sera .

L’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, ha sottolineato in trasmissione l’importanza di ricostruire con precisione la durata dei movimenti: “Se devo fare 100 metri o 400 metri, non li posso compiere entrambi in 15 secondi”. Il tema dei tempi resta cruciale anche alla luce della posizione di Stasi, che alle 9:27 risultava già collegato al computer.

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Un altro punto controverso riguarda la presenza di una mano insanguinata nella gora di sangue. Secondo la giornalista Rita Cavallaro, si tratterebbe di una traccia non compatibile con Chiara, poiché la sua mano sinistra era pulita. La formazione della pozza avrebbe richiesto almeno 15 minuti, un tempo giudicato incompatibile con gli spostamenti di Stasi. Ma Roberta Bruzzone ha contestato questa ricostruzione, sostenendo che non si tratti di una mano bensì di tracce allungate di altra natura.

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L’arma mai trovata e i sospetti sulle perizie

Resta aperta la questione dell’arma: “Se il delitto è stato definito d’impeto dalla Cassazione, dove ha preso l’arma l’assassino?”, si è chiesto De Rensis. In studio, il giornalista Luca Fazzo ha ricordato un retroscena: un inquirente gli avrebbe confidato che la prima perizia medico-legale venne “indirizzata” dagli investigatori. Una ricostruzione che ha suscitato tensioni in studio e che Milo Infante ha invitato a trattare con cautela.

Perchè l'assassino ha spostato il corpo di Chiara Poggi in fondo alle scale

Un altro interrogativo ancora aperto riguarda lo spostamento del corpo di Chiara Poggi in fondo alle scale. Bruzzone lo ha interpretato come un meccanismo psicologico tipico dei delitti non premeditati: un tentativo dell’aggressore di allontanare da sé la gravità del gesto, soprattutto se esisteva un legame significativo con la vittima.

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