Epatite dopo una trasfusione. Risarcimento da 500mila euro

E' stata una battaglia durata quasi trent'anni. Contro la malattia e contro lo Stato. Alla fine G.L. ce l'ha fatta e sarà risarcito con mezzo milione di euro per aver contratto l'epatite durante una trasfusione di sangue nel 1987 all'ospedale Niguarda di Milano.
A condannare il ministero della Salute al clamoroso rimborso è stato il giudice Giovanna Gentile della Decime sezione del tribunale civile del capoluogo lombardo. A G.L., queste le iniziali del paziente che dopo la trasfusione incriminata, effettuata alla fine degli anni Ottanta, denunciò la struttura sanitaria alle autorità competenti, toccheranno precisamente 507.603 euro.
Il dicastero della Salute dovrà anche pagare le spese processuali, fissate dal magistrato in complessive 12.268 euro. Il giudice ha dunque applicato il principio, già adottato in diversi tribunali, secondo cui nei casi di contagi per trasfusione di sangue infetto la responsabilità debba essere del ministero e, quindi, dello Stato. Sarebbero centinaia le cause già concluse o ancora in corso di persone che avrebbero contratto malattie come l'Aids o l'Epatite C in seguito alla somministrazione di prodotti farmaceutici salvavita distribuiti dal Servizio Sanitario Nazionale.
Molte vertenze si stano concludendo proprio in questi anni, perché gli accertamenti sono lunghi e complessi. Nell'aprile scorso Andrea Spinetti, presidente del comitato vittime sangue infetto aveva parlato di "epidemia che lo Stato nega", denunciando che sono almeno 7000 le persone in attesa di un risarcimento transattivo per trasfusioni ed emoderivati non controllati dal Sistema sanitario nazionale.