"Il Veneto che nutre l’Italia": a DNE 2025 tra cambiamento climatico, tutela del territorio e giovani in agricoltura - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 13:32

"Il Veneto che nutre l’Italia": a DNE 2025 tra cambiamento climatico, tutela del territorio e giovani in agricoltura

A Direzione Nord Est Salvina Sist, Carlo Salvan e Valentino Montagner tracciano strategie e sfide per il settore agroalimentare regionale

Giorgio d'Enrico

"Il Veneto che nutre l’Italia": a DNE 2025 tra cambiamento climatico, tutela del territorio e giovani in agricoltura

Si è tenuta a Padova il 20 ottobre 2025 la prima edizione di Direzione Nordest, promossa dalla Fondazione Stelline insieme a SEC Newgate Italia, con oltre cinquanta relatori tra ministri, sottosegretari, europarlamentari, assessori regionali e comunali, rappresentanti di associazioni di categoria, sindacati, vertici aziendali e mondo accademico. Tra i panel centrali, “Il Veneto che nutre l’Italia” ha messo a confronto istituzioni e associazioni agricole sul futuro del settore agroalimentare regionale, affrontando temi come sicurezza alimentare, resilienza climatica, filiere produttive e ricambio generazionale. Nel panel si sono confrontati  Salvina Sist Direttore della Direzione Pianificazione Territoriale della Regione Veneto, il Presidente di Coldiretti Veneto Carlo Salvan e il Direttore Confagricoltura Padova Valentino Montagner.   Ecco cosa hanno detto gli ospiti in merito a queste tematiche.

Sist (Regione Veneto): “L’equilibrio tra territorio già costruito e territorio agricolo è difficile e impegnativo, ma necessario”

Sist ha risposto alla domanda su come la Regione possa gestire il territorio per conciliare sicurezza alimentare e resilienza delle colture, sottolineando che il Veneto ha intrapreso una vera e propria inversione di tendenza urbanistica: “Nel 2017 abbiamo approvato la legge sul contenimento del consumo del suolo, e non si tratta di uno slogan, ma di uno strumento concreto che ci ha permesso di mettere in equilibrio la tutela di ciò che è già costruito con la protezione di aree ancora agricole e vergini. La prima parte ci consente di vivere e abitare, la seconda ci permette di produrre e nutrire la comunità. Questo equilibrio è impegnativo perché fino al 2017 la nostra urbanistica era votata solo all’espansione, occupando suolo agricolo per abitazioni, servizi e manufatti. Oggi invece puntiamo a una gestione sostenibile, che porti frutti concreti nel tempo.”

Sist ha aggiunto come la Regione lavori in stretta collaborazione con ISPRA e il Ministero della Cultura per valorizzare il territorio senza comprometterne il paesaggio: “Abbiamo vincoli paesaggistici e culturali molto stringenti, e questo ci obbliga a tutelare e allo stesso tempo valorizzare il territorio già urbanizzato. L’obiettivo non è solo protezione, ma anche promozione del nostro patrimonio paesaggistico, perché il Veneto è straordinario per le sue aree agricole, i paesaggi urbani e la mosaicatura dei nostri territori, e tutto questo deve essere gestito e difeso insieme.”

Salvan (Coldiretti Veneto): “Gestire il cambiamento climatico significa difendere la produzione con interventi concreti e strumenti innovativi”  

Salvan ha descritto il Veneto come la seconda regione agricola d’Italia per valore della produzione, con un paniere estremamente variegato che spazia dalla montagna alle lagune, e ha sottolineato le sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla competitività internazionale: “Oggi la nostra preoccupazione principale è affrontare il cambiamento climatico. Negli ultimi cinque anni abbiamo avuto tre gelate tardive ai primi di aprile e alla fine di marzo, che hanno rischiato di azzerare la produzione frutticola. Per proteggere le colture, le aziende devono dotarsi di reti antigrandine, sistemi antinsetto per la cimice asiatica e sistemi antibrina per le gelate, con investimenti che possono superare i 100.000 euro a impianto. Senza queste misure, l’agricoltura non sarebbe resiliente e non potrebbe garantire produzione e sicurezza alimentare.”


Ha inoltre evidenziato l’importanza della gestione della risorsa idrica: “Il Veneto era un territorio ricco d’acqua, ma oggi dobbiamo imparare a trattenerla, costruire bacini di raccolta per arrivare almeno al 10-15% nel breve periodo e possibilmente al 50% nel lungo termine. Senza acqua non c’è paesaggio agricolo, non c’è verde, non c’è turismo, non ci sono città vivibili e non possiamo garantire produzione e ambiente.”


Sul tema delle filiere corte e della trasparenza, Salvan ha ricordato la storia di Campagna Amica e l’importanza di proteggere le imprese locali: “Le filiere corte ci hanno permesso di salvare almeno 50.000 aziende agricole, offrendo loro la possibilità di vendere al prezzo giusto e mantenere un presidio ambientale e territoriale nei piccoli comuni, oggi fondamentale per l’equilibrio del territorio e la qualità dei nostri prodotti. Serve trasparenza e reciprocità, soprattutto nei rapporti con l’estero, per salvaguardare tutte le nostre produzioni, dai cereali alla zootecnia da latte e da carne, che sono la base del valore aggiunto del Veneto.”

Montagner (Confagricoltura Padova): “Rendere l’agricoltura attrattiva per i giovani è una priorità”   

Montagner ha risposto alla domanda su come incentivare il ricambio generazionale, spiegando che servono strumenti concreti per rendere il settore più accessibile e sostenibile: “Per avvicinare i giovani all’agricoltura dobbiamo rendere il settore attraente, innovativo e competitivo. Oggi fare impresa agricola significa affrontare variabilità climatiche, scarsa forza contrattuale, burocrazia complessa e costi elevati per certificazioni come Global Gap, Grasp e SQNP. Senza un supporto economico, formativo e assicurativo, un giovane che vuole aprire un’azienda si trova subito in difficoltà.”


Ha aggiunto l’importanza degli strumenti di sostegno all’insediamento e dell’assicurazione contro eventi climatici avversi: “Misure come il primo insediamento, l’aiuto al credito e la formazione sono fondamentali, ma altrettanto importante è avere assicurazioni efficaci contro gelate, siccità e altri eventi estremi. Senza questi strumenti, le startup agricole rischiano di non decollare e le giovani imprese di fallire prima ancora di iniziare.” 

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