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Ultimo aggiornamento: 08:23

Milano, sì ai sequestri dei cantieri al centro dell'inchiesta: così la Cassazione sul Parco delle Cave

La decisione della Cassazione riguardo alle residenze Lac al Parco delle Cave: "Il Comune non può dare il via libera senza previa approvazione di un piano particolareggiato"

di Roberto Servio

Milano, sì ai sequestri dei cantieri al centro dell'inchiesta: così la Cassazione sul Parco delle Cave

(imprese-lavoro.com) Sì ai sequestri dei cantieri al centro delle inchieste della Procura di Milano. La decisione – scrive Il Sole 24 Ore - appena arrivata dalla Cassazione, riguarda le residenze Lac al parco delle Cave (un progetto a ovest del capoluogo, composto da tre torri a destinazione abitativa) e conferma la necessità di un piano attuativo per un intervento di questo tipo, per evitare «guasti urbanistici». Andando contro quello che, su un altro intervento, ha appena stabilito il Tar Lombardia. 

Il Comune di Milano, per realizzare molte delle opere contestate in questi mesi, ha scelto la strada della Scia alternativa al permesso di costruire, senza passare da uno strumento di pianificazione urbanistica, il piano attuativo, che richiede tempi lunghissimi e che, però, ha il pregio di analizzare i servizi pubblici collegati alla nuova opera. Nell’analizzare il ricorso contro il sequestro del cantiere delle residenze Lac, la Cassazione va esplicitamente contro l’impostazione della giustizia amministrativa.

E spiega che «interventi costruttivi di consistente rilievo, anche se unitari, ben possono richiedere, e ragionevolmente, per la loro complessità e per l’incidenza urbanistica che siano in grado di sviluppare rispetto alla situazione in atto, la realizzazione di un apposito strumento attuativo, sia esso di iniziativa pubblica o privata». Persino in presenza «di porzioni di territorio completamente edificate ed urbanizzate», come quelle del Comune di Milano, è stata legittimamente respinta in passato la richiesta di rilascio di una concessione «in assenza di previa adozione di piano attuativo per un intervento edilizio di consistenza e complessità tali da realizzare una notevole trasformazione del territorio, inammissibile in assenza di un piano per la realizzazione degli interventi infrastrutturali idonei a sostenere il modificato assetto territoriale». 

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"Il Comune non può dare il via libera senza previa approvazione di un piano attuativo"

Il Comune, quindi, «non può consentire la realizzazione di tale insediamento senza la previa approvazione di un piano particolareggiato o di un piano di lottizzazione, anche al fine di soddisfare un’esigenza di raccordo con il preesistente aggregato abitativo e di potenziamento delle opere di urbanizzazione». E anche il diritto all’abitare, invocato da chi ha acquistato quegli immobili, non è un motivo sufficiente per il dissequestro. «La tutela di autonomi diritti personali, quale quello della abitazione (per giunta nella struttura abusiva), non può ricercarsi in contrapposizione e in violazione di quegli strumenti normativi (id est la disciplina dell’urbanistica, dell’edilizia e più in generale dell’ambiente) che rispetto ai primi sono, piuttosto, serventi». 

Prevale, insomma, l’interesse collettivo tutelato dagli strumenti urbanistici. La tutela di esigenze abitative, infatti, «non si rimette alla autorità giurisdizionale penale mediante una aprioristica eliminazione di un decreto di sequestro, ma si affida al complessivo sistema statale di tutela delle persone, non da ultimo, anche questo va sottolineato, diretto anche alla corretta pianificazione e alla vigilanza sulla stessa, anche mediante gli ordini comunali di sospensione, di demolizione e di confisca di opere abusive». Per questi motivi, il ricorso viene dichiarato inammissibile.

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