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Primario arrestato, Montaperto: somministrare quei farmaci era la prassi

Primario arrestato, Montaperto: somministrare quei farmaci era la prassi

E' stato fissato per venerdi' mattina l'interrogatorio di garanzia davanti al gip di Brescia di Carlo Mosca, il primario dell'ospedale di Montichiari arrestato e ai domiciliari con l'accusa di omicidio volontario per aver somministrato farmaci letali a due pazienti affetti da ci'Covid nel corso della prima ondata della pandemia a marzo.

Per il gip Angela Corvi che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare "non si puo' ritenere che Mosca abbia agito dietro consenso delle vittime o comunque per finalita' pietistiche se solo si considera che egli somministrava loro un preparato che paralizza i muscoli ma non agisce in alcun modo sullo stato di coscienza, provocando cosi' una penosa morte per soffocamento". "E' verosimile - scrive ancora il gip - che l'indagato si sia determinato ad uccidere poiche' mosso dalla volonta' di 'liberare' non solo e non tanto posti letto, bensi' risorse strumentali ed energie umane, fisiche ed emotive, dei colleghi medici, degli infermieri e di tutti gli altri operatori del Pronto soccorso". 

Ma non è tutto così chiaro. Non per tutti almeno. Secondo Carlo Montaperto, presidente dell'associazione nazionale primari ospedalieri della Lombardia, che è intervenuto su RTL 102.5 si tratta di una vicenda drammatica, "ma ci tengo a specificare alcuni elementi che sono importanti. Carlo Mosca non è un primario, ma un facente funzioni primario, è un dirigente medico che in assenze di un primario, viene nominato facente funzione, ed è così dal 2018". E inoltre dico che "non voglio difendere nessuno, né accusare nessuno, perché bisogna conoscere i fatti, e non conosco granché di cosa è successo, ma posso dire cosa stava succedendo in Italia e soprattutto in Lombardia a marzo 2020. Venivano aperti reparti di rianimazione come funghi in una caverna, in condizioni drammatiche senza tutto quello che è necessario avere in una rianimazione e con la presenza di un numero di medici per pazienti molto sbilanciato rispetto a quello che è la normalità: il teatro su cui stiamo analizzando i fatti è di questo tipo. Il contesto di marzo è un contesto drammatico di totale impreparazione del sistema italiano e lombardo a gestire una crisi che portava a una decuplicazione dei posti letto di rianimazione e di competenze mediche che non c’erano".

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