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Milano

La varietà necessaria del potere che fa bene alla politica (e a Milano)

La lunga strada per costruire una nuova stagione di partecipazione in una scena politica milanese che si sta animando. Con al centro i valori delle comunità, delle relazioni e delle persone. Il commento

di Anna Catasta

La varietà necessaria del potere che fa bene alla politica (e a Milano)

La scorsa settimana il risultato elettorale di Genova e di altre città sembrava prefigurare l’inizio di un percorso di ricerca faticosa ma necessaria di convergenza tra le forze politiche del ‘centrosinistra’ o ‘campo largo’.

Così non è stato a conferma del fatto che il rinnovamento della partecipazione politica non può partire solo da accordi tra ‘generali e colonnelli dei partiti’ (declinato al maschile e al femminile) ma deve coinvolgere le persone.

La lezione di Genova forse sta anche in questo; certo l’alleanza extralarge che ha sostenuto la candidata sindaco è stata un elemento decisivo della vittoria, ma importante è stata anche la scelta della persona.

Silvia Salis ha rappresentato e rappresenta una novità positiva e sostenibile per la Genova di oggi che vuole uscire dalle pastoie di vecchi schemi politici e così è stato nell’espressione del voto che ha registrato anche una  piccola ma significativa inversione di tendenza dei dati di affluenza  ( 51,90 per cento degli aventi diritto).

La strada è ancora lunga ma non bisogna lasciare nulla di intentato per cercare di costruire una nuova stagione di partecipazione. Il contesto milanese rappresenta un’opportunità interessante ma complessa per disegnare qualche percorso diverso per cultura e approccio.

Milano è governata da una maggioranza ampia (quasi extra large) ma la comunità degli osservatori politici sottolinea la necessità di costruire nei prossimi anni una svolta nelle politiche di governo della città; non si tratta solo di superare l’impasse della vicenda Salva Milano ma di elaborare e realizzare una strategia complessiva.

E, elemento non trascurabile, bisogna tentare di raccogliere la disponibilità di personalità di rilievo (magari una donna come auspicato da Piervito Antoniazzi su queste pagine) ad assumersi la responsabilità civica del faticoso e scomodo ruolo di sindaco di Milano.

La scena politica milanese si sta animando; la nascita del circolo Matteotti la scorsa settimana ha disegnato nuovi scenari aggregativi di cui si potrà valutare il profilo solo nel prossimo futuro. Ma qualcosa si sta muovendo anche in altri ambiti culturali e valoriali, che forse prendendo il problema un po' più da lontano, vogliono superare i confini del dibattito strettamente partitico.

La presentazione del libro “La varietà necessaria del potere”

Va in questa direzione l’incontro che si terrà il 6 giugno alle ore 18 presso AngoloMilano in cui si discuterà del libro ‘La varietà necessaria del potere Cooperazione e corresponsabilità come chiavi di successo delle organizzazioni’ scritto da Alberto Felice De Toni e Eugenio Bastianoni. Nel libro si analizzano alcune organizzazioni (tra i quali i Gesuiti e la Toyota) in cui coesistono modelli auto / organizzativi e modelli gerarchici come chiave del successo e dell’innovazione.

Dato il profilo politico di De Toni (sindaco di Udine con una maggioranza extra large) e dei tre discussant Cristina Messa, Elena Granata, Emmanuel Conte, protagonisti della vita culturale e istituzionale della città, è facile prevedere che il dibattito sui modelli organizzativi si allarghi anche alla politica con particolare riferimento alle radici delle gerarchie e del  potere nei partiti e allo spazio effettivo di una partecipazione democratica basata sulla creatività e sulla autonomia delle persone.

Nuovi cammini politici a Milano,  tra  non integralismo e  partecipazione

Discussione quanto mai utile se si vuole comprendere perché una gerarchia politica senza base è destinata ad autoriprodursi anche grazie alle norme della legge elettorale che consegna ai partiti la scelta dei candidati e a privilegiare spesso scelte divisive e di conferma di identità per lo meno inadeguate ad opporsi ai populismi.

Partire dai valori delle comunità, delle relazioni e delle persone può significare rivisitare il senso della politica e della rappresentanza, anche in una città come Milano; arginare la cultura del comando della città, tipica del centrodestra, ma praticata a volte anche in campo opposto ipotizzando magari candidati di forte richiamo mediatico ma con scarsa capacità di attivare le reti già attive e i giovani.

Parliamo di valori cattolici? Forse ma non solo perché la presenza in politica dei cattolici e i principi della dottrina sociale della Chiesa non sono in contrasto con la laicità dello Stato e, soprattutto a Milano potenziare il dibattito già aperto nella rete di Trieste (formata da amministratori cattolici e non solo) è interesse di tutti, anche da chi, come me, cattolica non è più da un pezzo.

La varietà necessaria del potere, per parafrasare il titolo del libro, fa bene anche in politica e anche a Milano per evitare il rischio, in una partita importante come quella per le elezioni amministrative, di restringere il confronto o aspettare colpi di scena salvifici da Roma.

Forse fiorirà una nuova Margherita 2.0 come ipotizza Cristina Giudici? Non sono in grado di dirlo; può essere che l’appuntamento di venerdì, sia solo un primo passo verso ‘nuovi cammini politici a Milano', all’insegna del non integralismo e della partecipazione.

Anna Catasta
vicepresidente del Centro Caldara

 








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