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Portello, poco ottimismo in Rai. Politica debole, trasferimento difficile
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Portello, poco ottimismo in Rai. Politica debole, trasferimento difficile

Ora il campo è stato sgomberato, e la palla è tutta e solo in mano alla Rai. La vicenda è quella del trasferimento del centro di produzione Rai da via Mecenate al Portello, e dunque del potenziamento e rinnovamento delle strutture a Milano della tv di Stato. Un discorso talmente annoso da risultare assai complicato da raccontare. Basti pensare che il centro di produzione si sarebbe dovuto costruire all'interno di Expo (e poi invece la produzione per Expo era addirittura a Roma), poi a CityLife. E ancora nulla di fatto. La sintesi è che la Capitale non ha mai mollato di un centimetro, su Milano. La Rai è rimasta dove stava, con strutture ormai non più adatte e un affitto oneroso da pagare in via Mecenate. Alla fine ci si era provato con il Portello, ma anche qui le cose non erano proprio tranquillissime. Al Portello si sarebbe dovuto costruire il nuovo stadio del Milan (altra vicenda che definire kafkiana è poco), ma essendo andata buca l'occasione la palla finì al secondo qualificato nella gara indetta da Fondazione Fiera, ovvero Massimo Vitali. Il quale però subì un niet da parte del Comune, che reputava il progetto non sufficiente. Ricorsi, controricorsi, avvocati (ben pagati) al lavoro. Una lite atomica tra l'allora presidente di Fondazione Fiera Giovanni Gorno Tempini e il bergamasco Vitali, che voleva una compensazione per il progetto. E soldi buttati anche per la Rai, che nel frattempo aveva dovuto rinnovare l'affitto in via Mecenate. Il tempo passa, e Gorno Tempini scade. Al suo posto alla presidenza arriva Enrico Pazzali, che nel giro di due mesi chiude con Vitali, e ieri arriva la notizia che per 5 milioni di euro l'azienda bergamasca ha tolto il disturbo. Dunque, come si diceva, campo libero.

Il problema adesso è la RAI. Perché ogni volta che c'è da fare trasferimenti la guerra è sotterranea, mai dichiarata. Avvenne con Expo, sta avvenendo - secondo rumors - anche oggi. E non aiuta il fatto che il governo sia con il baricentro spostato sulla Capitale: le spinte di protezione saranno fortissime. Il sindaco Sala ci spera, e dichiara: "Sono stati lunghi mesi di trattative che so no arrivate ad una conclusione. Vediamo cosa fa la Rai: un progetto c’è per valorizzare il ruolo internazionale della Rai nella città più internazionale d’Italia. Noi ci siamo, ora però si rompano gli indugi e la Rai parta col progetto". Anche lui, perché c'era, si ricorda come andò a finire qualche anno fa. Alessandro Morelli, capogruppo della commissione Telecomunicazioni (almeno per un altro anno: durano fino a metà legislatura) e consigliere leghista a Palazzo Marino, attacca forte su Affari: "La Lega é stata protagonista con gli enti legati alla Regione e nel Cda Rai per ottenere questo risultato che permetterà a Milano di essere nuovamente protagonista nella Tv pubblica. Ora ci attendiamo che sia dato il via definitivo per fissare le sedi dei canali in inglese e di tutto il digital e web a Milano coerentemente con quanto proposto dalla Lega per traghettare la Rai nel futuro e permetterle di rimanere sul mercato, un'operazione di buonsenso visto che Milano é stata "scottata" durante il Governo Pd dal canale per Expo2015 gestito incredibilmente da Roma senza neppure un gemito da parte della sinistra milanese". I bene informati di viale Mazzini, di via Mecenate e del Sempione scuotono la testa. Mamma Rai è assai complicata e assai testarda. Obbedisce solo quando è obbligata. C'è qualcuno in grado di convincerla? E se non si convincerà - tirandola per le lunghe - che cosa farà Fondazione Fiera?

fabio.massa@affaritaliani.it

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