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Milano
Non è finita come con Ema. Questa volta il Governo c'è stato

di Fabio Massa

Per l'assegnazione di Ema a Milano, il governo schierò il sottosegretario Sandro Gozi, delega agli affari europei e figura di terzo o quarto piano nella nomenklatura generale. Chiaro segnale che insomma, all'Italia della cosa interessava il giusto. Ema venne persa, Milano umiliata da un'Olanda tutt'altro che pronta ad accogliere ad Amsterdam l'agenzia del farmaco in fuga dalla Brexit. Beppe Sala ci rimase malissimo. Aveva lavorato duramente, giorno per giorno. Ricordando i fasti di Expo.

Questa volta, il governo ha portato il premier, Giuseppe Conte. E' un fatto. Ha portato il sottosegretario più potente, Giancarlo Giorgetti. Ha portato due governatori, due sindaci, uno dei quali - Beppe Sala - non è solo quello della città più grande, ma anche l'esponente forse più vincente della sinistra. Insomma, ha portato tutti quelli che avrebbero dovuto esserci anche per Ema. Ha fatto le cose per bene, ed è bastato. Rimane l'amaro in bocca, per Gozi. Perché forse se si fossero fatte le cose per bene anche allora, uscendo da logiche fiorentine di campanile, forse oggi Ema sarebbe a Milano, e ci sarebbero soldi, lavoro e affari. Forse, perché non è detto. Ma questo dubbio sul gozzo ci resta. Anzi, sul Gozi. Incolpevole, poverino, esponente di quarto piano di un governo disattento alla locomotiva d'Italia.

fabio.massa@affaritaliani.it

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