Triassic Park in Lombardia, Fontana entusiasta: "Scoperta eccezionale e un regalo alle Olimpiadi di Milano" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 16:20

Triassic Park in Lombardia, Fontana entusiasta: "Scoperta eccezionale e un regalo alle Olimpiadi di Milano"

Migliaia di orme di dinosauri nel Parco dello Stelvio, proprio nei luoghi che ospiteranno alcune gare dei Giochi invernali 2026

di Roberto Servio

Triassic Park in Lombardia, Fontana entusiasta: "Scoperta eccezionale e un regalo alle Olimpiadi di Milano"

Nel cuore delle Alpi nella Valle di Fraele, tra Livigno e Bormio - luoghi che ospiteranno le gare delle prossime Olimpiadi Milano-Cortina - una scoperta straordinaria. Nel settembre scorso, un fotografo naturalista ha individuato su estese pareti di dolomia quasi verticali, camminate di dinosauri lunghe centinaia di metri, testimonianza di un passato che risale a oltre 200 milioni di anni fa. Le orme, conservate in ottimo stato nonostante l'altitudine, mostrano tracce di dita e artigli impresse su piane di marea alla fine del Triassico. L'area non è raggiungibile tramite sentieri, quindi per studiarle si dovranno impiegare droni e tecnologie di telerilevamento.

Le foto, le prove geo-paleontologiche e i video realizzati dal Nucleo Carabinieri "Parco dello Stelvio" di Valdidentro sono presentati oggi per la prima volta durante la conferenza stampa a Palazzo Lombardia. Secondo le analisi del Museo di Storia Naturale di Milano e dell'Università di Bergamo, per conto del Parco Nazionale dello Stelvio, questo rappresenta il più importante giacimento di tracce fossili del Triassico in Europa. “Una scoperta davvero eccezionale. Un regalo che la Storia fa alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi”.

Così il presidente della Regione, Attilio Fontana, a Palazzo Lombardia, in apertura della conferenza stampa di presentazione ‘Triassic Park: migliaia di orme di dinosauri scoperte nel Parco Nazionale dello Stelvio’. “La testimonianza di un passato che risale a oltre 200 milioni di anni fa – spiega il governatore – e che evidenzia come, nel cuore delle Alpi, tra Livigno e Bormio, siano conservate le tracce di dita e artigli di dinosauri impresse su piane di marea alla fine del Triassico. Questo sito, che abbiamo chiamato Triassic Park, si distingue per la quantità e la nitidezza delle orme, collocando la nostra regione ai vertici mondiali per le tracce del periodo Triassico”. 

A settembre i primi avvistamenti nella Valle di Fraele

Domenica 14 settembre 2025, nel corso di un'escursione nella Valle di Fraele (Parco dello Stelvio) per fotografare cervi e gipeti, Elio Della Ferrera nota, con il binocolo, un versante roccioso che espone strati quasi verticali: quello che cattura la sua attenzione sono le numerose depressioni che percorrono quegli strati in lungo e in largo. Alcune sono veramente grandi, fino a 40 centimetri di diametro, altre sono allineate in file parallele. Elio decide di dare risposta, più da vicino, al dubbio che lo attanaglia. Risale un ripido pendio e, raggiunta la base di uno degli affioramenti, si rende conto di trovarsi davanti a centinaia di orme fossili.

Alcune mostrano chiare tracce di dita e di artigli: sono impronte lasciate da grandi animali del passato. Il giorno dopo, senza quasi chiudere occhio, Elio Della Ferrera telefona a Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, che già conosce per via di una collaborazione precedente, per confermare questa affascinante ipotesi. Viste comparire le prime foto sul cellulare, Dal Sasso quasi non crede ai propri occhi: sono certamente orme di dinosauro, mai segnalate in precedenza. L'analisi delle carte geologiche e delle pubblicazioni piu' recenti indica che le orme sono conservate in rocce dolomitiche del Triassico superiore, risalenti a circa 210 milioni di anni fa. Sulle Alpi Orientali, Dolomiti incluse, sono noti diversi siti con orme della stessa età geologica, ma queste si rivelano essere le prime orme dinosauriane scoperte in Lombardia e le uniche esposte a Nord di una delle più importanti faglie delle Alpi, la Linea Insubrica. Le orme di gran lunga più numerose hanno una forma allungata e sono state prodotte in gran parte da animali ad andatura bipede. In quelle meglio conservate si riconoscono le tracce di almeno quattro dita. In alcuni casi, davanti alle orme dei piedi si trovano quelle delle mani, che sono più larghe che lunghe e più piccole.

In quei punti gli animali si erano probabilmente fermati, appoggiando a terra gli arti anteriori. Queste camminate sono attribuibili a dinosauri prosauropodi: erbivori dal collo lungo e testa piccola, che sono considerati gli antenati dei grandi sauropodi del Giurassico (come il famoso brontosauro). Di corporatura robusta, i prosauropodi possedevano artigli appuntiti sia sulle mani che sui piedi. In alcune specie, come Plateosaurus engelhardti, gli adulti potevano raggiungere una lunghezza di 10 metri.

In Svizzera e in Germania sono stati trovati molti scheletri di plateosauro, che dunque è il più probabile "responsabile" delle orme trovate in Val Fraele. Tuttavia è anche possibile che queste orme appartengano ad una icnospecie ancora sconosciuta, cui si dovrà dare un nuovo nome. Solo le future indagini di dettaglio permetteranno di classificarle con precisione. Gli studi previsti ci diranno più precisamente quali grandi rettili hanno percorso questo territorio 210 milioni di anni fa. Fra le tracce non è escluso che ci possano essere anche rettili quadrupedi simili a coccodrilli (arcosauri) e dinosauri predatori antenati del Saltriovenator, che per ora resta l'unico dinosauro carnivoro lombardo di cui conosciamo le ossa. 

Malagò: "un segno della ricchezza del patrimonio delle nostre Alpi"

La posizione attuale degli strati con le orme, quasi verticale, non è quella originaria ma è conseguenza delle enormi deformazioni che hanno portato alla formazione della catena alpina. Tra 227 e 205 milioni di anni fa le rocce che oggi costituiscono queste montagne si formarono come sedimenti calcarei in piattaforme carbonatiche di mare basso con ambienti simili a quelli delle aree tropicali attuali, con piane di marea che si perdevano all'orizzonte, per centinaia di chilometri.

Su queste rive lambite dalle calde acque dell'Oceano Tetide camminarono i dinosauri, imprimendo le loro orme nei fanghi calcarei. Ricoperte e protette da altri sedimenti, quelle camminate si sono conservate inalterate fino a oggi: con il sollevamento delle Alpi e l'erosione dei versanti montani sono tornate di nuovo alla luce. L'esposizione agli agenti atmosferici minaccia la loro preservazione: serviranno fondi per studiarle, valorizzarle e conservarle, utilizzando anche tecnologie di digitalizzazione. Da stime preliminari effettuate su base fotografica il numero di orme è stimabile in alcune migliaia. "Questo luogo era pieno di dinosauri, è un immenso patrimonio scientifico. Le camminate parallele sono prove evidenti di branchi in movimento sincronizzato e ci sono anche tracce di comportamenti più complessi, come gruppi di animali radunati in cerchio, forse per difesa", afferma Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano.

Per il sindaco di Milano Giuseppe Sala "la scoperta della 'valle dei dinosauri' nel territorio lombardo è senza dubbio una scoperta eccezionale per la geologia e la paleontologia: gli studi che proseguiranno a partire dal ritrovamento di queste orme permetteranno di conoscere meglio la storia del nostro Pianeta e del territorio in cui abitiamo". Il presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026, Giovanni Malagò, ha sottolineato: "La straordinaria scoperta di questo sito del Triassico nel cuore del territorio dove si svolgeranno le competizioni Olimpiche mi emoziona sinceramente. Dove gareggeranno gli atleti dello sci alpino e dello snowboard, 200 milioni di anni fa vivevano i dinosauri. Mi pare un segno che ci richiama alla profondità e alla ricchezza del patrimonio non solo culturale, ma anche geologico e paleontologico delle nostre Alpi e della Valtellina in particolare".

Lo scopritore del sito Elio Della Ferrera, fotografo naturalista professionista, conclude con "la speranza che una scoperta di tale rilevanza possa stimolare una riflessione in tutti noi, evidenziando quanto poco conosciamo dei luoghi in cui viviamo: la nostra casa, il nostro Pianeta. L'eccezionale scoperta può rappresentare anche uno stimolo nel sostenere in maniera adeguata la ricerca e la divulgazione su questi temi, contribuendo alla promozione culturale in luoghi di montagna e favorendo di conseguenza la presenza di popolazioni stabili". 

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