Milano
Equalize, Pazzali si difende: “Non sapevo nulla, Gallo e Calamucci mi hanno tradito”
L’ex presidente di Fondazione Fiera Milano, interrogato per oltre dieci ore, respinge le accuse e nega di aver ordinato accessi abusivi alle banche dati. “Equalize si occupava solo di ricerche reputazionali legali”

Enrico Pazzali
Enrico Pazzali, fondatore dell’agenzia investigativa Equalize ed ex presidente di Fondazione Fiera Milano, si è difeso davanti ai magistrati di Milano respingendo le accuse di aver guidato una centrale di dossieraggi illegali. Interrogato per oltre dieci ore dal pm della Dda Francesco De Tommasi, Pazzali ha dichiarato di essere stato “tenuto all’oscuro” dalle attività illecite condotte da Carmine Gallo e Nunzio Samuele Calamucci. “Non ho mai chiesto report illegali né dossier su politici o istituzioni”, ha ribadito.
Equalize, Pazzali si difende durante l'interrogatorio fiume
Enrico Pazzali, fondatore di Equalize ed ex presidente di Fondazione Fiera Milano, ha respinto con forza le accuse di aver diretto una rete di dossieraggi illegali. Davanti al pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Francesco De Tommasi, l’ex manager ha parlato per oltre dieci ore, dichiarandosi “totalmente estraneo” alle attività contestate. Difeso dall’avvocato Federico Cecconi, Pazzali ha sostenuto di essere stato “tenuto all’oscuro” dagli illeciti compiuti da Carmine Gallo, ex superpoliziotto deceduto lo scorso marzo, e dall’informatico Nunzio Samuele Calamucci.
Pazzali: “Mi hanno tradito, mentivano su tutto”
“Gallo mi ha tradito, Calamucci mentiva”, avrebbe detto Pazzali durante l’interrogatorio. Secondo la sua versione, gli accessi abusivi alle banche dati delle forze dell’ordine, tra cui lo Sdi, venivano effettuati senza il suo consenso e a sua insaputa. Il suo ruolo, ha spiegato, era limitato a gestire un business “basato su relazioni reputazionali perfettamente legali”. “Mai ordinato dossier illegali, né chiesto informazioni su figure politiche o istituzionali come Ignazio La Russa o Daniela Santanchè”, ha ribadito. Le ricerche richieste, ha aggiunto, riguardavano soltanto “fonti aperte” e venivano effettuate “per committenti o per curiosità personale”.
La posizione della Procura e i dubbi degli inquirenti
Gli investigatori, tuttavia, gli hanno fatto notare che alcune richieste riguardavano “persone comuni”, circostanza che avrebbe dovuto indurlo a sospettare la natura illegale delle informazioni raccolte. La Procura di Milano contesta a Pazzali il ruolo di promotore di un’associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a dati riservati e alla costruzione di dossier su centinaia di persone, tra cui manager, imprenditori e personaggi pubblici come Paolo Scaroni e Alex Britti.
L’inchiesta e il ruolo di Equalize
L’indagine, conclusa nei mesi scorsi con 15 indagati e oltre 200 capi di imputazione, ruota attorno all’attività dell’agenzia Equalize, che secondo l’accusa sarebbe stata una vera e propria “centrale di spionaggio privato”. Il Tribunale del Riesame, pur confermando i gravi indizi di colpevolezza, aveva respinto la richiesta di arresti domiciliari per Pazzali, ritenendo che “non possieda alcuna competenza informatica o investigativa” per reiterare i reati.
I nuovi sviluppi e le collaborazioni in corso
Dopo la chiusura dell’inchiesta, anche Nunzio Samuele Calamucci è stato nuovamente ascoltato dagli inquirenti. L’informatico, che sta collaborando con la magistratura, ha reso numerosi verbali — l’ultimo dei quali è stato secretato. Le sue dichiarazioni potrebbero essere decisive per chiarire il grado di coinvolgimento di Pazzali nella rete di dossieraggi, un sistema che, secondo l’accusa, utilizzava metodi tipici dei servizi segreti per raccogliere informazioni riservate su politici, imprenditori e cittadini comuni.