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Milano
Umiliazioni e botte agli ospiti della residenza per disabili: orrore a Brescia

Umiliazioni e botte agli ospiti della residenza per disabili: orrore a Brescia

"Si registrava una impressionante serie di atti umilianti, capaci di instaurare un regime di vita penoso nei confronti di individui bisognosi di assistenza negli atti della vita quotidiana": così il gip del tribunale di Brescia Angela Covi nell'ordinanza che ha imposto  il divieto di avvicinamento a cinque operatori sociosanitari della Rsd (Residenza sanitaria disabili) Giuseppe Seppili di Brescia accusati di maltrattamenti sui pazienti affetti da disabilità. Prosegue: "Si tratta di atti posti in essere da soggetti che avrebbero dovuto curare, accudire, nutrire le persone offese, anziché approfittare apertamente della loro condizione inerme e della incapacità di difendersi o chiedere aiuto. Atti che avevano l'effetto di sminuire o di negare la personalità delle vittime, trattandole come essere inferiori, a causa della loro disabilità fisica o psichica".

L'inchiesta dalla segnalazione partita dai vertici della struttura stessa

Accolta la richiesta del pubblico ministero Lisa Saccaro. L'inchiesta era nata dalla segnalazione partita dai vertici della stessa struttura pubblica e collegata agli Spedali civili di Brescia che avevano notato segni di lesioni alla testa su una signora disabile che era allettata e che da sola non aveva modo di farsi del male. "Abbiamo provveduto ad avvisare i Nas e a chiedere che fossero condotte indagini a tutela dei nostri ospiti", spiegano dall'ospedale. Determinanti le telecamere installate per un mese dai carabinieri del Nas. "I dialoghi e le immagini captate nel pur breve periodo di osservazione - si legge dall'ordinanza - dimostrano come gli indagati abbiano sistematicamente insultato, minacciato, trattato a male parole pazienti e non abbiano dimostrato il benché minimo rispetto per la loro dignità personale, rivolgendosi a costoro con termini assolutamente irriguardosi".

Gli operatori "si sono letteralmente presi gioco dei malati"

Per chi indaga i cinque operatori socio sanitari, riferisce Ansa, "si sono letteralmente presi gioco dei malati, facendo leva sulla loro fragilità e sulla incapacità di comprendere pienamente e di difendersi dalle umiliazioni patite, si sono apertamente disinteressati del loro benessere, negando e ritardando trattamenti di accudimento primari o maneggiando il loro corpo inerme con particolare rudezza". Una paziente veniva presa di mira da un operatore che "pronunciando il termine 'mongo' affinchè la donna affetta da disabilità aggiungesse 'loide' a comporre la parola mongoloide che la donna veniva costretta a rivolgere a se stessa".

Le indagini nella struttura sono durate un mese

In un altro episodio, dei circa ottanta agli atti dell'inchiesta, uno degli operatori indagati "si compiace per aver fatto sbattere la testa al paziente il giorno prima e al collega dice: 'occhio a non farle sbattere la testa di nuovo magari la vizi, una botta al giorno per un mese'". I cinque indagati ora non possono avvicinarsi ai pazienti e alla struttura sanitaria pubblica.

"E evidente - scrive il giudice - che se lasciati liberi di continuare ad esercitare le loro mansioni, costoro continueranno a sfogarsi sui pazienti, perseverando nella condotta maltrattante", scrive il gip. Le indagini all'interno della Rsd bresciana sono durate un mese. "La collaborazione dei vertici è stata preziosa", assicurano gli inquirenti. "I cinque coinvolti - viene aggiunto - sono mele marce in una struttura ottima in cui la maggior parte degli operatori lavora in modo impeccabile". Gli Spedali civili assicurano che "dal marzo dello scorso anno erano già stati spostati i cinque operatori socio sanitari indagati" e contemporaneamente manifesta "vicinanza a tutti gli ospiti della struttura e alle loro famiglie e a tutti gli altri operatori che, come sta emergendo dalle indagini, hanno dimostrato e continuano a dimostrare grande umanità e professionalità nel prendersi cura degli ospiti ogni giorno".

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