Garlasco, la strana giravolta di Venditti che nel 2017 portò all'archiviazione di Sempio - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 12:08

Garlasco, la strana giravolta di Venditti che nel 2017 portò all'archiviazione di Sempio

Emergono atti che sembrano dimostrare come nel 2017 fossero imminenti misure coercitive a carico di Andrea Sempio. Poi pochi giorni dopo il procuratore Mario Venditti chiese l'archiviazione

di Giorgio d'Enrico

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Garlasco, la strana giravolta di Venditti che nel 2017 portò all'archiviazione di Sempio

Delitto di Garlasco, una apparente contraddizione durante le indagini preliminari a carico di Andrea Sempio nel 2017 finisce sotto i riflettori oggi che il procuratore capo di allora, Mario Venditti, è accusato di corruzione per l'archiviazione di otto anni fa. Come noto, il 15 marzo 2017 i magistrati Mario Venditti e Giulia Pezzino proposero al gip Fabio Lambertucci la richiesta di archiviazione per Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi finito sotto indagine per omicidio volontario. Otto giorni dopo, il gip accolse pienamente la richiesta dei pubblici ministeri e dispose il decreto di archiviazione.

Una decisione formalmente legittima, ma che presenta più di una perplessità. Lo stesso Venditti avrebbe poi dichiarato di aver impiegato “21 secondi per capire che nell’inchiesta non c’era nulla”, ma una inchiesta di Panorama rivela ora come, solo poche settimane prima, lo scenario apparisse radicalmente diverso. Vediamo perchè.

Le intercettazioni di Sempio nel 2017 e le "richieste di misura coercitiva da completare"

Il 29 dicembre 2016 Andrea Sempio venne iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario, ai sensi dell’articolo 575 del codice penale. A fine gennaio 2017, i magistrati Venditti e Pezzino chiesero al gip Lambertucci un pacchetto di 45 intercettazioni, estese alle utenze di Sempio e dei familiari.

Il giudice autorizzò la misura il 2 febbraio 2017: otto linee telefoniche, tra cellulari e numero fisso, furono messe sotto controllo per 15 giorni. Parallelamente vennero installate microspie e un localizzatore Gps sull’auto di famiglia, una Suzuki SX4 intestata al padre Giuseppe. I dispositivi restarono attivi dall’8 al 22 febbraio.

Il decreto d’autorizzazione — riporta Panorama — spiegava che le intercettazioni servivano a raccogliere elementi “che altrimenti non sarebbero stati acquisibili”, poiché Sempio avrebbe potuto discutere dei fatti “con i propri parenti o interlocutori vicini”.

Quando la polizia giudiziaria comunicò la cessazione delle intercettazioni, il 22 febbraio 2017, i pm Venditti e Pezzino chiesero al gip di autorizzare il ritardato deposito dei verbali, delle registrazioni e della documentazione. La motivazione, citata dal settimanale, era che “le indagini erano ancora in corso” e che un deposito anticipato avrebbe potuto procurare "grave pregiudizio alla prosecuzione delle indagini stesse, in quando devono essere ancora completate le richieste di misura coercitiva a carico degli indagati".

Un passaggio che oggi suscita interrogativi: appena venti giorni dopo quella nota in cui si fa riferimento ad una richesta di misure cautelari in via di completamento, gli stessi magistrati presentarono invece al giudice la proposta di archiviazione. Se stavano ancora lavorando a una richiesta di arresto, perché la decisione fu rovesciata così rapidamente? E se invece non era vero, perché fu chiesto il rinvio del deposito delle intercettazioni?

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Il settimanale cita anche la testimonianza resa nel settembre scorso dal maresciallo Giuseppe Spoto, che insieme al collega Silvio Sapone aveva eseguito le intercettazioni. A verbale, Spoto avrebbe raccontato di aver trascritto solo parte delle conversazioni “perché il dottor Venditti disse che gli servivano subito per fare l’archiviazione”. Non, dunque, per preparare un’ordinanza cautelare. Secondo Panorama, questo dettaglio rafforzerebbe i dubbi su una gestione poco lineare della fase finale dell’indagine.

L’inchiesta di Brescia e l'ipotesi di corruzione

A distanza di otto anni, la Procura di Brescia ha iscritto il magistrato Mario Venditti nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, un’ipotesi che lui respinge con fermezza. Il nuovo filone investigativo punta a chiarire eventuali irregolarità nella gestione del fascicolo su Sempio e nella successiva archiviazione. Sotto i riflettori,  movimentazioni bancarie ritenute anomale come il versamento a favore della famiglia Sempio di assegni per com­plessivi 43mila euro da par­te di alcuni parenti e i prelievi di contanti per 35mila euro ef­fettuati da Andrea e dal pa­dre Giuseppe.

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