Milano
Milano, il Comune chiede 2 milioni di oneri extra per il maxi progetto ‘Alzaya’ di via Watt
Dopo l’inchiesta urbanistica, Palazzo Marino punta a un conguaglio milionario per via Watt 15. La società proprietaria fa ricorso al Tar

Il Comune di Milano ha chiesto oltre 2 milioni di euro di oneri di urbanizzazione aggiuntivi per il progetto immobiliare “Alzaya” in via Watt, nel distretto dei Navigli. La richiesta arriva dopo gli aumenti delle tariffe di monetizzazione degli standard introdotti a fine 2024, nel pieno delle inchieste sull’urbanistica milanese. La società proprietaria dell’area ha presentato ricorso al Tar. È il secondo caso di maxi-conguaglio dopo quello da 1,3 milioni per Bluestone.
Milano, il Comune chiede 2 milioni di oneri extra per il maxi progetto ‘Alzaya’ di via Watt
Il Comune di Milano ha deliberato un conguaglio di 2.037.868,24 euro per il progetto “Alzaya” di via Watt 15, a due passi dal Naviglio Grande. L’importo riguarda il “contributo di costruzione” e la “monetizzazione dello standard”, ovvero la somma che i privati devono versare in alternativa alla cessione di aree per servizi pubblici.
Il progetto ‘Alzaya’ e i legami con altre inchieste
L’intervento, firmato dallo Studio Asti Architetti, prevede 104 nuove unità abitative nel quartiere San Cristoforo. Lo stesso studio è attualmente a processo per presunti abusi edilizi nell’ambito delle Park Tower di Bluestone, un altro capitolo dell’indagine urbanistica che scuote Milano.
Il ricorso al Tar contro il conguaglio
La società Savillis Investment Management Sgr, proprietaria dell’area, ha impugnato davanti al Tar Lombardia la delibera di Palazzo Marino, chiedendo l’annullamento del provvedimento. Al centro del contenzioso c’è anche l’aumento deciso a fine 2024 delle tariffe di monetizzazione, in alcuni casi triplicate o quadruplicate, per allinearle ai valori di mercato.
Il precedente: il caso Bluestone
Quello di via Watt è il secondo caso pubblico in cui il Comune richiede un maxi-conguaglio dopo lo scoppio delle inchieste. A maggio, per le torri di via Crescenzago 105 di Bluestone, erano stati chiesti 1,3 milioni di euro aggiuntivi. Nelle carte giudiziarie, la vecchia monetizzazione era stata definita un “vile prezzo” che favoriva operazioni speculative.