Milano: deceduto dopo trapianto di cuore, archiviata posizione di 5 medici
L'omicidio di Marilena Negri e' ancora impunito a causa anche del sistema dello scorretto funzionamento del sistema di sorveglianza
Milano: deceduto dopo trapianto di cuore, archiviata posizione di 5 medici
Il gip del Tribunale di Milano ha disposto l'archiviazione del procedimento iniziato nel 2016 a carico di cinque medici accusati di omicidio colposo per la morte di un paziente romano di 61 anni, deceduto dopo il trapianto di cuore. Si trattava di due medici del San Raffaele di Milano e tre del San Camillo di Roma. "Il giudice, nell'accogliere la richiesta di archiviazione, ha aderito alle considerazioni tecniche condivise dai consulenti del Pubblico Ministero e della difesa del San Raffaele che hanno tra l'altro dimostrato l'assoluta correttezza nello svolgimento degli accertamenti clinici volti a stabilire l'idoneità del cuore ai fini del trapianto", commenta in una nota l'avvocato Jean-Paule Castagno di Clifford Chance, che ha agito insieme al senior associate, avvocato Pasquale Grella, come difensore di fiducia di uno dei medici del San Raffaele.
Nessuna "errata o imprudente valutazione di idoneita' del cuore ma a portare "all'insuccesso dell'intervento" e' stata "una molteplicita' di fattori" dovuti alla "difficile patologia del ricevente". Lo sottolinea il gip di Milano Anna Calabi nel provvedimento con cui ha archiviato l'indagine che vede i medici del San Raffaele e del San Camillo rispondere di omicidio colposo per la morte del sessantenne cardiopatico avvenuta nel settembre 2016 nella struttura sanitaria di Roma, dopo il trapianto di cuore prelevato a un 48enne milanese e inviato d'urgenza dall'ospedale romano. Il giudice ha spiegato che l'intervento "era particolarmente complesso per le condizioni generali del paziente che avrebbe ricevuto l'organo" e che "i medici avevano compiuto tutte le manovre e tutti gli esami necessari per assicurare l'ottimale riuscita" dell'operazione. Quindi, conclude l'atto di archiviazione, non e' "ravvisabile alcuna responsabilita' a carico degli indagati che avevano compiuto una valutazione corretta di idoneita' e avevano svolto il difficile intervento assicurando ogni manovra per scongiurare l'evento morte". Contro il provvedimento, annunciano i legali della famiglia, verra' presentato ricorso per Cassazione.
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