Milano
Omicidio di Fausto e Iaio, le testimonianze inascoltate dei protagonisti della destra eversiva
Testimoni della destra eversiva, nuovi accertamenti sui volantini e il ruolo del "Marione": tornano le indagini sull’agguato del 1978 a Milano. La Russa: “Finalmente si cerca la verità”

Omicidio di Fausto e Iaio, le testimonianze inascoltate dei protagonisti della destra eversiva
La Procura di Milano ha ottenuto la riapertura delle indagini sull’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo "Iaio" Iannucci, uccisi a colpi di pistola il 18 marzo 1978 in via Mancinelli, nel cuore della città. Il gip Maria Idria Gurgo di Castelmenardo ha accolto la richiesta dei pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti, autorizzando nuovi accertamenti e l’ascolto di una serie di testimoni – meno di una decina – tra cui figurano nomi legati all’estrema destra eversiva degli anni Settanta.
La pista nera e il “gruppo romano”
Negli atti già noti dell’inchiesta erano emerse dichiarazioni chiave, come quelle del “mostro del Circeo” Angelo Izzo, che nel 1988 parlò apertamente del coinvolgimento del Fuan-Nar. Izzo riferì di una conversazione con Giusva Fioravanti, che avrebbe indicato il suo stesso gruppo come responsabile dell’agguato. Un quadro rafforzato anche da altre testimonianze raccolte negli anni: da Cristiano Fioravanti a Walter Sordi, fino a Stefano Soderini, Patrizio Trochei, Sergio Calore e Paolo Aleandri, tutti riconducibili all’ambiente dell’eversione nera. Secondo quelle fonti, tra i nomi coinvolti figuravano Mario Corsi, detto “Marione”, Massimo Carminati e Claudio Bracci, ora al centro del fascicolo riaperto.
Volantini e attentati, una sigla da analizzare
Uno dei principali elementi su cui si concentrano i nuovi approfondimenti riguarda una serie di volantini apparsi dopo il duplice omicidio e due attentati compiuti nel maggio 1978 a Roma: uno all’armeria Centofanti e l’altro contro una sezione del PCI. In quei documenti, firmati con la sigla “Esercito nazionale rivoluzionario - Brigata combattente Franco Anselmi”, la Procura ritiene di intravedere un possibile collegamento diretto tra i fatti milanesi e l’ambiente dell’estrema destra armata romana. Per la prima volta, sarà disposta una consulenza dattilografica per verificarne l’origine.
La seconda ipotesi: lo squadrismo locale
Accanto alla pista romana, gli inquirenti non escludono un coinvolgimento milanese. Negli atti emerge il nome di Gianluca Oss Pinter, giovane militante di destra noto anche per traffici di eroina, aggredito in un episodio precedente all’omicidio. In quel contesto, le indagini si erano in passato concentrate su Antonio Mingolla e i fratelli Bortoluzzi. Anche questa pista è stata ritenuta meritevole di ulteriori sviluppi.
La Russa: “Finalmente si cerca la verità”
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha commentato con soddisfazione la decisione della Procura: “Più volte ho chiesto che si facesse luce su questa vicenda che ancora rimane densa di dubbi e di incertezze. Quindi sono molto contento che la magistratura, sia pure dopo tanti anni, abbia la possibilità di cercare la verità”.