Milano, Nahum (Azione): "Gemellaggio con Gaza, voteremo di farlo con Hamas?" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 09:44

Milano, Nahum (Azione): "Gemellaggio con Gaza, voteremo di farlo con Hamas?"

Il consigliere di Azione Daniele Nahum evidenzia le criticità che attraversano la maggioranza e avverte: "Pd massimalista, così si perde Milano. Noi guardiamo a chi offre riformismo vero". L'intervista

di Matteo Respinti

Milano, Nahum (Azione): "Se votiamo il gemellaggio con Gaza, lo facciamo con Hamas?"

“Se lunedì votiamo il gemellaggio con Gaza City, lo facciamo con Hamas?” Il consigliere di Azione Daniele Nahum evidenzia con questa domanda tutta la problematicità della proposta di gemellaggio che sarà discussa dal consiglio milanese all'inizio di settimana scorsa dopo il rinvio tra le polemiche  di lunedì scorso. Nahum osserva in particolare gli ultimi sviluppi del dibattito interno al Pd, che sembrano poter mettere in discussione, in ottica futura, gli attuali equilibri di coalizione: “Dopo San Siro, il Pd  ha pensato di recuperare i Verdi usando una questione di politica estera. Ma fare di Gaza l'unico punto di unità del campo largo non mi sembra una scelta illuminante”. Il consigliere avverte, anche rispetto alle sirene da centrodestra: “Il Pd oggi a Milano è su posizioni massimaliste. Se continuerà a inciampare su posizioni ideologiche e pro-Palestina, perderà Milano. E a quel punto noi guarderemo a chi offrirà riformismo vero...” L'INTERVISTA


Lunedì il Consiglio comunale ha bocciato il punto all’ordine del giorno che chiedeva di interrompere il gemellaggio con Tel Aviv. Una scelta che ha diviso anche il PD, proprio nel giorno della firma degli accordi di pace. Come giudica quanto accaduto?
Il timing è stato paradossale: prima il 6 ottobre, un giorno prima del 7, e poi di nuovo il 13. Nel primo caso, noi di Azione siamo riusciti a far saltare il voto uscendo dall’aula insieme all’opposizione, perché dal nostro punto di vista non aveva alcun senso interrompere il gemellaggio con Tel Aviv, una delle città più progressiste del mondo. Una cosa è criticare, anche duramente, il governo israeliano, altra cosa è rompere un gemellaggio con una città progressista, dove la società civile è più che avanzata, dove c’è il Gay Pride, dove i diritti sono tutelati e dove la democrazia regna sovrana. Per di più, Milano è gemellata anche con città come Shanghai, che di certo non rispettano i diritti umani.


E questo lunedì?
Beh, dopo la tregua fra Israele e Hamas, il Pd ha cambiato linea e ha deciso di non votare il punto. Bene così, ma la posizione restava grave anche prima, perché già il 6 ottobre si sapeva che si stava andando verso un accordo.

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In aula, dopo la bocciatura, si sono verificati momenti di tensione. Che idea si è fatto dei disordini?
Sono accadute due cose gravissime. La prima, parte del pubblico ha intonato lo slogan “Dal fiume al mare, Palestina libera”, che significa di fatto invocare la cacciata di tutti gli ebrei. La seconda, c’è stato chi ha tentato di sfondare per entrare in Consiglio comunale. E forse se ne aggiunge anche una terza, il consigliere Monguzzi che, non appena l’aula boccia il punto sul gemellaggio con Tel Aviv, tir fuori una bandiera palestinese e si unisce a chi intona i canti antisraeliani. Sono fatti di una gravità enorme. Aggiungo anche un’altra considerazione: il Consiglio comunale di Milano sembra ormai l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sono due anni che parliamo di Ucraina, Russia, Gaza e Palestina, mentre restano ferme le delibere sulla città, dal Salva Milano ai cantieri bloccati. Milano è una città internazionale, ma negli ultimi 18 mesi c’erano questioni ben più urgenti, per un Consiglio comunale, su cui concentrarsi.


Sempre a proposito di gemellaggi, lunedì prossimo si vota quello con Gaza. Il segretario milanese del Pd, ad Affariitaliani.it, ha auspicato che questa volta il partito voti compattamente a favore. Lei come valuta questa ipotesi?
Posso capire la motivazione formale, perché Milano ha già un impianto idrico a Gaza, ma, diciamo la verità, noi oggi non sappiamo chi governerà quella città. Se votiamo il gemellaggio lunedì, lo facciamo con Hamas? Oggettivamente c’è un problema. La linea del Pd su questo tema è confusa, e lo si vede chiaramente. L’unica cosa che Milano dovrebbe fare è avvicinare le due popolazioni, non prestarsi a mosse ideologiche o strumentali.


Poco fa ha legato questa vicenda “geopolitica” ai rapporti interni alla maggioranza. Qual è, secondo lei, il motivo di questa confusione del Pd?
La questione è semplice e chiara, dopo il voto su San Siro, i Verdi avevano rotto con la maggioranza. E il Pd ha pensato bene di recuperarli usando una questione di politica estera. Ma così si rischia di ridurre il Consiglio comunale a un’arena ideologica. Noi siamo riformisti e lavoriamo sui contenuti. Che il centrosinistra milanese replichi il “campo largo”, il cui unico punto di unità è Gaza, non mi sembra una scelta illuminante.


Alla luce di tutto questo, anche in vista delle Comunali, quale possibilità per voi di Azione di lavorare con il centrodestra?
Il nostro posizionamento è al centro. A livello nazionale credo che Azione debba andare da sola, perché nel campo largo non troviamo più nulla di riformista, mentre a destra ci sono Salvini e Vannacci, con cui non vogliamo avere a che fare. A Milano restiamo parte della maggioranza: abbiamo difeso il sindaco su San Siro, sul Salva Milano, sui palazzi, contro l’attacco della procura. Siamo dentro il campo riformista. Ma è chiaro che, se il centrosinistra continuerà su posizioni massimaliste e pro-palestinesi, mentre il centrodestra dovesse scegliere un candidato liberale e civico, allora valuteremo. Noi vogliamo restare nel centrosinistra, ma possiamo farlo solo se il progetto resta riformista e senza Cinque Stelle.


Quindi il nodo resta sempre il posizionamento del Pd. Realisticamente, cosa si aspetta dai democratici?
Il Pd oggi a Milano è su posizioni massimaliste. Io spero rinsavisca, perché se vuole conservare la città deve mettere in campo una candidatura riformista. E non mancano figure di valore: penso a Bussolati, a Quartapelle e a quel mondo che ha creato il Circolo Matteotti, proprio per tenere uniti i riformisti del Pd, di Italia Viva e della società civile. Noi ci siamo. Ma se il Pd continuerà a inciampare su posizioni ideologiche e pro-Palestina, perderà Milano. A quel punto guarderemo a chi offrirà riformismo vero.

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