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Milano, attivista Lgbt aggredito da cinque uomini

Milano, attivista Lgbt aggredito da cinque uomini

“Vediamo se piangi adesso, frocio di merda": così nella notte di venerdì un giovane, universitario di venti anni, è stato aggredito da cinque uomini in zona Lambrate. A denunciare i fatti l'organizzazione Rete della conoscenza Milano, movimento femminista Lgbt.

Questa la nota sul profilo facebook: "Durante questo weekend un nostro compagno è stato aggredito da un gruppo di fascisti. Lo hanno accerchiato in una strada poco illuminata dopo averlo seguito avendolo riconosciuto al suo passaggio, essendo il compagno da sempre in prima linea nelle battaglie transfemministe della comunità LGBT+, esponendosi spesso pubblicamente su temi come l’omotransfobia, l’antifascismo, l’educazione sessuale e la mascolinità tossica. Una volta raggiunto gli hanno schiacciato la faccia contro un muro alternando insulti a schiaffi. Fortunatamente l’episodio è durato poco, visto che il passaggio di altre macchine ha indotto gli aggressori a fuggire".

"Non solo dobbiamo stringerci in solidarietà come comunità politica e umana intorno ad un nostro compagno - prosegue il post - ma è più che mai necessario immaginare e mettere in pratica un modello di abitare la città che impedisca che avvengano episodi come questo. Il nostro compagno sta bene, ma poteva finire molto peggio così come poteva toccare a chi non ha la fortuna di essere spalleggiato da una comunità politica. Non crediamo nei gesti eroici, anzi, davanti a una violenza squadrista, come qualunque altra forma di prevaricazione, nessuno è tenuto a essere “forte” e non spezzarsi".

Quindi la denuncia: "Non è la prima volta che un episodio del genere avviene nella Milano aperta e “gay friendly”, non è la prima volta che chi si espone venga attaccato e chissà perché le aggressioni avvengono lontane dai muri arcobaleno della panchina della fermata della metro di Porta Venezia. Ed ecco che bisognerebbe capire che a nulla serve un quartiere ricco del centro trasformato in vetrina per le nostre identità per poter permettere a qualche sponsor di guadagnarci sopra, se poi nelle periferie o semplicemente a qualche passo dal centro diventa pericoloso camminare da soli di notte. I quartieri sono sempre più dormitori senza luci e inanimati di notte, dove la lotta alla socialità a colpi di politiche del decoro ha favorito chi lucra sugli affitti per gli studenti e li ha svuotati dei reali strumenti di “sicurezza”: la possibilità da parte delle comunità dei quartieri di poter vivere le strade, aprendo a meccanismi inclusivi e di tutela collettiva. Rifiutiamo inoltre ogni tentativo di spacciare una maggiore presenza delle forze dell’ordine per le strade come forma di sicurezza, visto che in anni di indulgenza verso i gruppi fascisti da parte dello stato abbiamo assistito alla loro diffusione e non del loro contenimento, per non parlare dell’umiliazione che troppe volte rappresenta dover esporre denuncia per aggressioni omotransfobiche (figuriamoci per stupro o molestie), dove non sempre si viene creduti e il più delle volte bisogna pure sopportare risatine e battute sulla propria sessualità".

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