Urbanistica a Milano e oltre, Di Pasquale (JDP): "La città è relazione, la politica non parli la stessa lingua della finanza" - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 16:41

Urbanistica a Milano e oltre, Di Pasquale (JDP): "La città è relazione, la politica non parli la stessa lingua della finanza"

L'architetto Joseph di Pasquale, fresco di nomina al World Architecture Festival per la sua ChorusLife Arena di Bergamo: "Le città hanno bisogno di valori qualititativi, non finanziari. A Milano la politica ha vissuto di rendita". L'intervista

di Federico Ughi

Urbanistica a Milano e oltre, Di Pasquale (JDP): "La città è relazione, la politica non parli la stessa lingua della finanza"


"L'urbanistica milanese? Ha ceduto alla logica finanziaria, dimenticando la città come luogo di relazioni. Serve densità relazionale, non edilizia". Con queste parole l'architetto Joseph di Pasquale, interviene sul tema più caldo dell’attualità milanese. Un dibattito che coinvolge anche il Meazza, per il quale il suo studio JDP ha presentato nel 2019 fa il progetto di riconversione "San Siro Park", immaginando la nascita di un grande parco a tema: "Abbattere il terzo anello e cambiare funzione dell'impianto, realizzando al suo fianco uno stadio nuovo ed efficiente: la strada è ancora questa". Nel frattempo il suo intervento più recente, la ChorusLife Arena di Bergamo, è stato nominato per il prestigioso World Architecture Festival: "Un grande motivo di orgoglio e un fatto importante per una città con la quale ho un rapporto particolare. L'architetto è uno sceneggiatore. Ma mentre nel cinema la sceneggiatura è un testo chiuso, in urbanistica la sceneggiatura è sempre aperta a storie multiple. C'è sempre qualcosa di diverso che accade e questo fa sì che non ci si stanchi mai". L'intervista.


La sua ChorusLife Arena di Bergamo è stata nominata al prestigioso World Architecture Festival nella categoria "Sport". Come ha accolto la notizia?
Sono migliaia e migliaia i progetti da tutto il mondo che ogni anno vengono sottoposti per una delle diciotto categorie del World Architecture Festival. Quindi la nomina, in compagnia di illustri italiani come Mario Cucinella e Renzo Piano, è già un grande successo e motivo di orgoglio. Anche perchè Bergamo è l'unica città europea tra i quindici progetti nella categoria "Sport". E' quindi un fatto importante per una città con la quale - pur essendo milanese - ho un rapporto particolare, mi considero infatti un bergamasco adottivo.


 

Che cosa ha colpito secondo lei la commissione esaminatrice?
La caratteristica principale della ChorusLife Arena è quella di non essere un ufo atterrato al centro di uno spazio vuoto. Generalmente le arene sono così, dal Colosseo in poi. Questa arena è invece tagliata dal bordo della strada ed internamente è un ibrido tra un anfiteatro, ovvero un primo anello che si sviluppa a 360 gradi, ed un teatro, il secondo anello che occupa 180 gradi per la presenza della strada che impedisce di chiuderne il cerchio. Questo consente alla struttura di accogliere eventi sportivi ma anche spettacoli teatrali. Con tribune a scomparsa ed un parterre che può diventare uno spazio neutro in grado di accogliere eventi di ogni genere. Un'altra caratteristica è la facciata che si rivolge verso le piazze, internamente: è morbida e cinetica, costituita da tesserine mobili che al movimento dell'aria generano fantasie dinamiche molto decorative. L'arena diventa dunque un organismo vivo che reagisce all'ambiente circostante e genera empatia con le persone. 

L'Arena fa parte del più ampio intervento della ChorusLife, che mette in relazione in modo inedito Bergamo Alta e Bergamo Bassa. Come è stato accolto il progetto?
L'intervento ha interessato un contesto centrale di Bergamo Bassa che era tuttavia un po' marginalizzato. Ora grazie a ChorusLife questa parte della città sta iniziando ad essere frequentata e riscoperta dai cittadini. Siamo in una fase di adozione. C'è sempre chi esprimerà un parere negativo ma anche sui social gli apprezzamenti sono molti. Il suo ciclo di vita sta ancora prendendo forma: la proprietà ha infatti optato per una inaugurazione progressiva. La spa arriverà solo a fine anno ed anche la parte commerciale è in piena evoluzione modificandosi per assecondare quelli che sono i desideri emersi in questi primi mesi di vita. L'empatia che si genera con la città è fondamentale. Ci sono stati casi di metabolizzazione da parte dei cittadini molto lunghi: la Tour Eiffel ha persino rischiato di essere abbattuta. Qui direi che siamo già messi molto meglio. L'albergo sta andando molto bene e la passeggiata alta è un luogo speciale, da cui i bergamaschi possono percepire la relazione tra città alta e bassa. E' un punto unico, come il Pincio a Roma, dal quale si può osservare la forma della città nella sua completezza.

Che effetto fa vedere concretizzati quei principi ed ideali che sono al centro anche della sua attività teorica e di riflessione su architettura ed urbanistica?
E' qualcosa di indescrivibile. Penso al mio progetto del Guangzhou Circle, che all'inaugurazione nel 2013 fu molto criticato. L'anno scorso sono tornato in Cina ed è stato commovente verificare come ora i cittadini lo abbiano adottato sino a renderlo uno dei simboli più rappresentativi di una città da 20 milioni di abitanti. Questa è una sensazione impagabile per un architetto. Per l'inaugurazione di ChorusLife ho prenotato una camera d'albergo a Bergamo. Ed ho trascorso buona parte della notte per osservare come i cittadini utilizzavano quello spazio. Per usare un parallelo con il mondo del cinema, l'architetto è uno sceneggiatore. Ma mentre nel cinema la sceneggiatura è un testo chiuso, in urbanistica la sceneggiatura è sempre aperta a storie multiple. C'è sempre qualcosa di diverso che accade e questo fa sì che non ci si stanchi mai.

Da architetto e teorico - con il suo libro "Esseri urbani" - del concetto di "città relazionale", che giudizio dà dello sviluppo urbanistico di Milano negli ultimi quindici anni, al netto delle attuali indagini?
E' un tema sul quale mi sono molto interrogato. Non voglio commentare gli ultimi fatti di cronaca ma rispetto all'urbanistica milanese posso dire che ci sono stati aspetti molto belli ed interessanti grazie alla spinta giunta a fine anni Novanta, con l'Amministrazione Albertini. Progetti di sviluppo che hanno rimesso in moto Milano dopo trenta anni di stasi. Ma sulla scia di quella stagione, in particolare dopo Expo, è subentrata una logica finanzaria che va in direzione contraria rispetto ad una idea di città pensata per le relazioni. Lo spazio pubblico è luogo di relazioni, dove le storie possono accadere. Ma questa è una logica estranea ai fondi immobiliari, che hanno introdotto logiche predatorie rispetto al fatto urbano, senza coglierne l'essenza fondamentale. Auspico invece che al centro del fatto urbano torni l'aspetto relazionale. Anche perchè è quello in grado di generare un ritorno economico a lungo termine: il vero valore deve essere rappresentato infatti dalla densità relazionale e non da indici astratti come il ROI, che non funzionano e sono anzi deleteri per il fatto urbano.

La finanza ha applicato le proprie logiche. E' forse mancato il contrappeso della politica?
Si è vissuto troppo a lungo di rendita e la politica ha voluto prendere parte al banchetto alzando gli oneri. Ma non è quella la strada per creare valore sociale. Sarebbe necessario ricentrare il fatto urbano concentrandosi non solo sui grossi interventi ma sul tessuto nel suo complesso. Gli oneri li pagano anche le piccole realtà: la politica ha iniziato a parlare lo stesso linguaggio della finanza dimenticandosi che non bisogna punire chi realizza interventi, ma prevedere valori che siano qualititativi. Non quantitativi e finanziari. Serve ripensare in questa direzione i regolamenti edilizi. Serve densità relazionale, non edilizia. Altrimenti le città diventano dormitori. La città è materializzazione delle relazioni sociali, non immobilizzazione di valori finanziari.

C'è ancora modo per invertire la rotta?
Certamente: Milano ha un dna urbano molto forte e questo puo emergere liberando le energie del tessuto minore. Bene dunque i grandi interventi, ma a dover essere diffusi ed incanalati sono i piccoli e medi interventi. Milano rispetto ad altre citta è inoltre caratterizzata dal fatto che ogni quartiere ha la sua specifica identità. I quartieri sono la corona attorno al centro, ognuno di essi ha una sua specifica densità relazionale nel proprio dna.

Un'ultima battuta sullo stadio. Con il suo studio avete presentato nel 2019 il progetto "San Siro Park" per riconvertire il Meazza trasformandolo in un grande theme park a tema calcistico. Come vede oggi alla luce degli ultimi sviluppi il futuro della struttura?
Resto della mia idea: ristrutturare il Meazza mantenendone l'attuale funzione è difficile, ci sono tribune che risalgono agli anni Venti. Il terzo anello è brutto ed è sacrificabile. Ma andrebbe preservato il secondo anello, che è prezioso architettonicamente, rifunzionalizzando l'impianto per creare un grande parco tematico sul calcio, qualcosa di unico per la città.  Al suo fianco andrebbe realizzato uno stadio nuovo ed efficiente. Questo è ancora oggi secondo me quello che accadrà.

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DELLA SEZIONE MILANO








A2A