Milano
Milano, donna morta nell'incendio: è stato il compagno ad appiccare il fuoco
Fermato con l'accusa di omicidio volontario aggravato e incendio doloso il compagno di Sueli Barbosa, morta nel tragico incendio del suo appartamento in viale Abruzzi

Milano, donna morta nell'incendio: è stato il compagno ad appiccare il fuoco
È stato fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato e incendio doloso l’uomo di 45 anni ritenuto responsabile del rogo che, nella notte tra mercoledì e giovedì, ha causato la morte di Sueli Leal Barbosa, operatrice socio-sanitaria brasiliana di 48 anni. La donna si è lanciata dal quarto piano del suo appartamento in viale Abruzzi, a Milano, nel tentativo di sfuggire alle fiamme. È morta poco dopo il ricovero in ospedale.
Secondo quanto emerso dalle indagini della Polizia e dei Vigili del Fuoco, coordinate dalla pm Maura Ripamonti, l’uomo – suo compagno e connazionale – è stato rintracciato in un bar poco distante e sottoposto a un lungo interrogatorio in Questura, al termine del quale è scattato il provvedimento di fermo. Al momento della tragedia, la vittima era sola in casa. Il figlio di 10 anni, nato da una precedente relazione, si trovava dal padre. La porta dell’appartamento risultava chiusa dall’esterno, con l’unica chiave disponibile alla coppia.
I primi testimoni hanno raccontato di una lite tra i due nella serata di mercoledì. Non sarebbe stato il primo episodio: nei mesi scorsi le forze dell’ordine erano già intervenute nell’abitazione per un’altra discussione tra i conviventi.
Il racconto dell'uomo: "Ho gettato una sigaretta a terra per farle un dispetto e sono uscito"
"Io e Sueli abbiamo discusso, lei era arrabbiata con me perché voleva che la raggiungessi a letto anziché bere, io mi sono innervosito, ho fumato una sigaretta e un istante prima di uscire l'ho gettata sul tappeto che era davanti al divano. Lei era maniaca della pulizia, volevo solo farle un dispetto, non pensavo che avrei provocato un incendio. Preciso che lei puliva il tappeto e il divano con alcol ed ammoniaca". E' la versione, a cui gli inquirenti non credono affatto, data da Michael Pereira. L'uomo, prima come testimone e poi interrogato come indagato, ha cambiato più volte il suo racconto. Peraltro, scrive la Procura diretta da Marcello Viola, "è emerso dal sopralluogo odierno da parte del Nia dei Vigili del Fuoco" che nella casa "risulta la presenza di sostanze acceleranti la combustione" in almeno "due punti della casa, ossia nel soggiorno, in prossimità della porta di ingresso, e nella camera da letto".
In sostanza, il 45enne "ammette una sua responsabilità per incendio colposo pur negando di aver voluto la morte della compagna, di cui si dichiara profondamente dispiaciuto, nonostante questo dispiacere non emerga in alcun modo dal verbale di interrogatorio e dalla relativa videoregistrazione". E la Procura rileva che "è impossibile che quel tipo di incendio, di cui esiste una parziale documentazione video e fotografica, possa essersi sviluppato con la dinamica descritta dall'indagato".
Come riferisce Ansa, l'uomo ha messo a verbale pure frasi del tipo "la cosa che mi fa più male è la sua morte, noi avevamo in programma di sposarci il mese prossimo" e addirittura ha riferito che lei lo "picchiava" e lui si sentiva "sminuito". La pm gli ha fatto presente che le amiche della donna hanno raccontato che lui "la voleva lasciare". La sorella e le amiche hanno parlato di un "rapporto burrascoso" e risultano "alcuni episodi di violenza ai danni" di Sueli, "anche se la stessa tendeva a minimizzare". L'incendio, scrive la pm, "si sviluppa inizialmente nel soggiorno, ma in pochi minuti, grazie agli acceleranti, si estende con estrema rapidità nella stanza da letto, dove Leal Barbosa si trova sostanzialmente intrappolata". Il movente starebbe, si legge, in "ragioni di risentimento nei confronti della convivente".
La Procura: "Azione crudele e pianificata"
L'individuazione "delle sostanze acceleranti, la cui natura dovrà essere successivamente accertata, induce" a ritenere "che si tratti di un'azione caratterizzata da un minimo di pianificazione e non frutto di un'azione d'impeto, per quanto sul punto siano ancora necessari approfondimenti". Lo scrive, riferisce Ansa, la Procura di Milano nel provvedimento di fermo a carico di Michael Pereira. Al momento, l'unica aggravante contestata per l'omicidio è quella del rapporto di convivenza ma, come risulta dagli atti, gli inquirenti stanno valutando e facendo accertamenti per contestare eventualmente anche la premeditazione. Come esigenze cautelari la pm indica il pericolo di fuga "trattandosi di soggetto di origine straniera, allo stato privo di un domicilio effettivo sul territorio, senza una sede lavorativa stabile, che quindi potrebbe facilmente sottrarsi alle ricerche dell'autorità", rientrando "nel proprio paese di origine e trovando riparo presso i familiari". E quello di reiterazione "tenuto conto delle gravità e della stessa crudeltà dell'azione, condotta nei confronti della convivente", nei cui confronti "non ha manifestato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza".
L'allarme dei vicini: "Ho sentito le finestre esplodere per il calore"
L’incendio è divampato poco dopo la mezzanotte. Come riferisce Ansa, alcuni residenti, allarmati da grida disperate, hanno visto la donna gettarsi dalla finestra. I Vigili del Fuoco, intervenuti sul posto, hanno trovato l’appartamento completamente avvolto dalle fiamme. "Quando sono arrivati i soccorsi, era già troppo tardi", ha raccontato una vicina di casa. "Ho visto il cielo rosso e sentito le finestre esplodere per il calore". Gli appartamenti più vicini sono stati dichiarati temporaneamente inagibili, mentre gli altri residenti sono rientrati dopo alcune ore trascorse in strada.
Per tutto il giorno, la Scientifica e il Nucleo investigativo antincendio hanno eseguito rilievi nell’appartamento distrutto. Secondo Michele Giacalone, capo reparto regionale, si è verificato un flashover, ovvero una combustione generalizzata. "Abbiamo già un quadro chiaro – ha detto – ma le cause sono ora nelle mani della magistratura".
L'uomo non ha confessato, ma a suo carico ci sono diversi elementi
L’uomo fermato non avrebbe confessato. Avrebbe solo affermato di aver causato il rogo in modo accidentale. A suo carico, però, ci sarebbero diversi elementi: testimonianze, riprese video e soprattutto il fatto che la porta fosse chiusa a chiave dall’esterno. Sueli Leal Barbosa lavorava all’Istituto dei Tumori ed era molto conosciuta nella comunità brasiliana. “