Milano
Urbanistica, Dapei (Forza Italia): "Sala non deve dimettersi, il mio partito dimostri i suoi valori"
Bruno Dapei, già presidente del consiglio della Provincia di Milano, augura che "Forza Italia dimostri i suoi valori e la sua maturità" respingendo la tentazione giustizialista: "Alla sinistra va presentato il conto, ma no a scorciatoie"

Bruno Dapei
Urbanistica, Dapei (Forza Italia): "Sala non deve dimettersi, il mio partito dimostri i suoi valori"
Terremoto giudiziario a Palazzo Marino: mentre dalle opposizioni cittadine si moltiplicano le richieste di dimissioni verso il sindaco Beppe Sala, indagato dalla Procura, Affaritaliani.it registra un commento per molti versi controcorrente. Quello di Bruno Dapei, in Forza Italia dal 1994, tre mandati in Consiglio Provinciale di Milano da capogruppo prima e da Presidente poi, capo-staff di Stefano Parisi nella sfida elettorale con Sala nel 2016 (finita 51 a 49%). "Mi auguro che il mio partito dimostri i suoi valori: non c'è motivo per cui Sala debba dimettersi". L'intervista.
Molti esponenti del centrodestra chiedono le dimissioni del Sindaco. Cosa ne pensa?
Capisco lo slancio, ma mi auguro che il mio partito, Forza Italia, dimostri i suoi valori e la sua maturità. Per quanto sappiamo ad oggi, non vedo motivi per cui Sala debba dimettersi per questa vicenda. Al PD e alla sinistra, che lo hanno sostenuto in questi anni, va presentato il conto della cattiva gestione di tante questioni in città e a fine mandato vanno sconfitti alle urne, come il centrodestra ha dimostrato più volte di poter fare. Senza scorciatoie.
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Ma la Procura muove accuse pesanti e chiede l’arresto addirittura di un assessore.
La Procura fa il suo mestiere: indaga e può chiedere misure cautelari. Ma io mi chiedo: se si arresta un assessore per impedire che reiteri un presunto reato, e poi il processo stabilisce che quel reato non c’era, ci rendiamo conto di che sconfitta sarebbe per la democrazia? Cito un esempio vicino, tra i tanti che si potrebbero fare: il sindaco di Legnano in carica pochi anni fa, un galantuomo di centrodestra, fu arrestato ancor prima del processo e la sua amministrazione cadde. È stato poi assolto con formula piena. Ma il danno fatto a lui e agli elettori non è risarcibile.
Lei non crede che a Milano ci siano stati eccessi nella gestione dell’edilizia?
Amministrare una città è un lavoro complesso. A volte il confine tra la volontà di far funzionare le cose e un’illegalità può apparire sottile. Su questa vicenda pesa anche l’incapacità della politica di sciogliere il nodo affrontato dal Salva-Milano, poi affossato. C’è chi considera la legge urbanistica nazionale del 1942 ancora pienamente vigente, e vede quindi una serie di violazioni procedurali in molti progetti edilizi milanesi; c’è chi, a seguito della modifica costituzionale del Titolo V, ritiene che prevalgano le norme introdotte dagli Enti locali. Si sta giocando una partita grande e importante. Io mi auguro che a vincerla sia la democrazia, e il garantismo di cui non ci si deve ricordare solo quando sembra fare comodo. Mi rendo conto che possa sembrare il sistema peggiore, ma solo eccettuati tutti gli altri…
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