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Milano

Ultimo aggiornamento: 11:41

A Direzione Nord il debutto di Traiettorie Urbane: con MI’mpegno la società civile torna sulla scena pubblica milanese

Nel contesto di Direzione Nord, la "prima" ufficiale di Traiettorie Urbane, nuovo soggetto civico di MI'mpegno. Ferraro: "Costruire connessioni per camminare insieme"

Di Giorgio d'Enrico

A Direzione Nord il debutto di Traiettorie Urbane: con MI’mpegno la società civile torna sulla scena pubblica milanese

Milano ha assistito, nel contesto autorevole di Direzione Nord alla Triennale, alla “prima” ufficiale di Traiettorie Urbane, un nuovo soggetto civico laboratorio di MI’mpegno, che arriva in un momento particolarmente delicato per la città: un tempo in cui le distanze tra centro e periferie si ampliano, la partecipazione rischia di essere sostituita dagli slogan e la politica spesso fatica ad ascoltare il territorio reale. L’esordio ha riportato al centro un principio che dovrebbe essere ovvio, ma che nell’era delle semplificazioni digitali appare quasi rivoluzionario: nessuna città funziona davvero senza una società civile organizzata, attiva e capace di assumersi responsabilità.

L’iniziativa, coordinata da Carmelo Ferraro, e da Gianfranco Pepe e Silvia Costantino ha riunito sotto lo stesso tetto educatori, urbanisti, professionisti, realtà sociali, volontari e cittadini attivi: una comunità che da anni lavora lontano dai riflettori e che oggi – forse complice il clima urbano – ha deciso che è tempo di farsi ascoltare. 

Ferraro: "Costruire connessioni per camminare insieme"

Ferraro ha sintetizzato così il senso del percorso: «Milano ha energie straordinarie, ma vive una difficoltà crescente: troppe buone pratiche restano isolate. Traiettorie Urbane nasce per costruire connessioni, far dialogare mondi che non si parlano, trasformare esperienze esemplari in visione comune». E poi, con quella sua ironia quasi programmatica: «Se non ricominciamo a mettere insieme i pezzi, finiremo col dire che Milano è forte perché corre. Ma una città non deve correre: deve camminare insieme».

Direzione Nord – il format ideato da Fabio Massa e divenuto ormai uno dei luoghi centrali della discussione politico-istituzionale lombarda – ha scelto di ospitare l’iniziativa proprio per riportare al centro la società civile, troppo spesso schiacciata tra l’urgenza amministrativa e la retorica delle grandi trasformazioni. Il risultato è stato un incontro sincero, in cui Milano si è raccontata senza filtri: nella sua vitalità e nelle sue contraddizioni.

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Le testimonianze da una città vera

Le testimonianze in uno scoppiettante Speaker Corner hanno restituito un mosaico di città vera, non da brochure. Don Luigi Scarlino ha portato l’esperienza quotidiana di Rozzano, dove la presenza educativa diventa presidio e resistenza civile. Simone Feder ha affrontato il tema del disagio giovanile e delle dipendenze, ricordando che la frammentazione degli interventi rende inefficace qualunque politica, anche la più benintenzionata. Sul fronte urbanistico, Gloria Domenighini e Carlotta Penati hanno denunciato l’insostenibilità di un modello che concentra risorse nel turismo e nel centro, lasciando molte periferie prive di opportunità e di autonomia. Gianni Verga ha ribadito la necessità di poteri reali per i Municipi, perché senza strumenti veri la retorica del policentrismo resta un titolo di slide. Marco Giachetti ha spiegato che sanità e rigenerazione urbana possono stare insieme e anzi sono modalità di cura della persona e sviluppo.

Lo sport di base, raccontato con chiarezza da Filippo Grassia e Pierluigi Marzorati, è stato indicato come un’infrastruttura sociale fondamentale, non come un hobby da finanziare a tempo perso. Il tema della sicurezza e solidarietà è stato affrontato da Mario Furlan, che ha mostrato il lavoro concreto dei City Angels. Valentina di Mattei ha ribadito la centralità della persona e e per questo la cura della salute mentale è una priorità anche strategica. Roksolana Kaipogora ha raccontato come il riscatto delle donne sia chiave di sviluppo anche in tema di immigrazione. In chiusura, Agostino Picicco ha introdotto una riflessione sulla gentilezza come metodo civico: elemento che forse non riempie le cronache, ma contribuisce a ridurre conflitti e ricostruire fiducia.

È in questo scenario che Traiettorie Urbane trova la sua identità precisa. Non nasce genericamente “nell’alveo” di Mi’mpegno: Traiettorie Urbane è il think tank di Mi’mpegno, il suo laboratorio di visione e proposta. Non è un progetto parallelo, né un’estensione occasionale, ma lo spazio in cui l’esperienza accumulata da Mi’mpegno negli anni – relazioni, ascolto, prossimità, responsabilità personale, testardaggine del fare – viene messa a sistema.

È qui che il metodo di Mi’mpegno assume forma pubblica: le energie diffuse, le competenze, le buone pratiche raccolte nei quartieri si trasformano in analisi, progettualità e idee in grado di dialogare con istituzioni, professionisti e cittadini attivi. In altre parole, se Mi’mpegno è la comunità, Traiettorie Urbane è il suo luogo di pensiero e visione.

Traiettorie urbane: non un movimento politico ma un invito a ricomporre Milano"

Ferraro lo ha espresso con chiarezza: «Traiettorie Urbane non è un movimento politico né una moda del momento. È un invito a ricomporre Milano. A leggere le sue vocazioni, a fare emergere le eccellenze nascoste, a sostenere quelle realtà che tengono in piedi i quartieri quando tutto il resto vacilla». E ancora: «Per fare questo serve un nuovo patto civico, che non sia una dichiarazione d’intenti ma un metodo: mettere insieme amministratori, professionisti, volontari, educatori, tecnici. Tutti coloro che di Milano vivono i problemi e le potenzialità, senza filtri e senza slogan».

L’incontro alla Triennale ha mostrato che una Milano diversa non solo è possibile, ma esiste già.

Traiettorie Urbane, forte dell’eredità di Mi’mpegno e del debutto a Direzione Nord, si propone come una piattaforma civica di lungo periodo. Non un evento, non un convegno, non una parentesi: un laboratorio permanente che punta a trasformare visioni e competenze in politiche concrete. Se Milano vuole evitare di diventare una città efficientissima e infelice, deve tornare a pensarsi come una comunità. 

E Ferraro, con una chiosa che sembra più un’agenda di lavoro che uno slogan, ha ricordato: «Milano non deve scegliere tra crescita e cura. Può fare entrambe le cose. Ma per riuscirci deve tornare ad ascoltare la sua società civile. Traiettorie Urbane è qui per questo».

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