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Milano
Emergenza clima: Vogue esce con disegni e non con foto, ma ha davvero senso?

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Le immagini dell'Australia che brucia stanno facendo il giro del mondo. Sono immagini tragiche. Come quelle degli uragani, come quelle dei roghi in California. Come quelle di ogni tragedia. Il climate change è un fatto. Ed è un fatto con il quale fare i conti. L'emergenza esiste, è innegabile. Per affrontare questa emergenza ci sono metodi macro e micro. Quelli macro sono i più efficaci: accordi per ridurre le emissioni, cultura industriale nei paesi dall'economia emergente per far capire loro che preservare l'ambiente non impedisce di aumentare il benessere. Quelli micro, sono importanti perché ogni goccia fa il mare. Poi però ci sono le prese di posizione opportunistiche, quelle di marketing. E queste, proprio perché opportunistiche, mi stanno ampiamente sul cazzo. Stamattina sono sobbalzato quando mi è arrivato un comunicato di Condé Nast nel quale la casa editrice annuncia tutta trionfante che il nuovo numero di Vogue Italia non avrà foto ma solo disegni. Questo, dicono, per abbattere il co2 causato dagli spostamenti. Beh, giusto. Allora eliminiamo il fotogiornalismo e torniamo tutti quanti ai pittogrammi, o ai disegni della Domenica del Corriere. Una volta non si facevano le foto perché costavano troppo, o perchè la tecnologia era troppo rara. Ora, che i fotografi prendono uno stipendio da fame, le eliminano riempiendosi la bocca di climate change e altre amenità simili che sono talmente serie da non dover essere sporcate con iniziative come questa. Ma non è un problema. Personalmente non compro Vogue, perché non è un giornale adatto a me. Ma invece di badare alle foto, Condé Nast badi ai lettori e alle lettrici. Perché magari loro le foto le vorrebbero pure. Altrimenti finisce come a Vogue e nelle altre testate del gruppo, dove i licenziamenti insieme agli scivoli per andarsene si sprecano, e dove ci sono chiusure. Chissà, forse anche in quel caso, per risparmiare l'ossigeno delle persone che lavoravano in quegli uffici. A questo punto facciamo una bella cosa: evitiamo proprio di stampare Vogue, e di distribuirlo con i camion in tutta Italia. Un bel pdf e via la paura. Almeno la coerenza sarebbe salva.

fabio.massa@affaritaliani.it

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