Milano
Malamovida a Milano, i residenti di Porta Venezia: "Assediati a casa nostra. I politici? Ci consigliavano di trasferirci in campagna"
Elena Montafia, portavoce del Comitato Lazzaretto, commenta la sentenza del tribunale che impone al Comune di Milano di risarcire i residenti: "Il ricorso di Sala? Ce lo aspettavamo, ma è agghiacciante". L'intervista

Malamovida a Milano, i residenti di Porta Venezia: "Assediati a casa nostra. I politici? Ci consigliavano di trasferirci in campagna"
La sentenza sulla movida in Porta Venezia che condanna il Comune di Milano a risarcire i cittadini del Comitato Lazzaretto ha fatto rumore. Il sindaco Beppe Sala ha annunciato il ricorso, affermando che "è impossibile che il Comune paghi le conseguenze di tutto". Questo pensiero non è però condiviso da Elena Montafia, portavoce del Comitato Lazzaretto e del Comitato MilaNo Degrado e Malamovida. Che da anni, racconta, si sente assediata a casa propria: "Siamo violentati da un’orda di persone che ci impedisce di entrare nelle nostre case, che genera un rumore che ci costringe a tenere le finestre chiuse dodici mesi all’anno". E la politica? "Ci hanno dato dei pazzi o ci hanno suggerito di trasferirci in campagna". In più, nel tempo è aumentata anche l'insicurezza: "Da madre, quando i miei figli escono alla sera mi faccio il segno della croce". L'INTERVISTA
Montafia, in che modo il rumore e il degrado hanno inciso concretamente sulla vostra vita quotidiana e sulla salute? Cioè quali sono stati gli effetti negativi che avete avvertito?
Ci sentiamo assediati a casa nostra. Violentati da un’orda di persone che ci impedisce di entrare nelle nostre case, che genera un rumore che ci costringe a tenere le finestre chiuse dodici mesi all’anno. Siamo arrivati al punto di alzare notelvolmente il volume della voce per farci sentire, e persino quello della tv. Abbiamo passato notti intere a cercare un aiuto delle istituzioni, a chiamare le forze dell’ordine, che però non intervengono. Il degrado proviene anche dai diversi dehors sorti negli ultimi anni, spesso orrendi anche dal punto di vista architettonico.
C'è un episodio che secondo lei rappresenta meglio quello che avete vissuto in questi anni?
Da noi, ormai, non sono più episodi. Si tratta infatti di un problema continuo. Dall’ambulanza che non passa, fino ai fuochi d’artificio di notte con i bambini che urlano spaventati. Per non parlare dei DJ Set a cielo aperto e delle luminarie installate che accecano i residenti. Noi non siamo più residenti, siamo tubi digerenti, ma nel linguaggio comunale ci chiamano “City Users”.
Lei cosa ne pensa del fatto che il sindaco ha annunciato che il Comune farà ricorso sulla sentenza?
Ce lo aspettavamo. Da un punto di vista razionale non siamo sorpresi. Concettualmente, però, è agghiacciante. Quando un Tribunale dà ragione ai cittadini, mi aspetterei che il sindaco faccia di tutto per ricucire il rapporto con coloro che lo hanno eletto. E invece no. Ci amareggia il fatto che un sindaco, invece di trovare soluzioni, cerchi alibi.
Avete mai provato a parlare con i gestori dei bar per cercare di arrivare ad una soluzione? Se sì, cosa vi hanno risposto?
Noi residenti abbiamo iniziato proprio attraverso un dialogo con i bar. Ho ricevuto risposte scocciate da parte dei gestori delle attività, che mi accusavano di inventarmi le accuse. Allora abbiamo portato la situazione nei consigli di municipio, dove ci hanno dato dei “pazzi”. Oppure ci hanno detto che se ci dava fastidio il rumore dovevamo fare ricorso al Lexotan, o trasferirci in una casa in campagna. Hanno avuto un atteggiamento molto scomposto. Quando poi il Comune avviò i tavoli di dialogo, invitò solo i gestori: noi non siamo stati mai coinvolti.
La movida notturna prosegue ben oltre le 2 di notte, orario di chiusura dei locali, è così?
Qualche locale aveva mantenuto la promessa di chiudere alle due di notte. Rimanevano però folle di persone ben oltre le 2. La Polizia non è mai intervenuta. Ci sono poi episodi ancillari, come la microcriminalità e gli spacciatori. La via limitrofa a via Lecco presenta poi un altro problema legato a immigrati senza fissa dimora, molto spesso ubriachi e che non di rado diventano molesti.
Voi queste tematiche le sollevate da anni. Con il passare del tempo come avete visto evolversi la situazione: c'è anche un crescente problema di insicurezza?
Il fatto è che ormai Milano è diventata una città insicura, e non lo dico io ma i dati. Da madre, quando i miei figli escono alla sera mi faccio il segno della croce, perché ho una paura che non ho mai avuto quando io ero ragazza. Gli stessi ragazzi hanno più paura di prima. La città è diventata un luogo meno piacevole dove stare, al contrario di prima quando era più accogliente. Rilevo poi il fenomeno emergente delle baby gang da ormai quattro anni. La giunta milanese è inclusiva e green solo a parole: in realtà ha escluso i suoi cittadini. I giovani non possono pensare di vivere in questa città, perché non ci sono risorse economiche che reggano i costi di questa città.













