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Milano
Strage Berlino, la Procura: "Amri non aveva collegamenti in Lombardia"

Strage Berlino, Anis Amri non aveva rete in Lombardia


Anis Amri, il responsabile della strage al mercatino di Natale a Berlino nel dicembre dello scorso anno, non aveva una rete di collegamenti in Lombardia. E' questa la conclusione cui e' giunta l'indagine della procura di Milano, avviato per verificare se il terrorista godesse di una qualche forma di supporto nel nostro Paese. Amri era stato ucciso a Sesto San Giovanni, nel Milanese, nel corso di un conflitto a fuoco con alcuni agenti di polizia che lo avevano fermato nei pressi della stazione

Il coordinatore del pool antiterrorismo Alberto Nobili e i pm Piero Basilone e Paola Pirotta hanno chiesto di archiviare l'indagine a carico di ignoti con l'ipotesi di reato di terrorismo internazionale (articolo 270 bis) aperta il 23 dicembre dello scorso anno per accertare l'esistenza di una rete di sostegno logistico a beneficio di Anis Amri. Proprio domani ricorre l'anniversario della strage che provoco' 12 morti, tra cui una ragazza italiana. Amri era arrivato in Italia due giorni prima di Natale alla stazione di Sesto San Giovanni, passando dalla Francia, e quando i poliziotti l'avevano fermato per un controllo aveva reagito sparando con una calibro 22 ferendone uno. L'indagine sulla sparatoria aperta dalla Procura di Monza a carico dei due agenti si era chiusa con un'archiviazione. Gli accertamenti svolti da Digos e Procura non hanno fatto emergere alcun elemento che attestasse la presenza di una rete a sostegno di Amri, inizialmente ipotizzata.

Un crocifisso capovolto per provocazione


Quando era ospite nella comunita' alloggio per minori vicino a Catania, Anis Amri, assieme a un suo connazionale tunisino, giro' per dispetto e provocazione tutti i crocifissi presenti nella struttura all'incontrario. E' quanto emerge dalla richiesta di archiviazione della Procura di Milano dell'indagine a carico di ignoti sull'esistenza di una presunta rete di collegamento a sostegno del tunisino ritenuto responsabile della strage ai mercatini di Natale di Berlino dell'anno scorso. A raccontare l'episodio agli inquirenti milanesi e' stata una religiosa della comunita' 'Fondazione Romeo Fava' di Belpasso (Catania) la quale ha aggiunto che Amri dirigeva la preghiera islamica collettiva scegliendo gli orari e invitando con tono provocatorio la responsabile della struttura a partecipare al momento di preghiera.

Amri non era ostile nei confronti dell'Italia


Anis Amri non aveva mai manifestato atteggiamenti di ostilita' nei confronti dell'Italia e anzi aveva espresso gratitudine al Paese in cui era sbarcato nel 2011 per come aveva accolto lui e gli altri profughi. E' quanto emerge da alcune testimonianze riportate nella richiesta di archiviazione dell'inchiesta sui possibili collegamenti tra il giovane tunisino, ritenuto autore della strage di Berlino, e ambienti radicali in Lombardia. Altre persone sentite hanno evidenziato la progressiva radicalizzazione di Amri dopo il suo arrivo a Lampedusa nell'aprile del 2011. Il suo atteggiamento estremista si rafforzo' dopo il periodo di detenzione in Sicilia, durato 4 anni, e raggiunse il culmine quando nel 2015 si trasferi' in Germania. Un'altra delle operatrici della struttura per minori che ospito' Amri per errore, perche' poi ci si rese conto che non lo era, ha rievocato il carattere deciso del giovane e il suo ruolo di leader nel far rispettare i dettami della religione islamica. Ha inoltre raccontato che il ragazzo le fece delle avances via Facebook nel settembre del 2016 e poi spari'. Nel periodo in cui e' stato in Italia, gli inquirenti sottolineano di non avere trovato alcuna prova su eventuali responsabilita' di persone che l'avrebbero accompagnato nel suo percorso di radicalizzazione. Anzi non e' escluso che, considerato il suo carattere determinato, si sia fomentato da solo fino all'incontro con una rete di persone in Germania


La testimonianza: "Amri si stava dirigendo verso il sud Italia"


Nella richiesta di archiviazione firmata dai pm di Milano, c'e' spazio anche per la testimonianza di un giovane che incontro' Anis Amri il 23 dicembre dello scorso anno, prima della sparatoria, alle 2 e 10 a Milano, piazza Argentina. Il ragazzo, dopo una serata con gli amici, stava aspettando il tram sostitutivo della metropolitana, chiusa a quell'ora, e incrocio' Amri il quale gli chiese informazioni sui pullman e disse che si stava dirigendo verso "Napoli, Roma, sud". Il testimone racconta anche che, dopo il breve dialogo, gli offri' una sigaretta e Amri la rifiuto', quindi si allontano' guardandolo in modo strano, come se fosse stato offeso da qualcosa. Poi lo vide allontanarsi verso la fermata dei bus diretti a Sesto San Giovanni, dall'altra parte della strada. Nella stazione di Sesto, e' la ricostruzione dei pm, c'e' anche il terminal di una linea di pullman diretti al Sud Italia. Nelle loro conclusioni all'inchiesta, i magistrati sono arrivati alla certezza che per Amri Milano fosse solo una tappa di passaggio occasionale perche' non aveva nessun punto ne' di riferimento ne' di appoggio in Lombardia nel lungo tragitto della sua fuga da Berlino iniziata la sera del 19 dicembre 2016. E del resto, se avesse avuto una rete di sostegno, certo non si sarebbe trovato solo nel cuore di una gelida notte di dicembre nella deserta Sesto San Giovanni, caratterizzata da una stazione ferroviarie e di autolinee. Proprio qui fu sottoposto al controllo di Polizia che lo porto' alla morte. In conclusione, il tunisino, quando era in Piemonte avrebbe cercato di comprare un biglietto per Roma per andare a sud, fino in Sicilia, anche se non si sa esattamente dove. In quella regione, in passato aveva conosciuto due donne, una minorenne, e con loro dal settembre 2016 aveva cercato di riallacciare i rapporti. Poi pero' compro' un biglietto per Milano e ando' fino a Sesto per trovare un bus che lo portasse a sud. Un altro fascicolo per terrorismo internazionale era stato aperto dalla Procura di Roma nei mesi scorsi perche' sono risultati contatti tra Amri e alcune persone ad Aprilia, alcune delle quali poi espulse.

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