Il weekend che accende Milano: potere, rituali e luce nuova sulle passerelle MFW - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 16:23

Il weekend che accende Milano: potere, rituali e luce nuova sulle passerelle MFW

Dalla teatralità magnetica di Elisabetta Franchi a Palazzo Acerbi ai paesaggi sonori di HUI in 10 Corso Como; Calcaterra celebra un decennale di silhouette sospese, mentre l’eleganza radiosa di Ermanno Scervino si impone con grazia solare

di Krystel Lowell

Il weekend che accende Milano: potere, rituali e luce nuova sulle passerelle MFW

Milano, weekend di fuoco. Le luci della Fashion Week disegnano una mappa fatta di contrasti, rituali contemporanei e savoir-faire italiano che non teme l’innovazione. La città risuona di storie: alcune sussurrate, altre dichiarate, tutte pensate per restare.

Elisabetta Franchi, la casa del mistero

A Palazzo Acerbi — la leggendaria “Casa del Diavolo” barocca nel cuore di Milano — Franchi mette in scena un manifesto di seduzione e controllo: spalle scolpite nei blazer, pantaloni capri che alleggeriscono il passo, bustier e maglieria seconda pelle. Il trench oversize diventa schermo e svelamento insieme; frange in tripolino, pelle e organza moltiplicano il movimento; reti di perline, satin goffrato effetto struzzo e denim vissuto lavorano la materia come un basso continuo. In passerella, un femminile magnetico, deciso, con gioielli dorati e palette che bilancia nero, burro e nude con rosa boudoir e terre calde. Un ritorno a Palazzo Acerbi che conferma il dialogo tra aura storica e potere contemporaneo.

Ermanno Scervino, cartoline di luce

Tra pizzi e uncinetti come garze mosse dal vento, la collezione attraversa trasparenze e pieni, con chiffon lavorato “a petalo d’iris” che diventa tessuto da blazer. Nappa leggerissima, cristalli in trame geometriche, e una tavolozza che va dai blu saturi ai gessi polverosi fino all’arancio ceramica: un’eleganza solare, precisa, che alleggerisce anche gli accessori — dalle zeppe in sughero ai sandali ricamati — per una grazia che non cede al fragore.

HUI, il rito dei sensi a 10 Corso Como

“The Song of Silver” trasforma la sfilata in esperienza: argenti battuti e pendenti Miao dialogano con sete riciclate, denim vegetale e cotoni biologici. Luci soffuse, profumi di sandalo e il ritmo delle campanelle costruiscono un paesaggio tattile e sonoro che unisce moda, spiritualità e sostenibilità d’autore. È moda come ponte culturale, con un’estetica minimale e universale, mossa dalla cura del gesto e del simbolo.

Luisa Spagnoli, naturale come un respiro

Un “ritorno all’essenziale” che è raffinata architettura: lino, cotone, garza, georgette e organza costruiscono volumi impalpabili; le vite segnate in maglia definiscono il corpo senza costringerlo; righe marinière e floreali contemporanei danno ritmo e leggerezza. La palette — corallo, limone, sabbia, acqua, rosa e pervinca con profondità cacao e bronzo — racconta una femminilità libera e colta, “naturalmente chic”, completata dalla nuova borsa LS 1928. Un’eleganza che celebra il corpo come misura del mondo.

Calcaterra, la forza del silenzio

Per il decennale in calendario CNMI, una silhouette nuova e non binaria prende forma: giacche “strizzatissime” con echi di monili berberi, spenser che sfiorano abiti fluidi e pantaloni voluminosi stretti sul fondo. È un viaggio tra epoche e memorie, dove la sartorialità maschile incontra una sensualità sottile e pensata. Collaborazioni mirate radicano la collezione in un’idea di eleganza che resiste al tempo.

Ferragamo, Jazz Age reloaded

Maximilian Davis guarda al 1920 per scrivere un 2026 di drop-waist fluttuanti, speakeasy suiting e accessori scultorei: il leopardo si fa grafico, la seta devoré danza, la Hug bag si aggiorna, i tacchi S diventano segno. Un omaggio all’audacia dei ruggenti, filtrato da un occhio contemporaneo e gender-fluid.

Barbara Rizzi, il destino scritto negli elementi

“Maktub”, parola araba che significa tutto è scritto, diventa il filo rosso della collezione PE26. Ispirata da Paulo Coelho e dagli elementi primordiali — Terra, Acqua, Fuoco, Aria — più un quinto, la Libertà, la sfilata si trasforma in rito mistico. Broccati e sete evocano nobiltà e antichi rituali; chiffon e organza danzano come fumo; crêpe e cady modellano armature fluide. La palette parla di energie: bianco e argento lunare, oro sacro, sabbia e marrone di radici, verde mare profondo, rosso passione, nero occulto. In passerella, figure magnetiche incarnano una femminilità che non teme la follia creativa: libera, audace, sicura di sé. Barbara Rizzi affida così alla moda il ruolo di linguaggio dell’empowerment, manifesto di un destino che trova la sua magia proprio nella libertà di riscriverlo.

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