San Siro, Pantaleo (Pd): "Consiglieri contrari schedati? No, solo una caduta di stile. Ma la trasparenza è fondamentale" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 08:19

San Siro, Pantaleo (Pd): "Consiglieri contrari schedati? No, solo una caduta di stile. Ma la trasparenza è fondamentale"

Rosario Pantaleo, tra i consiglieri milanesi di maggioranza contrari alla vendita, commenta il caso dei presunti tentativi di limitare l'accesso agli atti: "Nessun piano di schedatura o discriminazione tra buoni e cattivi. Ma se non concedi un atto alimen

di Matteo Respinti

San Siro, Pantaleo (Pd): "Consiglieri contrari schedati? No, solo una caduta di stile. Ma la trasparenza è fondamentale"

Tentativi di negare documenti ai consiglieri comunali contrari alla vendita di San Siro? Le intercettazioni con protagonista l'allora assessore all'urbanistica di Milano Giancarlo Tancredi emerse negli scorsi giorni accendono un nuovo fronte di tensione a Palazzo Marino. Le parole attribuite all’assessore  hanno aperto un caso politico che va oltre lo stadio, mettendo al centro il tema della trasparenza e dei rapporti interni alla maggioranza. 

Rosario Pantaleo, consigliere comunale del Partito Democratico, respinge con decisione qualsiasi ipotesi di limitazione dell’accesso agli atti: "Un consigliere ha diritto di ricevere la documentazione che chiede, altrimenti si mina il rapporto di fiducia con la giunta e con il sindaco". Nessuna “schedatura” dei contrari, secondo lui, ma una caduta di stile che poteva essere evitata. Sullo stadio, però, Pantaleo resta netto: contrario all’abbattimento di San Siro e critico verso una trattativa che, a suo giudizio, non è mai stata affrontata nel modo corretto. L’INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT

Consigliere Pantaleo, è normale che un assessore si adoperi per impedire a un consigliere comunale di accedere agli atti?
Direi proprio di no. Un consigliere comunale ha diritto di ricevere gli atti che richiede. È chiaro che i consiglieri sono tenuti a una certa discrezione, soprattutto se dentro agli atti ci sono nomi di privati, dati sensibili, elementi economici. Esistono criteri ben precisi che normano la riservatezza. Ma questo non può in alcun modo giustificare il fatto che gli atti non vengano trasmessi. Nel caso ci fossero elementi che impediscono l’accesso, bisogna spiegare chiaramente il perché.

Lei, invece, ha sempre avuto accesso regolare agli atti richiesti?
Personalmente, sulla vicenda San Siro ho chiesto più volte documenti e mi sono sempre stati inoltrati, con l’avvertenza che trattandosi di temi riservati non potevano essere divulgati. Io, comunque, seguo una procedura molto semplice: presento un’interrogazione e attendo la risposta. Per norma deve arrivare entro un certo numero di giorni, anche se a volte i tempi si allungano perché magari sono coinvolti più assessorati. È una questione di organizzazione, non di volontà politica. Ma in ogni caso la risposta deve arrivare. Non esiste che un consigliere non riceva i documenti richiesti.

La stampa di destra parla di “schedatura” dei consiglieri contrari alla delibera su San Siro. A suo avviso siamo di fronte a un vero progetto politico oppure soltanto a chiacchiere da bar?
Io penso che si tratti di una caduta di stile. Francamente, non lo leggo come un piano di schedatura o di discriminazione tra buoni e cattivi. Ritengo che l’assessore, se ci avesse riflettuto con più calma, non avrebbe avuto difficoltà a trasmettere la documentazione richiesta. Non so quali fossero gli atti in oggetto, ma se anche fosse stato qualcosa di banale, come un documento sull’indirizzo della sede dell’Inter, non vedo motivo per non concederlo. Un consigliere, per fare il proprio lavoro e prendere una decisione consapevole, deve poter disporre di tutti gli elementi. Io, per esempio, sono da sempre contrario all’abbattimento dello stadio. Mi sono fatto un’idea precisa studiando tutte le carte disponibili, e ho mantenuto la mia posizione. Ma altri colleghi, con competenze specifiche, possono avere bisogno di documenti ulteriori per chiarirsi i dubbi. È del tutto legittimo.

Secondo lei questo episodio potrà allargare il fronte dei consiglieri contrari alla vendita di San Siro?
No, le posizioni sono già consolidate. Io ho deciso da tempo, così come gli altri colleghi. Non è che se non mi danno i documenti allora voto contro per ripicca. Il problema, però, è che se non concedi un atto alimenti il sospetto. Magari quel sospetto è infondato, ma è inevitabile che nasca. E questo non va bene. Il rapporto tra consiglieri, giunta, sindaco e settori amministrativi deve essere il più trasparente possibile. Non siamo qui a fare il tifo come in curva. Siamo chiamati a lavorare per il bene della città. La trasparenza è fondamentale: altrimenti si crea un “retropensiero”, ed è la cosa peggiore in politica. Io stesso, se non avessi ricevuto i documenti che ho chiesto, avrei pensato che ci fosse qualcosa da nascondere

A suo avviso, questi fatti aprono un tema di fiducia interna al Partito Democratico e alla maggioranza? Lei si sente tradito?
La fiducia è indispensabile. Se manca, è un problema serio stare in maggioranza. Perché vuol dire non avere fiducia in chi ti sta sopra o in chi dirige un settore. Questo sarebbe davvero spiacevole. Dopodiché il tema stadio è diventato molto inquinato nel tempo. E lo dico chiaramente: non è stato affrontato bene fin dall’inizio, già nel 2019-2020. Si è pensato di avere a che fare con le squadre di calcio di una volta, ma oggi le proprietà non sono più espressione della città. Non ci sono più i Moratti, i Pellegrini o i Berlusconi. Oggi le squadre sono in mano a fondi, che possono decidere domani di investire altrove. Il calcio è diventato un’industria finanziaria. Di conseguenza la trattativa sullo stadio non è stata gestita nel modo giusto, perché si è confuso il club con i suoi proprietari.

In questo quadro, come valuta l’ipotesi di uno “sconto” sul prezzo di vendita legato alle bonifiche?
Vorrei capire meglio. La legge 38 sugli stadi, all’articolo 3, se non ricordo male, dice che le bonifiche sono a carico del venditore. Quindi, in linea di principio, tocca al Comune. Però è una questione che va chiarita. Per quanto riguarda l’area del nuovo stadio, non mi risultano particolari problemi di inquinamento, trattandosi di uno spazio libero. Diverso il discorso se si parla di abbattimento del Meazza: lì non è il campo da gioco a richiedere bonifiche, ma tutto il materiale derivante dalla demolizione. È un aspetto che deve essere approfondito a livello legale e tecnico. Io comunque ho depositato una mozione con dei paletti molto chiari, anche se voterò contro la vendita. Non basta dire “sono contrario” e fermarsi lì: se ci sono margini per migliorare la posizione del Comune, io ho il dovere di provarci.

Il sindaco Sala finora non ha preso una posizione diretta sul caso Tancredi. Si aspetta un suo intervento?
Non so se il sindaco abbia già detto qualcosa. Dipende da cosa sapeva. Se era al corrente, allora avrebbe dovuto dire: “Ho concordato questa linea per questo motivo”. Oppure, al contrario, poteva dire di non saperne nulla. Una delle due cose. Credo che la soluzione più lineare sia assumersi la responsabilità, qualunque essa sia. Ma ripeto: la vicenda resta una caduta di stile, che poteva e doveva essere evitata.

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