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Milano
Tre indizi: Bobo scalda i motori. Summit con assessori e logo autonomista
Roberto Maroni

di Fabio Massa

Quanti indizi fanno una prova? Tradizionalmente tre. Certo, si tratta di piccoli indizi, di segnali deboli: Roberto Maroni sta per entrare in campagna elettorale. Una volta per tutte. Senza le incertezze testimoniate dalle visite ad Arcore, l'ultima prima di Natale, probabilmente per fare gli auguri. Senza le voci, senza gli ondeggiamenti e i tentennamenti. Certo, rispetto a cinque anni fa è sicuramente indietro, il Bobo. Cinque anni fa aveva già varato il suo slogan, e già aveva tappezzato le strade e le piazze della Lombardia. Aveva già ideato il claim sulle tasse da far rimanere nella Regione. Tra ottobre e novembre, insomma, aveva già fatto quel che quest'anno ha fatto Gori: senza chiare indicazioni elettorali, giacché non è possibile non essendo ancora stati indetti i comizi, ma già stava sui cartelloni. Quest'anno no. Ma parte da governatore uscente, e ha molto vantaggio. Quindi si sta prendendo tutta la calma necessaria. E poi, appunto, ci sono gli indizi. Il primo risale alla fine di dicembre, all'ultima giunta prima della pausa. Tutti gli assessori sono stati chiamati davanti al segretario generale Antonello Turturiello a presentare i risultati ottenuti dai singoli assessorati. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano c'è stato anche chi, come Valentina Aprea, si è presentato con un bel volumetto rilegato. Due ore di esposizione per provare a iniziare a tirare fuori le idee e soprattutto le cose fatte in vista della contesa elettorale.

Altro indizio: ieri al consiglio federale della Lega Nord si è parlato sicuramente di candidature regionali in Lombardia. Ma anche di accendere i motori della campagna. Terzo indizio (e basterebbe per arrivare a una prova): Roberto Maroni ieri ha fatto un cosa decisamente curiosa: ha cambiato la propria immagine del profilo Facebook andando a recuperare la prima immagine della Lista Maroni, ovvero il simbolo "Lombardia autonoma". Molto facile che sia quella l'egida sotto la quale dovranno raccogliersi, con molti mal di pancia e con qualche problema oggettivo di convivenza, gli uscenti della Lista Maroni, i parisiani e soprattutto gli ex Ncd adesso Noi con l'Italia, tra cui pare che correranno gli assessori Parolini e Del Gobbo, il presidente del consiglio Cattaneo e il segretario Colucci. Tutti recordmen di preferenze nella casa di Stefano Bruno Galli, che avrà il suo bel daffare a tenere a freno le paure degli uscenti (che vennero eletti con manciate di preferenze), a garantire una performance decente alla lista (che potrebbe girare intorno al 5-6 per cento), e soprattutto a spiegare le vocazioni autonomiste degli ex Ncd, che non sono tarati "ideologicamente" sui valori che furono della prima Lega Nord di Miglio.

fabio.massa@affaritaliani.it

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