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Milano
Parisi “torna” a Milano. ”Con Fi per ridare slancio alla città”

Stefano Parisi torna a pieno titolo nella politica milanese e presenta la sua Piattaforma Milano: un contenitore per riformare il centrodestra in città a partire dai corpi intermedi. 

Ne parla in anteprima con Affaritaliani.it Milano e spiega perché - secondo lui - la giunta Sala ha bisogno di un “tagliando”.

Che cos’è Piattaforma Milano?

Un coordinamento di forze politiche e rappresentanza sociale. Ai nostri incontri parteciperanno Assolombarda, gli artigiani, i commercianti e il terzo settore: vogliamo ascoltarli. Ma soprattutto vogliamo ricostruire un’area civica liberale e popolare che si basi sui corpi intermedi. 

In questo momento il centrodestra pare dominato da una Lega ingombrante e da altre formazioni che non riescono a farsi spazio. Come pensa di inserirsi in questo contesto?

E’ evidente che c’è un ampio vuoto politico nell’area liberal-popolare e nei corpi intermedi. Ma ci tengo a precisare che questo progetto non riguarda solo me personalmente. E’ un progetto che coinvolge tutte le forze liberali e popolari del centro destra e molta forza civica per lavorare al futuro della città. Stiamo preparando, anche con l’aiuto di Maria Stella Gelmini, una serie di appuntamenti che ci coinvolgeranno su questo terreno.

Sta parlando di un riavvicinamento a Forza Italia in vista delle amministrative?

Ho continuato in questi anni a lavorare su tutto il territorio nazionale con Energie per l’Italia, non solo a Milano. Ma qui c’è il terreno giusto per costruire molto bene insieme. Sì: sono contento di questo riavvicinamento con Forza Italia. Anche loro si sono resi conto che una spinta di rinnovamento serve.  Bisogna aprire ad un mondo che è molto insofferente verso il Governo gialloverde, e questa forza di rilancio deve partire da Milano. 

Quali sono i temi su cui avete ritrovato l’intesa?

Sembra che il governo nazionale abbia dimenticato il nord, come dimostrano le tante manifestazioni a partire da quella di Torino: serve quindi una forza organizzata di rappresentanza di queste realtà. Non ci si può chiudere dentro i propri partiti, piccoli o grandi che siano, bisogna cambiare passo e parlare con il mondo.

Lei parla di rinnovamento nel giorno in cui Silvio Berlusconi annuncia di candidarsi alle Europee…

Sono scelte legittime di partito. Intanto però creiamo una piattaforma su Milano dove Forza Italia dà una mano importante. L’orizzonte - è evidente -non sono le elezioni Europee di primavera, ma è un lavoro che va verso le amministrative che ci saranno fra due anni e mezzo.

Di recente Matteo Salvini ha confessato di “voler dare un sindaco della Lega a Milano”. Ed in effetti anche nella sua sconfitta contro Beppe Sala la Lega ebbe un peso importante. Pensa che il centrodestra possa farcela alle prossime comunali a non venire cannibalizzato dal Carroccio?

Secondo me è sbagliato dire che un sindaco è di questo o di quel partito. Per parlare alla città bisogna avere uno spirito più ampio di quello dei partiti. 

Il centrodestra che c’era prima è morto. Ma Matteo Salvini non sta svolgendo una funzione di leadership del centrodestra, come era in grado di fare Berlusconi: si sta proponendo solo come capo della Lega. Non si può formare un governo di una città così: ci vuole uno spirito ambrosiano ‘del fare’. Inoltre mettere queste bandierine solo sulla base dei sondaggi di oggi mi pare azzardato: fra due anni l’Italia sarà molto diversa. 

Piuttosto si occupi del governo del Paese che non sta dando i risultati che avevano promesso. 

Ma torniamo a Milano. Perché propone un tagliando alla giunta Sala?

Prima di tutto intendiamo fare delle nostre proposte per il futuro di Milano, poi vogliamo anche fare il punto su questo. Durante i due anni e mezzo di questa amministrazione si è fatta molta politica di annunci, da Ema alle Olimpiadi, ma sono state prese poche decisioni concrete. Poche iniziative che lascino veramente il segno rispetto a quello che era Milano due anni e mezzo fa. La città, certo, vive di rendita per le buone amministrazioni precedenti, ma non si vedono politiche nuove di sviluppo: non si vedono progetti reali sulle periferie, per combattere il degrado sociale o per favorire la rigenerazione ambientale. 

La macchina amministrativa di Milano è ancora quella di 25 anni fa quando arrivammo con il sindaco Gabriele Albertini per ristrutturarla: fu in quel periodo che attuammo una rivoluzione per la burocrazia, la digitalizzazione e il miglioramento rapporto con cittadini ed imprese. Ad oggi la giunta ha solo ereditato e non implementato.

La Milano di oggi vive un momento d’oro frutto di quel passato, come se fosse una straordinaria vetrina, ma come sarà la città fra vent’anni? Crediamo che questa progettualità, che ora non c’è, sia molto importante. 

Dobbiamo fare in modo che l’evoluzione sia continua, non possiamo parlare solo di moschee ed immigrati.

Sta dicendo che la giunta è sotto lo scacco di un’area di sinistra molto concentrata su questo tema?

Vedo Sala un po’ sbandato: da un lato ha detto che gli immigrati africani “sono diversi”, perché meno scolarizzati, poi predica l’accoglienza. Non capisco bene cosa pensi, e forse non lo capiscono nemmeno i cittadini.

Milano è per sua natura accogliente e solidale, ma ha un evidente problema di sicurezza e immigrazione non gestita. 

Un’assenza di gestione che deriva da un pensiero che ha circolato a lungo negli ambienti della sinistra, ovvero che l’immigrazione “non è un problema”: ricordo ancora Matteo Renzi fare questa affermazione durante la mia campagna elettorale. Ma poi, se non sbaglio, è stato proprio su questo che hanno perso le elezioni del 2018. 

Non penso che bisogna cavalcare l’immigrazione come fa Salvini, o che bisogna mettersi in prima fila nei porti a bloccare le navi. Si deve però trattarlo come un problema importante e strutturato. Distinguere tra chi lavora in modo regolare e fa parte della nostra comunità e della nostra economia da anni, e coloro che ne sono ai margini.

Sicuramente tra la retorica dell’integrazione predicata dall’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino e il concetto che gli africani sono immigrati “diversi” c’è uno sbandamento terribile, su cui bisogna fare chiarezza. 

Di spirito ambrosiano e concretezza però parla spesso anche il sindaco Sala. In cosa il vostro spirito ambrosiano sarebbe diverso dal suo?

La differenza sono le gru. Quando governava Albertini, Milano era una selva di gru: si demoliva, si ricostruiva, si cambiava. Ora si aspetta che arrivi Ema, che poi abbiamo perso, oppure le Olimpiadi, di cui non abbiamo certezza. Quello che vedo è che nell’area dell’Expo non c’è ancora niente, la rigenerazione non parte, l’inquinamento è lo stesso di 25 anni fa, la viabilità è un disastro, continua ad essere un disastro e non si fa nulla. Credo che Milano meriti di più. Albertini parlava molto poco e faceva tanto: ricordo che l’ultima rigenerazione l’abbiamo fatta noi 20 anni fa, era il 1998.

Le sue critiche a Sala appaiono pesanti…

In questo momento in cui abbiamo un governo gialloverde, non sono certo ostile nei confronti di Sala: ci sono cose che dice che io condivido, ma sento l’urgenza di ricordargli che bisogna passare dalle parole ai fatti. 

Al di là di quello che scrivono i grandi giornali di Milano, il presente è fantastico, ma quali sono le basi per costruire la metropoli che sarà? Al di là della settimana della moda, bisogna investire, altrimenti è la solita élite meneghina che si compiace di se stessa. Mentre là fuori c’è un grande tema di povertà e di sviluppo economico che va creato.

Su queste mancanze ha già trovato appoggi in soggetti come gli imprenditori o i commercianti?

Rifletteremo insieme: vogliamo confrontarci e parlare di questi temi, per questo li abbiamo invitati. Soprattuto per concentrarci sul tema dello sviluppo della città. 

Una delle critiche che potrebbero muoverle è che lei parla di Milano mantenendo il primato dell’assenteismo ai consigli comunali. Come si difende?

Chi fa questa critica ha ragione, perché in effetti, da quando mi sono candidato nel Lazio, il tempo dedicato a Milano è stato minore. Proprio per questo stiamo cercando di ricostruire e rilanciare. In compenso, i colleghi  Matteo Forte e Manfredi Palmeri rappresentano bene il nostro lavoro e la nostra collaborazione. La ritengo quindi una critica giusta e credo che presto arriveremo ad una decisione che possa garantire la piena presenza di Energie per l’Italia in consiglio.

Ha citato il Lazio. Come vede la corsa di Nicola Zingaretti a Segretario del Pd?

Zingaretti rappresenta la sinistra dentro il Pd ma va ricordato che governa la regione con una maggioranza strutturata insieme ai 5Stelle: la politica comune è dire no a tutto. Nel Lazio ci sono enormi problemi: dai rifiuti, alla sanità, alle infrastrutture e qualsiasi cittadino di quella regione si preoccuperebbe di avere il suo presidente anche segretario di un partito. Credo che in questa corsa alle primarie il suo mandato elettorale sarà fare il segretario dem per sostituire la Lega al governo con i 5Stelle a livello nazionale. E nel Lazio sappiamo bene che cosa vuol dire vivere in una morsa Pd-5Stelle in cui si dice no alle infrastrutture, no ai termovalirizatori no al progresso. Quando sarà segretario del Pd Zingaretti, che condivide questa visione, sarà proprio il suo partito a quel punto a spingere per allearsi con i grillini e andare al governo.

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