Torre Milano, scontro in aula sugli abusi edilizi. Le difese: "Processo paradossale" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 10:02

Torre Milano, scontro in aula sugli abusi edilizi. Le difese: "Processo paradossale"

Per la Procura, il grattacielo di via Stresa è stato realizzato senza piano attuativo e con benefici economici illeciti. Le difese parlano di un “processo paradossale” e ribadiscono che nessuna norma è stata violata

di Roberto Servio

Torre Milano, scontro in aula sugli abusi edilizi. Le difese: "Processo paradossale"

Si è aperto a Milano il processo sulla realizzazione della Torre Milano di via Stresa, grattacielo al centro delle inchieste urbanistiche che hanno coinvolto l’ex assessore Giancarlo Tancredi e il sindaco Giuseppe Sala. In aula la consulente dei pm, Chiara Mazzoleni, ha contestato l’uso della Scia e la mancanza di un piano attuativo, parlando di oneri urbanistici ridotti di oltre 1,2 milioni di euro. Le difese replicano: “È un processo paradossale, non fu violata alcuna norma”.

Secondo la ricostruzione dei pm Petruzzella, Filippini, Clerici e Siciliano, la Torre Milano di via Stresa 22 sarebbe stata costruita senza tenere conto della “adeguatezza di reti” elettriche e fognarie agli “effetti del cambiamento climatico” e con uno “sconto” da 1,2 milioni di euro sugli oneri di urbanizzazione. L’edificio di 24 piani e 83 metri di altezza venne autorizzato con una Scia come “ristrutturazione edilizia” dopo la demolizione integrale di due palazzi precedenti, senza l’adozione di un piano attuativo.

La consulente dei pm: “Assente il piano attuativo”

Come riferisce LaPresse, per sei ore è stata sentita la consulente della Procura, Chiara Mazzoleni, architetta e docente allo Iuav di Venezia. A suo avviso, non c’erano i presupposti né per la ristrutturazione edilizia né per l’utilizzo della Scia, che avrebbero garantito ai costruttori Stefano e Carlo Rusconi “vantaggi molto significativi”. Secondo Mazzoleni, il piano attuativo avrebbe permesso di valutare le connessioni con l’esistente e di adeguare spazi e servizi al nuovo carico urbanistico stimato in 320 abitanti potenziali.

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Le contestazioni sulla “monetizzazione”

La consulente ha inoltre spiegato che la qualificazione come ristrutturazione edilizia avrebbe consentito ai costruttori di versare al Comune solo 530 mila euro di oneri, invece di oltre 1,7 milioni. Un risparmio che, a suo dire, non sarebbe giustificabile. Contestata anche la determina dirigenziale del 2018 che equiparò la Scia a un permesso di costruire convenzionato, definita “un’autocertificazione” inammissibile per un intervento di tale portata.

Torre Milano, le difese: “Un processo paradossale”

Gli avvocati Michele Bencini e Federico Papa, difensori dei fratelli Rusconi, hanno respinto le accuse definendo il procedimento “paradossale”: “È un tentativo di scaricare sull’individuo il fatto che le norme non piacciano. Qua non sono state violate le norme”. Per la difesa, nel 2012 Milano garantiva 30 metri quadri di servizi pubblici per abitante, il doppio di quanto previsto dalla legge nazionale, e nella zona della Torre risultano 13 servizi entro 500 metri e altri 93 entro un chilometro.

Il nodo del piano attuativo

Secondo gli avvocati, il piano attuativo non era obbligatorio per lotti inferiori ai 5mila metri quadrati. “Il Comune ha fatto delle scelte – ha ricordato l’avvocato Papa – e ha stabilito che in quei casi non fosse necessario”. Inoltre, i difensori contestano la stima dei 320 abitanti potenziali, che sarebbero in realtà 121 residenti reali.

Il processo, presieduto dalla giudice Paola Braggion, è stato aggiornato all’1 ottobre, quando verrà sentito il professor Alberto Roccella, esperto di diritto urbanistico. Il 29 ottobre toccherà ai consulenti della parte civile, mentre il 19 novembre è previsto l’esame degli imputati.

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