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Milano

Scritta "Family Day" sul Pirellone: il presidente del consiglio Raffaele Cattaneo ricostruisce come è andata: "L'iniziativa della scritta è stata assunta dalla Giunta che l'ha comunicata al Consiglio Regionale solo dopo aver preso la decisione nella propria seduta dello scorso venerdì 22 gennaio. La nostra seduta di Ufficio di Presidenza si è tenuta giovedì 21 gennaio e a quel momento non era pervenuta alcuna informazione da parte della Giunta in ordine alle proprie volontà. Ho pregato il Segretario Generale di informare immediatamente tutti i membri della Comunicazione ricevuta dalla Giunta, cosa che è puntualmente avvenuta nella stessa giornata di venerdì. Si può legittimamente discutere sull'opportunità di questa modalità e ribadire che il Consiglio Regionale debba essere la casa di tutti, ma resta il fatto che il palazzo è di proprietà della Giunta, la quale ha disposto come ha ritenuto di un bene di sua proprietà".

"Condivido la considerazione - ha aggiunto - che una maggiore autonomia del Consiglio ne preserverebbe meglio le prerogative istituzionali - io stesso ho proposto di assumere iniziative in tal senso - ma al momento non posso non constatare come non esistano regolamenti o norme a tutela della autonomia del Consiglio Regionale in forza dei quali ci si possa legittimamente appellare al Presidente del Consiglio Regionale per chiedere un intervento. Nè l'articolo 22 dello Statuto, che afferma il principio di autonomia del Consiglio Regionale, ha avuto finora norme positive di attuazione" è questo parte del contenuto di una lettera inviata dal Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, ai membri dell'Ufficio di Presidenza che dà risposta ad alcune lettere inviate nei giorni scorsi dai componenti dell'UDP.

"Non si può non rilevare come in casi analoghi di uso delle istituzioni a sostegno di una posizione non condivisa da tutti si usi da parte di alcune voci una doppia morale: quando questa posizione è a favore di una certa visione antropologica e politica non si ravvisano analoghe contestazioni. Ad esempio quando alcuni Sindaci, anche in Lombardia, hanno deciso di registrare unioni civili o matrimoni omosessuali contro le norme vigenti, piuttosto che di far sventolare vessilli di parte dalle finestre dei loro edifici pubblici, non ricordo di aver udito voci altrettanto forti da parte dei contestatori di oggi. Se si vuol difendere un principio di imparzialità questo deve valere sempre, non solo quando fa comodo per interessi politici di parte. Da Presidente del Consiglio Regionale, garante di una istituzione che è di tutti, non posso accettare che il connubio tra simboli delle istituzioni pubbliche e battaglie politiche possa essere accettato in certi casi e non in altri, secondo convenienza. Infine, si lamenta il fatto che questa decisione non sia stata assunta con una votazione in Ufficio di Presidenza. È vero: la seduta dell'Ufficio di Presidenza si è tenuta appunto giovedì pomeriggio e a quel momento non era pervenuta dalla Giunta alcuna comunicazione sulle proprie intenzioni. Ciò non di meno non posso non osservare come, anche nel caso in cui fosse pervenuta una comunicazione precedente, l'Ufficio di Presidenza non avrebbe avuto la potestà di modificare le decisioni della Giunta".

"Dunque - annota Cattaneo - non valgono a molto le osservazioni formulate da alcuni secondo le quali sarebbe stata verbalizzata nella riunione dell'UdP di giovedì 20 gennaio una maggioranza contraria al sostegno ad eventuali iniziative in tal senso. Non siamo infatti nel caso di una specifica competenza dell'UdP come avvenuto in occasione del patrocinio al "Gay pride". Del resto non può neppure essere ignorata la circostanza che un voto in UdP avrebbe rappresentato presumibilmente una volontà diversa da quella della maggioranza del Consiglio Regionale, anche questo con qualche discutibile conseguenza sul piano del rispetto della democrazia sostanziale. Il Presidente nella lettera ha inoltre precisato di non ravvedere "la necessità di alcuna convocazione straordinaria dell'ufficio di presidenza, che potrà affrontare la questione nella prevista riunione di lunedì prossimo, né di altre iniziative a riguardo. Il mio auspicio invece è che il dibattito fra noi possa essere riportato sui contenuti del DDL Cirinnà. Non occorre uno scontro ideologico, ma una reale volontà di ascolto e confronto reciproco, senza pregiudizi né discriminazioni, nel rispetto dei diritti di tutti - quelli che chiedono riconoscimento e a maggior ragione quelli che sono già riconosciuti dalla nostra Costituzione - e dei sentimenti più profondi del nostro popolo. Auspico infine che su questi temi si possa esprimere presto l'aula consiliare, nel rispetto delle posizioni di tutti, ma anche nell'esercizio delle proprie funzioni di indirizzo politico attraverso gli strumenti della sovranità democratica, così da formulare un indirizzo chiaro per la Giunta e per l'Ufficio di Presidenza".

LA PROTESTA CINQUE STELLE: "MARONI IRRISPETTOSO DEL CONSIGLIO" - Ma le polemiche non sembrano destinate a sopirsi. Il MoVimento 5 stelle ha depositato una mozione per impegnare presidente e Giunta regionale a definire gli strumenti legislativi e organizzativi affinchè la proprietà di Palazzo Pirelli sia del Consiglio regionale e dell'uffiio di presidenza. Di modo che passi proprio dall'ufficio di presidenza stessa il via libera per qualsiasi iniziativa pubblica che coinvolga le strutture e gli uffici di Palazzo Pirelli. I pentastellati avevano parallelamente alla mozione anche fatto richiesta di una convocazione di seduta urgente dell'ufficio di presidenza siglata dal consigliere regionale Eugenio Casalino, che aveva affermato: "Il comportamento del presidente Maroni e della Giunta è stato oltremodo irrispettoso del ruolo e della dignità del Consiglio regionale e ha messo in discussione l'autonomia del Consiglio stesso così come sancita dallo Statuto di autonomia di Regione Lombardia e dalla Costituzione. Conseguentemente, con la presente, ti chiedo di indire una seduta straordinaria e urgente dell'Ufficio di presidenza al fine di discutere l'argomento e decidere quali azioni intraprendere a tutela della dignità del consiglio e delle sue prerogative istituzionali".

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