Milano
Garlasco, i pm ci riprovano. Nuova richiesta di sequestro per pc e cellulare di Venditti: "Potrebbero esserci chat cancellate"
Dopo l’annullamento del primo decreto per genericità, si apre un nuovo capitolo sull’inchiesta per corruzione in atti giudiziari: nel mirino i rapporti tra inquirenti e la famiglia Sempio

Mario Venditti
Garlasco, la Procura di Brescia ci riprova: nuova richiesta di sequestro per pc e cellulare di Venditti
È fissata per venerdì la nuova udienza davanti al Tribunale del Riesame di Brescia sul caso dell’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta sul delitto di Garlasco. Secondo la Procura, il magistrato avrebbe favorito nel 2017 l’archiviazione di Andrea Sempio, ora nuovamente indagato per concorso nell’omicidio di Chiara Poggi.
Il primo sequestro era stato annullato "per genericità"
Il nuovo confronto arriva dopo che lo stesso Riesame aveva già annullato il primo decreto di sequestro — disposto lo scorso 26 settembre — di cellulare, computer e hard disk di Venditti, ritenendo troppo generica la richiesta firmata dal procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, e dalla pm Claudia Moregola. Si tratta dunque del secondo tentativo, da parte degli inquirenti, di ottenere accesso ai contenuti digitali dell’ex magistrato, mentre è ancora pendente una richiesta di incidente probatorio per acquisire formalmente il materiale informatico.
Nella nuova istanza di sequestro, la Procura di Brescia sostiene che all’interno dei dispositivi siano presenti “elementi utili alla prova del reato”, pur ammettendo di non poter indicare specifiche parole chiave da cercare. L’obiettivo, spiegano i magistrati, sarebbe quello di indagare “a tutto tondo sui rapporti tra inquirenti, polizia giudiziaria e la famiglia Sempio o i loro avvocati e consulenti tecnici”, e su eventuali “versamenti di denaro agli inquirenti, anche attraverso terzi soggetti”.
Le chat cancellate che potrebbe essere recuperate
Nella richiesta si parla anche della possibilità di ricostruire conversazioni o chat cancellate, che potrebbero contenere riferimenti utili alla ricostruzione del presunto sistema di relazioni. La Procura chiede di poter accedere liberamente a undici anni di attività informatiche dell’ex pm, definendo “di estrema utilità” l’individuazione di ogni traccia digitale connessa all’indagine.
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