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Milano
Penati, Veronesi e Ferrante. Cortocircuito in salsa sestese

di Fabio Massa

E così, Veronesi neppure da morto può star tranquillo. Il medico oncologo aveva già avuto una “frequentazione” (l’ultima, a dir la verità) nel 2005 con la sinistra. Prima, qualche simpatia socialista. Non era finita bene, l’ultima volta. Doveva essere il candidato sindaco, lui avrebbe voluto. E invece ci fu un fuoco di fila, uno sbarramento vero e proprio. Lui rinunciò, in una vicenda che adesso viene rievocata su Facebook. Inizia Augusto Schieppati, dirigente del Partito Democratico: “In questi giorni, in occasione della morte di Veronesi, mi è capitato di ricordare di quando nel settembre del 2011, una parte della sinistra e alcuni salotti influenti milanesi, affondarono la candidatura a Sindaco di Umberto Veronesi, che per storia personale, autorevolezza, profilo pubblico avrebbe sbaragliato ogni candidato in campo. Non ci sarebbe stata la Moratti, con Veronesi avremo anticipato quel processo di cambiamento, che sta trasformando Milano in una delle città più importanti d'Europa”. Altri addebitano alla Margherita, e segnatamente a Rutelli, la bocciatura di Veronesi, che - addolorato - in una serie di telefonate disse di no alla candidatura e aprì la strada al prefetto Ferrante, poi battuto da Letizia Moratti. Una fase complicatissima, che lasciò sul campo una intera generazione politica di sinistra.

Ora, però, Veronesi non può stare tranquillo anche perché a tirarlo in ballo c’è… Sesto San Giovanni. Nella grande città medaglia d’oro della Resistenza, la Stalingrado d’Italia, si va a votare l’anno prossimo. Il candidato uscente è Monica Chittò. Una candidatura che il partito ha riconfermato ma che di certo desta qualche preoccupazione in via Lepetit, sede del Partito Democratico. Anche perché a Sesto San Giovanni ha riacceso i motori Filippo Penati, voglioso di rivincita dopo l’espulsione dal Partito Democratico. Penati sta lanciando una proposta di “Sinistra Civica Sestese”. Di fatto, un nuovo soggetto che di certo non va a levare voti a Roberto Di Stefano, candidato unitario del centrodestra, ma che va a drenare voti proprio alla Chittò. La quale, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, avrebbe respinto qualunque ipotesi di dialogo con Penati. Tra i due non corre buon sangue, fin dai tempi dell’inchiesta. Ma c’è di più. E qui viene fuori anche Veronesi, defunto ma non in pace. Perché Monica Chittò avrebbe chiesto di seguirla a Marco Marturano, politologo e pr. Che cosa fa venerdì Marco Marturano? Scrive un post su Veronesi, ricalcando in parte quello di Schieppati ma mettendoci qualcosa in più: “Guardo la foto di un ottimo sindaco di Milano come Beppe Sala che si commuove al funerale di Umberto Veronesi e penso a 11 anni fa. Penso a Piero Fassino che da segretario dei Ds era riuscito a convincere Umberto veronesi a candidarsi sindaco di Milano. Penso al tafazzismo di un pezzo di sinistra (e di almeno un rappresentante dei Ds nelle istituzioni) che lavorarono per farlo desistere attraverso alcune azioni sull'opinione pubblica”. Apriti cielo! Filippo Penati si sente tirato in causa, e spara via sms, pubblicando poi il testo su Facebook: “Ho visto il tuo post su Veronesi. Se con la personalità istituzionale Ds alludevi a me è un'operazione spregevole. Tra l'altro tesi smentita dai tanti commenti che ricordano come sono andate le cose. Io fui un convinto sostenitore della candidatura di Veronesi con cui ebbi diversi incontri anche perché non rinunciasse di fronte alla sinistra radicale e Dalla Chiesa. Se tu intendi insinuare una cosa diversa che riguarda me ti riduci ad un meschino mentitore”. Inutile dire che sullo sfondo c’è l’abbrivio di una campagna che sarà lunga e nella quale non si risparmieranno colpi bassi. In attesa di Beppe Grillo e della pace tra i due consiglieri pentastellati. Una pace che potrebbe partorire una ulteriore candidatura competitiva.

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it

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