Milano
"Ti do fuoco, ti apro il cranio": dopo Pamela, un'altra terribile vicenda di violenze a Milano
La Procura di Milano ha arrestato un 31enne con l'accusa di atti persecutori e lesioni nei confronti di un ex modella. La gelosia patologica e le botte, la vittima si salva rivolgendosi a un centro anti-violenza

"Ti do fuoco, ti apro il cranio": dopo Pamela, un'altra terribile vicenda di violenze a Milano
La Procura di Milano e gli investigatori della Questura hanno ricostruito una vicenda di persecutorie attenzioni e violenze: un uomo di 31 anni è stato arrestato con l’accusa di atti persecutori e lesioni nei confronti di una ex modella con la quale aveva intrattenuto una relazione iniziata nei mesi scorsi. L’arresto, eseguito il 17 ottobre dopo un intervento della Polizia a seguito di ulteriori minacce, è stato convalidato dal gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere.
Controllo ossessivo e gelosia patologica: il tentativo di strangolamento e le lesioni
Secondo gli atti d’indagine coordinati dal pm Paolo Storari, dall’agosto 2025 l’indagato avrebbe posto in essere “instancabili e assillanti condotte vessatorie” nei confronti della donna, accompagnate da controlli ossessivi e gelosia patologica. Gli investigatori descrivono episodi di aggressioni fisiche — percosse, strattoni, capelli tirati — e perfino tentativi di strangolamento con lesioni che includono ecchimosi alla gamba e al braccio destro, contusioni multiple e l’infrazione di una costa.
"Se continui ti do fuoco, ti ammazzo davvero"
Nei contenuti acquisiti agli atti emergono minacce pesantissime rivolte alla donna, riportate testualmente dalla Polizia: "Se continui ti do fuoco io a te, ti apro il cranio... ti accoltello e te le do tutte nello stesso punto se non mi dai le chiavi, ti sgozzo... oggi ti ammazzo davvero... non ti darò una coltellata una qui una là... sarà tutto nello stesso punto..." Queste frasi, lasciate sui dispositivi e nelle comunicazioni, hanno contribuito a definire la gravità del quadro persecutorio.
L'uomo poi diceva di pentirsi: "Mi sento una m..., non lo farò mai più"
La donna, spaventata e in stato di dipendenza emotiva secondo gli inquirenti, si è rivolta a un centro antiviolenza e ha trovato assistenza anche tramite uno studio legale che l’ha affiancata nelle denunce e nelle richieste d’aiuto. Gli atti processuali descrivono una dinamica ricorrente: dopo le minacce più gravi, l’indagato inviava scuse e manifestazioni d’affetto — frasi come "Mi sento una m... per aver fatto tutto questo, giuro che non farò mai più nulla di questo" compaiono negli atti — per poi tornare a intimidire quando la donna cercava di prendere le distanze.
Il caso arriva in una Milano ancora scossa dall’omicidio di Pamela Genini, vicenda che ha riacceso il dibattito pubblico sulla violenza di genere e sulla necessità di efficaci strumenti di prevenzione e tutela. Proprio in questi giorni la Procura ha avviato audizioni di amici e conoscenti della giovane vittima nell’ambito delle indagini sul femminicidio.
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