Milano, vernice rossa contro il consolato egiziano. Gli attivisti: "Aprite Rafah per salvare Gaza" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 08:20

Milano, vernice rossa contro il consolato egiziano. Gli attivisti: "Aprite Rafah per salvare Gaza"

Vernice rossa, striscioni e foto shock: attivisti chiedono al governo egiziano lo sblocco del valico per far entrare aiuti umanitari

di Giorgio d'Enrico

Dieci attivisti hanno colpito con vernice rossa il consolato egiziano a Milano per chiedere l’apertura del valico di Rafah. Denunciano il genocidio in corso a Gaza e accusano Italia, Egitto e Israele di complicità.

Milano, vernice rossa contro il consolato egiziano: "Aprite Rafah per salvare Gaza"

Nel pomeriggio del 5 agosto, un gruppo di attivisti dei movimenti Palestina Libera e Ultima Generazione ha inscenato un blitz davanti al consolato egiziano di Milano. Intorno alle 18:00, i manifestanti hanno lanciato vernice rossa contro l’ingresso della sede diplomatica e affisso uno striscione con la scritta “Break the siege” (rompete l’assedio). Sulla recinzione sono state esposte anche foto di vittime palestinesi uccise nei bombardamenti israeliani.

L’obiettivo: aprire il valico di Rafah

Con questa azione simbolica, gli attivisti hanno chiesto al governo egiziano – in particolare al console Hisham Mohamed Moustafa El Sherif – di aprire urgentemente il valico di Rafah, unica via terrestre tra Egitto e Striscia di Gaza. “Vogliamo permettere l’accesso agli aiuti umanitari per una popolazione stremata da mesi di assedio, carestia e bombardamenti”, si legge in una nota diffusa subito dopo la protesta.

L’azione arriva a un giorno dall’annuncio di una possibile invasione terrestre israeliana su Gaza. Nello stesso giorno, la Lega ha depositato una proposta di legge volta a punire chiunque critichi lo Stato di Israele. Gli attivisti denunciano: “Ogni dissenso viene etichettato come antisemitismo. È l’ennesima prova della sudditanza del nostro governo al regime sionista”.

Boicottaggi, armi e complicità internazionale

I manifestanti puntano il dito anche contro l’industria militare italiana: “Leonardo continua a rifornire Israele di armi”, accusano. Critiche anche verso il colosso francese Carrefour per i suoi accordi con aziende presenti nei territori occupati, e verso la distribuzione di prodotti agricoli israeliani nei supermercati italiani. Da qui l’appello al boicottaggio dei punti vendita, lanciato da Ultima Generazione a partire dall’11 ottobre scorso. “Continueremo a scendere in strada finché l’assedio non sarà spezzato”, promettono gli attivisti.

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