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Milano
Mantovani torna in Regione tra le proteste. E cita Gramsci. VIDEO

Mario Mantovani entra in aula. E parla, dopo una mattinata convulsa che ha visto due espulsioni nel Movimento 5 Stelle, tra cui l’ex candidata presidente Silvana Carcano, per avergli impedito di parlare con fischietti e ostruzione fisica (e contestualmente con accuse di “epiteti ai danni della consigliera Carcano da parte di Mantovani”, come affermato dal capogruppo M5S Corbetta). Parla, si difende. E conclude citando Gramsci. Qualcosa vorrà pur dire.

"Cadere non e' ne' pericoloso ne' indecoroso, ma non rialzarsi e' entrambe le cose. Proseguiro' il mio impegno con dedizione e umilta'". Queste le parole con cui ha reso nota al Consiglio regionale lombardo la propria intenzione di andare avanti con l'attivita' istituzionale. Mantovani ha preso la parola in Aula alla ripresa della seduta, difendendo se stesso e il principio della presunzione di innocenza. "Ero incerto su quale fosse la scelta piu' giusta - ha detto il consigliere di Forza Italia - e alla fine ho deciso di dare retta alla mia coscienza. Avrei potuto ritirarmi dopo 9 anni di incarichi ma la Lombardia ha bisogno di verita' e la verita' e' che mi sono voluto mettere a disposizione per il bene del popolo. Sono estraneo a tutte le accuse mosse. Negli ultimi 50 anni - ha proseguito Mantovani - 4 milioni di cittadini sono stati arrestati e poi rilasciati. Possibile che la politica non impari? Se ho sbagliato ho gia' pagato, se non ho sbagliato ho gia' pagato ingiustamente e chi doveva pagare non paghera'. Ora intendo far valere il principio costituzionale di presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. E' una questione di dignita'".

 

Mantovani ha poi fatto notare che, sebbene le cronache abbiano spesso raccontato la sua vicenda giudiziaria alludendo a tangenti, la "parola tangenti non compare una sola volta negli atti".

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