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Milano
Penati: "Sesto, la sentenza conferma: sempre agito per interesse pubblico"

Sistema Sesto, le motivazioni dell'assoluzione di Penati


Rese note le motivazioni con le quali la seconda Corte d'Appello di Milano ha confermato lo scorso 28 settembre l'assoluzione per l'ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. Si legge che vi è da un lato il "mancato assoluto riscontro, in termini probatori" dei presunti episodi di corruzione, sebbene l'imprenditore Piero di Caterina è considerato "parzialmente attendibile quantomeno rispetto al fatto di aver finanziato i politici e amministratori sestesi" sin dagli anni 1993-94, rendendosi conto che "per essere preso in considerazione o partecipare a negoziazioni" doveva di fatto "oliare" gli enti pubblici. Se insomma è mai esistito un "Sistema Sesto", non risulta che "le condotte attribuite agli imputati possano oggettivamente qualificarsi come atti contrari ai doveri di ufficio", nello specifico per quanto riguarda i casi del sistema di trasporto pubblico Sitam, dell'immobile di via Varanini e le presunte mazzette per l'ampliamento della Milano-Serravalle. Nessun illecito per Penati anche rispetto al finanziamento ai partiti. Assolti con Penati anche l'architetto Renato Sarno, l'ex segretario generale della Provincia di Milano Antonino Princiotta, Bruno Binasco, ex manager del gruppo Gavio, l'ex ad di Milano Serravalle Massimo Di Marco, l'imprenditore Piero Di Caterina e la societa' Codelfa.

Penati: "Io estraneo al sistema, ho sempre agito per l'interesse pubblico"


Penati ha commentato: "C'è la conferma di quanto mi aspettavo fin dall'inizio e che ho sempre sostenuto: non ho mai ricevuto soldi in cambio di favori e gli atti che ho compiuto come amministratore sono stati tutti finalizzati all'interesse pubblico". "Esprimo grande soddisfazione perche' le motivazioni della sentenza d'appello confermano in modo chiaro e inequivocabile - ha aggiunto - la mia estraneita' al sistema Sesto e confermano le motivazioni della sentenza di primo grado. I giudici della corte d'appello hanno confermato che non c'e' stato da parte mia nessun atto contrario ai miei doveri e all'interesse pubblico. Tutte le ricerche sui conti correnti miei e dei miei familiari, con rogatorie anche all'estero, hanno dimostrato che non e' stato versato alcun centesimo in modo illecito sui miei conti che non fosse provento della mia attivita' lavorativa".

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